È nata una star? Chiedetelo a Luciana Littizzetto e Rocco Papaleo

Grazie al romanzo di Nick Hornby E' nata una star, il regista Lucio Pellegrini si propone di seguire i passi di Lucia e Fausto che, convinti di aver generato un ragazzo mediamente privo di capacità eccezionali, si trovano a dover fare i conti con le sue inaspettate 'aspirazioni artistiche' e con un talento che nulla ha a che vedere con la recitazione.

La droga l'alcol e le cattive compagnie: queste sono le paure che da sempre popolano le notti insonni di molti genitori. Eppure tutto sembra destinato a cambiare prospettiva se, a dei rischi "calcolati" e dati quasi per scontati, si sovrappone la variabile del raggiungimento della fama grazie al sesso. Perché nessuna famiglia può dichiararsi veramente moderna e comprensiva se non ha gestito la sorpresa di un figlio poco più che adolescente con il "talento" da pornostar. Grazie al romanzo di Nick Hornby E' nata una star, il regista Lucio Pellegrini si propone lo scopo d'indagare proprio nelle dinamiche di questa realtà difficile da affrontare, aggiungendo al titolo un punto interrogativo simbolo evidente di un comprensibile sconcerto genitoriale. Così, distribuito dalla Warner Bros in 400 copie dal 23 marzo, il film segue i passi comicamente stupiti di Lucia e Fausto, una coppia borghese che, convinta di aver generato un ragazzo mediamente privo di capacità eccezionali, si trova a dover fare i conti con le sue inaspettate "aspirazioni artistiche" e con un talento che nulla ha a che vedere con la recitazione. Complici di questa nuova commedia familiare sono Luciana Littizzetto, Rocco Papaleo e il giovane Pietro Castellitto.

Signora Littizzetto, in televisione siamo abituati alla sua ironia diretta e graffiante soprattutto per quanto riguarda le tematiche sessuali, mentre in questo film veste i panni moderati di una madre colta di sorpresa da un figlio pornostar. Come ha modulato questi due aspetti del suo lavoro, senza rischiare sovrapposizioni? Luciana Litizetto: Semplice, Lucio Pellegrini mi ha fatto lavorare costantemente in sottrazione. In televisione sono sempre carica e pirotecnica, ma in questo caso dovevo vestire uno stile piuttosto realista. I miei pezzi sulla Iolanda e sul Walter a Che tempo che fa funzionano proprio perché hanno una durata di pochi minuti, mentre all'interno di un film si deve raccontare una storia capace di vincere sulla durata, possibilmente senza volgarità.

Non si è sentita costretta all'interno di una comicità un po' troppo contenuta? Luciana Littizzetto: Assolutamente no. Ho seguito con molto piacere le direttive di una sceneggiatura ben scritta e non ho mai perso di vista il dover interpretare una madre alle prese con una situazione quanto meno imprevista. Io ho due ragazzi adolescenti e, inevitabilmente, mi sono interrogata su quale sarebbe stata la mia reazione di fronte ad un figlio pornostar. La mia Lucia cerca di dare un ordine a questa baraonda confrontandosi con l'esterno. Perché, come lei stessa ci ricorda, tutto ha un senso ma non necessariamente un verso. Diversa è la reazione del marito. Ci troviamo di fronte ad un uomo in totale negazione che, rifiutandosi di affrontare la realtà, cerca di allontanarla il più possibile dalla sua vita.

Il film è tratto dal romanzo omonimo di Nock Hornby. Quanto vi siete allontanati dall'originale e cosa avete mantenuto intatto? Luciana Littizzetto: Solitamente leggo molto, uno o due libri a settimana. La mattina metto la sveglia alle sei e mezzo per potermi dedicare alla lettura con un minimo di tranquillità. Per questo motivo, mi capita spesso di acquistare i diritti di romanzi da trasporre sul grande schermo. Con Hornby è andata esattamente allo stesso modo. Ho chiesto al mio agente di acquistare i diritti e, dopo un'iniziale, incredulità, tutto si è svolto nel modo più semplice. Successivamente sono stata contattata da Lucio per realizzare il film. Per me l'importante era raccontare questa storia nel migliore dei modi, farlo con leggerezza ma senza grossolanità. Anche la scelta delle ambientazioni è stato un elemento curato con particolare attenzione. Abbiamo optato per la borgata Lumann di Collegno perché, con le sue case a schiera, originariamente create per i lavoratori di una fabbrica tessile, ci sembrava il luogo più adatto a ricreare il contesto ambientale del romanzo.
Lucio Pellegrini: Abbiamo cercato di rimanere quanto più possibile fedeli alla spirito dell'opera originale. Per questo abbiamo tentato di riprodurre la brillantezza dei dialoghi e la struttura narrativa. Siamo intervenuti di più nel rapporto di coppia ed abbiamo accentuato i conflitti interni.

I personaggi di Lucia e Fausto, oltre a raccontare due genitori in affanno, sono il riflesso di origini e provenienze molto diverse... Lucio Pellegrini: E' vero, ho cercato di raccontare due caratteri diversi che avessero reazioni opposte rispetto allo stesso trauma. Il personaggio di Luciana è costruito fedelmente sulla madre che troviamo nelle pagine del romanzo, mentre inedito è il padre interpretato da Rocco. Ci piaceva l'idea di contrapporre ad una donna più aperta e moderna un uomo legato ad un certo perbenismo borghese. Attraverso questo incontro, poi, li abbiamo esplorati non solo come genitori ma anche come coppia capace di scontrarsi e ritrovarsi nuovamente.

Nel film si tocca spesso la scottante questione delle dimensioni fisiche. Quanto questa ossessione continua ad essere fondamentale nella psicologia dei protagonisti maschili del film? Rocco Papaleo: Personalmente, tra una donna bellissima e una che amo ascoltare preferisco accompagnarmi con la seconda. Il piacere fisico dura solamente pochi minuti mentre lo scopo principale nella nostra esistenza è avere una possibilità di scambio verbale. Anche perché la vita gira tutta intorno alle chiacchiere. Nel film e come nella vita la questione sessuale è tutto un pretesto. La cosa veramente importante è essere in contatto con le persone che abbiamo vicino. Per questo motivo credo che la vicenda analizzi, attraverso la tematica sessuale, il problema dell'incomunicabilità tra le mura domestiche e non solo.

Come si comporterebbe di fronte ad una situazione del genere? Rocco Papaleo: Non ne ho idea. Sicuramente non sono un moralista e credo che agirei d'istinto. Come attore mi sono affidato ad una sceneggiatura scritta con grande attenzione. La mia reazione doveva essere scandalizzata con un pizzico di sottile orgoglio maschile per le doti fisiche di mio figlio. Per me, invece, il problema non esiste. Ho un figlio di tredici anni e per me andrà bene qualunque cosa decida di essere. Credo che ognuno abbia diritto ad esprimere in modo personale la propria sessualità.

La commedia italiana ha il grande problema di non riuscire a superare i confini nazionali. Avere come base di partenza il romanzo di Nick Hornby potrebbe aprire le porte del mercato internazionale? Lucio Pellegrini: In genere la commedia è poco esportabile. La nostra lo è ancora meno perché si basa su uno stile dichiaratamente farsesco. Quando tutto viene raccontato con un tono costantemente sopra le righe, è inevitabile che s'incontrino dei forti ostacoli culturali per esportare il proprio prodotto. Io spero di essere al di fuori di questo filone e, per quanto riguarda il futuro del film, staremo a vedere cosa succederà.