eXistenZ: perché il cult di David Cronenberg è da riscoprire

eXistenZ di David Cronenberg arriva su Prime Video dal 13 maggio: è l'occasione di riscoprire il film cult dell'autore canadese che parla del nostro rapporto con i videogame, di mondi virtuali e del nostro corpo.

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eXistenZ: una scena del film

eXistenZ di David Cronenberg arriva in streaming su Prime Video il 13 maggio. È l'occasione di riscoprire un grande film cult, forse fin troppo sottovalutato, dell'autore canadese. eXistenZ (si scrive proprio così, tutto in minuscolo, e con la X e la Z maiuscole), uscito nel 1999, è uno di quei film che parlano di un videogioco, del nostro rapporto con i videogame, e dell'ingresso in mondi virtuali e paralleli, e ha spostato un passo più in là la riflessione su quel media, ma anche su reale e virtuale, che era stata fatta fino a quel momento. Allo stesso tempo, è l'ennesimo tassello del discorso di David Cronenberg sul nostro corpo e sulla mutazione.

Allegra Geller, il gamepod e la fatwa

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eXistenZ: una scena del film

Nella storia immaginata da Cronenberg, eXistenZ è il nome del videogioco che Allegra Geller (Jennifer Jason Leigh), nota designer di videogame, ha appena presentato al mondo. Si gioca con un gamepod organico, fatto di carne e tessuti animali viventi, che si collega direttamente al sistema nervoso tramite una bioporta inserita nel midollo spinale. Il gamepod trasmette impulsi al corpo umano, ma è fatto anche per riceverli e rielaborarli. Il gioco così cambia a seconda delle nostre reazioni e delle nostre paure. Allegra Geller diventa vittima di una fatwa, una condanna a morte da parte di un gruppo terroristico che osteggia i videogame in nome di un ritorno alla realtà. Così si vede costretta a fuggire. Ad aiutarla c'è Ted Pikul (un Jude Law destinato da quel momento a una grande carriera), l'addetto al marketing della ditta che ha lanciato il gioco. Ma per capire che cosa sta succedendo i due dovranno collegarsi al gioco, entrarci dentro, diventarne parte.

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eXistenZ: una scena del film

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eXistenZ e il naufragio della percezione

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eXistenZ: una scena del film

In eXistenZ David Cronenberg fa muovere i suoi protagonisti, e così noi che guardiamo, su due livelli di realtà: il mondo del videogame è una copia della realtà, è difficilmente distinguibile da essa, sia per chi gioca che per noi che guardiamo. Vuole suggerire un futuro dove reale e virtuale sono sempre più simili, tanto da creare confusione tra loro. All'epoca, una delle paure scatenate dalla realtà virtuale era proprio questa. Uno dei temi del film è la confusione tra l'identità personale del giocatore e il suo alter ego del gioco. In eXistenZ Cronenberg sceglie deliberatamente di confondere i vari piani, di frastornare lo spettatore per esprimere lo scenario davanti al quale potremmo trovarci un giorno, quello di non distinguere più tra realtà e gioco, reso identico ad essa dalla tecnologia. Per questo non sappiamo mai davvero se i personaggi che stiamo guardando sono reali o virtuali, se sono dentro al gioco o fuori. Come in un gioco di scatole cinesi i diversi piani di realtà si sovrappongono e si confondono, rendendo impossibile ai protagonisti capire in che livello di realtà si trovino. È quello che Gianni Canova chiama il "naufragio della percezione".

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transCendenZ e la vita dopo la morte

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eXistenZ: una scena del film

Cronenberg, però, sembra dare spunti ulteriori a quel discorso. Alla fine del film (attenzione SPOILER) si apprende che il vero gioco, che conteneva l'altro come una scatola cinese, si chiama transCendenZ. È un chiaro riferimento alla vita dopo la morte, teoria del Cristianesimo, ma anche di altre religioni. Cronenberg, ateo convinto, considera la vita eterna e la reincarnazione un inganno per distogliere l'attenzione dal nostro corpo, dal suo invecchiamento, dalla sua imperfezione. E dalla morte. Chiamare "trascendenza" un videogioco, che entra in scena a un secondo livello, dopo che un altro, chiamato "esistenza" si è concluso, significa negare la verità, e ribadire il carattere di finzione delle teorie sulla vita dopo la morte.

Hardware e software

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eXistenZ: una scena del film

Ma il gamepod organico apre una riflessione che va oltre il videogioco inteso come contenuto, cioè software, e va a finire nell'hardware, inteso come tecnologia, estensione del corpo e della mente dell'uomo, concetto caro a Cronenberg. Gianni Canova, nel suo Castoro su David Cronenberg, scriveva: "Il tema dell'obsolescenza del corpo e della sua inadeguatezza rispetto alle possibilità aperte dalle nuove tecnologie viene sottolineato con forza fin dalle prime battute del film. Proprio per ovviare a tale inadeguatezza, il nuovo gioco eXistenZ prevede il coinvolgimento diretto del corpo del giocatore, senza la necessità di ricorrere a macchine, a protesi meccaniche o a schermi digitali che simulino la presenza di un'altra dimensione. Per giocare, serve solo una consolle semiorganica, simile ad una membrana vivente e pulsante che va connessa alla spina dorsale del giocatore. È la tendenziale scomparsa dell'hardware come dispositivo a sé, separato dal corpo di chi ne fa uso: le macchine per giocare non sono più altre dal corpo, piuttosto ne fanno parte, ci entrano dentro. Non è più lo sguardo (come avviene ancora nel videogame) a doversi indirizzare verso un universo simulatorio rappresentato o inscenato al di fuori del giocatore, ma è l'apparato percettivo nel suo complesso a sentirsi immerso tout court in un'altra dimensione." In altre parole, il gioco siamo noi. Potrebbe essere questo il nostro futuro.

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David Cronenberg: Il gioco diventa carne

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eXistenZ: una scena del film

E tutto questo ci riporta a uno dei temi chiave di David Cronenberg, la mutazione. "Una fusione tra fantasia e realtà, tra mentale e organico. Alla fine è il gioco che diventa carne" dichiarò il regista. In Videodrome era la tv che diventava carne. eXistenZ ha aggiornato ulteriormente la riflessione. Sembrava volerci dire che, dopo la televisione, si aggiungeranno sempre nuove tecnologie in grado di estendere il nostro corpo. E forse è accaduto proprio questo. Il gamepod, in fondo, non è altro che un cordone ombelicale che ci collega a un figlio che è un parto della nostra mente. Ma, attenzione, in fondo di queste tecnologie saremo noi stessi un'estensione.