Recensione Ti va di pagare? (2006)

Curioso mix di generi per una commedia mai realmente buffa né capace di commuovere, con personaggi che ondeggiano fra stanze da letto e saloni opulenti in abiti mai al di sotto del migliaio di euro, sospesi fra l'avidità e il vero amore.

I soldi fanno la felicità?

Irene e Jean s'incontrano in un lussuoso albergo della Costa Azzurra e, complici alcuni coctail, finiscono l'uno nelle braccia dell'altra.
Dopo un anno la storia si ripete ma Irene viene scoperta dal suo compagno e lasciata a pochi mesi dalle nozze. Evento disastroso per la bella escort, avida e squattrinata.
Convinta che Jean sia un facile rimpiazzo alla sua gallina dalle uova d'oro, gli si concede nuovamente, scoprendo suo malgrado che è disperato quanto lei.
Inizia così un rapporto prima conflittuale e poi collaborativo, alla ricerca della soluzione più remunerativa per entrambi.

In stretta collaborazione con lo sceneggiatore Benoit Graffin, Pierre Salvadori firma una commedia sulle lotte sociali che strizza l'occhio con crudo disincanto alla favola di Pretty Woman.
Coadiuvati dal fotografo Gilles Henry e dalla montatrice Isabelle Devinck, sono prodotti da Philippe Martin. Le musiche di Camille Bazbaz enfatizzano ogni virata tra dramma e commedia.

Curioso mix di generi per una commedia mai realmente buffa né abbastanza disperata da commuovere davvero. I personaggi ondeggiano fra stanze da letto e saloni opulenti in abiti mai al di sotto del migliaio di euro, perennemente sospesi fra la brama di ricchezza e il vero amore. Individui senza qualità che, se messi in discussione vengono schiacciati dai pesci grossi che li comprano e li possiedono come tutto ciò che li circonda. Nulla di ciò che accade riesce a liberarli dal cliché di parassiti, nonostante gli ariosi titoli di testa e le scoppiettanti scene iniziali che lascerebbero preludere a puro intrattenimento stile anni cinquanta. Irene e Jean mantengono sempre quella maschera triste degli sprovveduti, abbandonati principalmente a se stessi oltre che ad un gioco più grande di loro. Chiunque può comprarli con una carta di credito od un brillante perché non appartengono neppure alla loro vita; un'esistenza in corsa, alla ricerca di un padrone stabile che soddisfi i loro capricci, in un'asta in continuo rilancio dove l'umanità è lasciata al chiodo.
Nonostante lo spunto prometta molto, non si riesce mai a prendere realmente a cuore la loro vicenda; egoisti per definizione, entrambi giocano la propria partita con astuzia concedendosi a scivoloni troppo ingenui e reiterati per non considerarli due sciocchi. Mai veri sciacalli, restano relegati nel limbo dei bambini viziati così privi di quel fascino di cui si parla per tutto il tempo che da non far mai decollare la storia.
[PEOPLE]
Audrey Tautou[/PEOPLE] è Irene, la bella escort senza cuore che s'innamora di Jean, a scapito delle sue ambizioni. A volte divertente, non riesce mai a bucare davvero lo schermo, fasciata in pepli chanel che le cadono addosso miseramente, complice una magrezza a tratti imbarazzante.
Al suo fianco Gad Elmaleh che si lascia sfuggire qualche sorriso, riuscendo a cambiare espressione e passare dal derelitto all'imbranato.
Misera la sceneggiatura che non riesce a sviluppare uno spunto interessante, perdendosi in scene tutte uguali dopo la prima mezz'ora che non riescono a giustificare la durata della pellicola.

Una tiepida commedia che lascia più dubbi di quelli che tenta di sciogliere sulle miserie della società.