Henry Bean e il donchisciottismo di Noise a Roma

Il regista regala alla Festa il suo divertente film che prende spunto dal problema dell'inquinamento acustico di New York.

Dopo la proiezione di Noise, divertente e caustica commedia inserita nella sezione Première di Roma 2007 che racconta la parabola di un uomo che si trasforma in vigilante per difendere New York dai rumori molesti, il regista Henry Bean incontra i cronisti in conferenza stampa.

Da cosa ha preso l'idea per il personaggio interpretato da Tim Robbins?

Henry Bean: Quello che succede al personaggio è successo a me. Ho vandalizzato alcune automobili che avevano l'allarme continuamente in funzione, sono stato arrestato e sono finito davanti a un giudice. Quando ho capito che stavo per rovinarmi la vita, però, mi sono fermato. Per il film ho immaginato una persona che non riesce a fermarsi pur rendendosi conto di stare distruggendo la sua vita. E' un po' un bivio tra la ricerca della felicità e quella della verità: lui sceglie la sua causa. Al di là del problema specifico del rumore metropolitano, è una cosa in cui molti possono riconoscersi. Alla fine il rumore diventa un simbolo del potere: entra nelle nostre case, influisce sulle nostre vite, e noi non possiamo difenderci, e non possiamo farci ascoltare.

Come ha fatto a smettere?

Mi fermai scegliendo la felicità: dopo il primo arresto, persi migliaia di dollari e dopo aver passato notte in cella pensai che non andavo da nessuna parte, non avrei mai ottenuto nulla. Non volevo rovinarmi per qualcosa di inutile.

Il film affronta l'argomento decisamente in chiave ironica; è stato pianificato così o la vena di leggerezza è emersa in corso d'opera?

L'ironia è stato il punto di partenza, l'intenzione era di affrontare un argomento serio conme se fosse una cosa da nulla. E' serviva al soggetto, che altrimenti sarebbe diventato noioso. Ci sono tanti problemi al mondo più grandi del rumore, eppure lui lo sceglie come sua crociata e si scontra con un muro di indifferenza.

Lei vive ancora a New York; ci sono iniziative in corso come quelle che lei descrive?

Ci sono e per il momento sono state ancora inefficaci. Ho saputo però che nella cittadina di Santa Monica, in California, nei parcheggi ci sono avvisi che impongono di disabilitare l'allarma antifurto. Spero che questo incoraggi almeno i costruttori a realizzare allarmi con un sistema di spegnimento; d'altro canto, non incontrerete mai un poliziotto che vi dica che gli allarmi delle auto servono ad evitare quelche furto. Servono solo a ingrassare i produttori.

Lei ha annunciato che questo film fa parte di una trilogia, può parlarcene?

E' una trilogia sul fanatismo: il primo film, The Believer, è dedicato al fanatismo religioso; questo al fanatismo politico. Il terzo tratterà il fanatismo artistico. Ho acquisito i diritti di un romanzo del Dr. Seuss, in cui il protagonista è un elefante che sente una voce che gli altri animali non sentono; io lo trasformerò in un film per adulti in cui il protagonista è un musicista che sente qualcosa che gli altri non percepiscono.