Recensione Desperado (1995)

Riproposizione del personaggio che aveva reso famoso Rodriguez, in un film molto ben orchestrato, che ha la pecca, però, di prendersi troppo sul serio.

El Mariachi s'è fatto grande

Dopo l'esperienza di El Mariachi, godibile action-movie realizzato con la miseria di qualche migliaio di dollari e pietra angolare ancor oggi della cinematografia del regista messicano, Robert Rodriguez torna dietro la macchina da presa per quello che sulla carta (almeno su quella della distribuzione) è un sequel, ma in effetti è un vero e proprio remake del film sul menestrello di provincia.

Ottenuta fiducia da una majors, la Columbia, e un discreto finanziamento, Rodriguez mette in scena un film nervoso, teso, che qualcuno ha definito, a ragione, isterico. La storia dovrebbe essere quella della vendetta dell'ex timido mariachi ai danni degli assassini della sua bella. Il pretesto narrativo serve però a raccontare grosso modo la stessa storia, depurata da quell'ironia e quel divertissment che contraddistingueva l'equivoco dello scambio di persona del film precedente. Rodriguez, in poche parole, rischia di prendersi troppo sul serio. Ed è un peccato, perché la costruzione narrativa è poverissima è al contempo ricca e suggestiva. Il tessuto di scrittura sui cui si poggia l'architettura del film è ridotto all'osso, e così pure gli snodi della trama, che scorre semplice e lineare lungo la striscia di sangue che il protagonista si lascia dietro. Il tutto descritto in modo visivamente eccezionale (una lettura più attenta del film evidenzia come molte incongruenze visive siano risolte grazie ad un montaggio mozzafiato e un'ottima gestione della macchina da presa), attraverso scelte stilistiche quasi sempre azzeccate. Manca però di quell'ironia, di quel saper giocare con il genere che si va ad esplorare che avevano fatto la fortuna di El Mariachi.

L'ingaggio di una stella come Antonio Banderas, la presenza citazionistica degli amici Steve Buscemi e Quentin Tarantino, contribuiscono a offuscare la freschezza della costruzione scenica con una patina di seriosità che non giova di certo all'insieme.
I sette milioni di dollari della produzione sono, però, spesi benissimo, con accorgimenti tecnici e soluzioni che elevano a livello immaginifico dei grandi blockbuster di Hollywood il pur non ricchissimo film di Rodriguez.

Film ricco, comunque, che pone le basi di una successiva sperimentazione del regista texano e che, insieme a El Mariachi, si pone come paradigma di una poetica registica a tutto tondo, la saldezza della quale è stata minata da recenti lavori, estremamente sperimentali e altrettanto lontani dalla consolidata tendenza di Rodriguez.
Il quale, tra l'altro, è talmente giovane, che di solido nella sua carriera, per ora, ha avuto solo il successo.