Hugh Jackman ci racconta le origini del 'suo' Wolverine

Il regista Gavin Hood insieme al bell'attore australiano che ormai da dieci anni presta anima e corpo al 'tagliente' e tenebroso mutante hanno presentato stamattina a Roma X-Men Le Origini: Wolverine, il quarto capitolo della saga tratta dal celeberrimo fumetto Marvel.

Hugh Jackman al massimo della sua forma fisica. Questo sicuramente uno dei punti di forza di X-Men Le Origini: Wolverine, quarto episodio della saga targata Marvel che rappresenta il prequel delle vicende degli X-Men per quel che riguarda la storia del suo personaggio più grintoso, affascinante e controverso. Si tratta di_ Logan_, alias Wolverine, un mutante nel fisico come nello spirito, umano solo nelle apparenze, dotato di un'anima dark che ben poco ha da invidiare al 'collega' Batman. E' lui l'X-man che più ha stregato il pubblico da quando comparve per la prima volta nel fumetto nel lontano 1974. L'(anti)eroe inconsueto per eccellenza, ironico, asociale e dichiaratamente imperfetto come tutti i suoi colleghi ma senz'altro uno dei più coinvolgenti a livello emotivo, quello dotato di una sensibilità fuori dal comune ma anche di una forza inaudita amplificata da una rabbia senza fine che sin da bambino si porta nel cuore. Artigli di adamantio, sguardo magnetico e una furia primordiale che lo rende invincibile, è Wolverine il protagonista di questo quarto capitolo che ripercorre per intero la sua storia personale, la sua evoluzione emotiva e sentimentale ma soprattutto la trasformazione corporea che lo ha reso nel tempo il più temibile tra i mutanti.
Girato in Nuova Zelanda, Australia e Vancouver, e ambientato prevalentemente negli anni '70 (con flashback che tornano indietro di almeno 150 anni), X-Men Le Origini: Wolverine è costato molti anni di lavorazione prima di venire alla luce ed è attesissimo da milioni di fans in tutto il mondo, tanto da essersi ritrovato al centro di uno spiacevole episodio di pirateria sul web avvenuto quando mancava ancora qualche mese al termine della lavorazione. A presentarlo alla stampa italiana sono giunti nella Capitale il protagonista e produttore del film Hugh Jackman, che grazie al personaggio di Wolverine ha raggiunto un'incredibile notorietà, ed il regista del film Gavin Hood, premio Oscar per la regia de Il suo nome è Tsotsi, giudicato il Miglior Film Straniero nel 2005.

Qual è stata la vostra reazione alla notizia di questa famosa copia pirata circolata qualche mese fa sul web?
Hugh Jackman: Quando è venuta fuori questa faccenda mancavano ancora quattro mesi di lavorazione in post-produzione, ci ha spezzato il cuore, è stato un duro colpo per tutti noi, per tutti quelli che al film hanno lavorato notte e giorno con ritmi massacranti. E' dura veder sminuito in un modo così meschino il proprio lavoro. La versione piratata che è misteriosamente comparsa su internet era vecchissima, senza alcun effetto speciale. Colgo l'occasione per ringraziare tutti i blogger e le community online che hanno reagito molto negativamente all'accaduto, ci hanno dimostrato un affetto incondizionato e dato una mano con il loro passaparola affinché la notizia giungesse a noi. Mi auguro che tutti i fan di X-Men corrano in sala a vedere il film e che capiscano che questi sono spettacoli da grande schermo e non da vedere dal monitor di un computer.

In passato ha dichiarato di essersi ispirato a personaggi come Mad Max e Ispettore Callaghan per interpretare Wolverine, cosa le hanno lasciato dentro e cosa ha preso da loro?
Hugh Jackman: All'inizio c'erano tutte le icone dell'antieroe dentro di lui, Wolverine rappresenta un po' l'archetipo di un genere, una sorta di super-antieroe non troppo simpatico, con diverse sfaccettature del carattere, spigoloso sotto tutti i punti di vista. Fondamentale per la riuscita del film è stato avere Gavin Hood al timone, me ne sono accorto sin dal primo momento che ne ho parlato con lui, è riuscito a non farmi adagiare nonostante siano ben 10 anni che vesto i panni di Wolverine, a stimolarmi giorno per giorno, a spingermi a dare sempre di più. Non è stato semplice passare da una storia corale che faceva del cast numeroso il suo punto di forza ad una storia incentrata su un singolo personaggio, ma lui c'è riuscito alla perfezione.

Signor Hood, cosa l'ha spinta ad accettare la grande sfida di dirigere un film così diverso dal suo solito e così atteso in tutto il mondo?
Gavin Hood: All'inizio, quando Hugh mi ha contattato per propormi la regia di Wolverine, ammetto di esser stato molto sorpreso. Non avevo mai fatto niente del genere e soprattutto quello che mi proponeva era un film 'diverso' da tutti gli altri di X-Men, un film d'azione ma anche molto sentimentale incentrato su un personaggio si duro ma dotato di una grande sensibilità, la cui evoluzione doveva sobbarcarsi tutto il carico emozionale e narrativo della saga. Questo mi ha affascinato più di tutto. Quando ho letto per la prima volta il fumetto ho scoperto molte cose che non sapevo e che avrei voluto raccontare su Wolverine. Lui è uno che infrange le regole dei supereroi solitari che non hanno bisogno di nessuno per sopravvivere, è uno che disprezza se stesso e che fa molta autoanalisi. E' in conflitto con se stesso, cerca di legarsi alle persone al contrario del suo antagonista Victor Creed, il fratello cattivo che incarna il suo opposto e con cui dovrà fare i conti.

Perché secondo Lei oggigiorno il cinema da così grande risalto a personaggi tanto dark?
Gavin Hood: Non è oggi che si ha bisogno di raccontare certe storie. Tutti dovremmo avere la possibilità di dar sfogo alla nostra rabbia, l'uomo ha sempre avuto bisogno di farlo, se così non fosse oggi non esisterebbero probabilmente opere imponenti come il Colosseo. Wolverine non è solo un personaggio oscuro e noi di lui volevamo raccontare ben altro, è dotato anche di una grande umanità e di una grande bontà d'animo.

Quali sono stati l'effetto speciale e la scena più difficili da realizzare?
Gavin Hood: Senza dubbio la sequenza del tuffo di Hugh completamente nudo nella cascata, si è ovviamente rifiutato di lanciarsi e non ho trovato nessuno stuntman disposto a farlo, di conseguenza siamo dovuti intervenire in maniera digitale. Non potevamo riprenderlo frontalmente per ovvi motivi e quindi abbiamo dovuto inventare un effetto computerizzato tridimensionale che facesse al nostro caso.
Hugh Jackman: Per me senz'altro la scena in cui sono a bordo di una motocicletta e vengo inseguito con un elicottero a cui al volo mi aggrappo. Durante la ripresa mi dovevo aggrappare al rotore e per farlo mi sono tagliato più volte, è stato veramente complicato. Non parliamo poi della scena in cui sono immerso nella famosa vasca per l'esperimento che mi renderà invincibile. Sono rimasto ammollo in acqua per due giorni interi prima di avere la scena buona, non riuscivo a comunicare con Gavin da lì dentro, abbiamo tentato di inserirci dei microfoni ma non ha funzionato, poi ci siamo dovuti inventare una specie di codice morse e alla fine ce l'abbiamo fatta.

Wolverine è senza dubbio il personaggio di X-Men più amato dal pubblico ed è anche quello che in tutti i quattro film si è più evoluto. Questo era stato già stabilito a tavolino all'inizio della saga visto anche il fumetto a lui intitolato o c'è stato un cambio in corsa dovuto al suo successo e le sue performance di attore?
Hugh Jackman: Credo che non esista al mondo un attore che si lamenti del fatto che gli venga dato sempre più spazio nei panni di un personaggio ormai divenuto storico. X-Men è una saga che tocca temi molto importanti come l'amore, l'amicizia e la fratellanza ed è per questo forse che il franchising è divenuto così popolare. Devo ammettere che ho assistito ad alcune proiezioni e che mi sono un po' ingelosito quando la sala ha risposto con un'ovazione alla prima apparizione di Gambit. La gente l'ha sempre amato, ormai lo ama da quasi 50 anni. E' un mutante ma anche un outsider e riesce a calamitare su di sé pubblico di ogni età, per questo abbiamo deciso di fare un film su di lui, perché per capire a fondo un personaggio ci devi entrare dentro, devi seguire la sua storia sin dalle origini, mi piacerebbe interpretare anche Wolverine nella saga giapponese, magari accadrà, incrociamo le dita.

Oltre ad essere un summer blockbuster, X-Men Le origini: Wolverine è anche un film di introspezione a tratti poco politically correct vietato ai minori di 13 anni. Come siete riusciti a renderlo così denso di contenuti?
Gavin Hood: Sapevamo fin dall'inizio che sarebbe stato PG-13 (minori di 13 anni accompagnati dai genitori, ndr). D'altronde non è il classico supereroe ma un film sostanzialmente drammatico che tratta sì temi importanti quali la lotta tra il bene e il male ma che contemporaneamente avesse come protagonista un personaggio che racchiudesse alla perfezione sia l'uno che l'altro. Wolverine è diverso da tutti gli altri, è consapevole di essere pericoloso e violento ed è dotato di artigli affilatissimi che sono la manifestazione fisica di un trauma, di una profonda rabbia che lo attanaglia. Spuntano e si ritraggono, esattamente come il lato oscuro della sua personalità che per vivere in equilibrio deve essere controllato. Credo sia questo il messaggio subliminale che va trasmesso ai nostri ragazzi.
Hugh Jackman: Bryan Singer è l'artefice del successo di questi film, della rielaborazione delle storie degli X-Men che sono un concentrato di azione, divertimento ma che hanno al loro interno anche un retrogusto altamente drammatico. A questo proposito mi viene in mente il grande successo de Il Cavaliere Oscuro e dell'eccellente lavoro fatto dagli sceneggiatori sul personaggio di Batman. Gavin ha fatto un lavoro eccellente su Wolverine, solo un regista con la sua sensibilità poteva riuscire ad esprimere al meglio tutti questi aspetti.

Pensando in ottica futura, vede il suo coinvolgimento in altri film della saga?
Hugh Jackman: No, per il momento non c'è alcun coinvolgimento nei prossimi film di X-Men, so che in giro ci sono molte sceneggiature, altre storie pronte ad essere esplorate ma per il momento la mia attenzione è su questo film e sulla sua riuscita.

Sappiamo che è molto amico di Gabriele Muccino, com'è nata la vostra amicizia e soprattutto vede all'orizzonte la possibilità di lavorare con lui o se lo farà soffiare ancora una volta da Will Smith?
Hugh Jackman: Ci siamo conosciuti in occasione delle riprese di un pilot di una serie televisiva che ho prodotto e che purtroppo è andata malissimo e dopo pochi episodi è stata sospesa. Ovviamente non per colpa sua. Siamo in contatto anche in questi giorni che io sono in Italia, gli ho mandato una sceneggiatura vediamo cosa ne esce fuori. A proposito di farselo soffiare mi sono più volte chiesto "ma chi sarà mai questo Will Smith? E soprattutto perché Gabriele risponde alle sue telefonate prima che alle mie?"