Diabolik - Ginko all'attacco!, la recensione: un sequel con gli occhi giusti

La recensione di Diabolik - Ginko all'attacco!, secondo capitolo della trilogia dei Manetti Bros.: Giacomo Gianniotti è il nuovo Diabolik. E funziona.

Diabolik - Ginko all'attacco!, la recensione: un sequel con gli occhi giusti

La prima cosa che viene in mente quando si pensa a Diabolik sono i suoi occhi. Il re del crimine (e del terrore) creato da Angela e Luciana Giussani ha un taglio inconfondibile: stretto nella tuta nera, lo sguardo di ghiaccio è davvero la sua finestra sul mondo. E il suo biglietto da visita. Per girare un film su di lui è quindi fondamentale scegliere bene l'interprete. Non basta essere un bravo attore, ci vuole una presenza scenica adeguata. E, purtroppo, nonostante sia uno dei nostri talenti più puri ed evidenti, Luca Marinelli non aveva lo sguardo giusto. E, per sua scelta, nemmeno il fisico giusto, non essendosi sottoposto all'allenamento necessario, tanto da rendere evidente l'utilizzo di una controfigura nelle (poche) scene d'azione del primo film dedicato al personaggio dei fumetti. I fratelli Manetti hanno corretto in corsa il casting non felice, sostituendo l'attore con Giacomo Gianniotti, noto nel mondo per aver interpretato il dottor Andrew DeLuca in Grey's Anatomy. Possiamo quindi cominciare la recensione di Diabolik - Ginko all'attacco! con una buona notizia: gli occhi del re del crimine finalmente ci sono.

Sono gli stessi registi a metterlo subito in chiaro: in Diabolik - Ginko all'attacco!, in sala dal 17 novembre, la prima scena è un colpo in notturna. Atletico e letale, il ladro illumina il grande schermo guardando dritto in camera, come per dire: "adesso ci siamo!". Ci sono anche molti dei gadget di Diabolik, poco usati nella prima parte di una trilogia fortemente voluta da Paolo Del Brocco, Amministratore delegato di Rai Cinema, che produce, grande fan delle strisce originali (e che compare in un cameo). Usati con divertimento e nei momenti giusti, tutti gli arnesi, le botole, i muri nascosti sono una gioia per gli amanti del genere.

Anche se il vero protagonista qui non è né Diabolik, né Eva Kant, interpretata sempre da Miriam Leone, che, di fatto, è il personaggio principale del film uscito nel 2021. Questa seconda pellicola è, come suggerisce il titolo, il palcoscenico dell'ispettore Ginko di Valerio Mastandrea. Dolente, determinato e ossessionato dal ladro, una vera e propria nemesi, è l'uomo di legge a tenere su di sé il peso della parte centrale della trilogia. Legato a lui è anche un nuovo personaggio importante, la duchessa Altea di Vallenberg, interpretata da Monica Bellucci.

Diabolik come Lo squalo

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Diabolik - Ginko all'attacco!: Giacomo Gianniotti in un'immagine

La grande novità di Diabolik - Ginko all'attacco! è, oltre al cambio di protagonista, l'aver reso il criminale una presenza più che un vero e proprio personaggio. C'è molto meno in scena, parla poco, è una minaccia che aleggia su Clerville. E un fantasma che infesta la mente di Ginko. I Manetti hanno fatto quello che Spielberg fa con il mostro di Lo squalo: il pericolo che rappresenta incombe sempre, anche quando non c'è fisicamente in scena.

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Diabolik - Ginko all'attacco!: Miriam Leone in una scena del film

Una buona intuizione, che, assieme alla maggior presenza di azione, contribuisce a dare la giusta atmosfera al film tratto dai fumetti delle sorelle Giussani. Per quanto riguarda il resto invece, se non avete amato il primo film, i fratelli continuano in modo coerente a portare avanti le loro scelte, anche quelle meno convincenti.

Se la recitazione sopra le righe e i dialoghi "da carta stampata" vi hanno spiazzato, sappiate che continuano. Stavolta però, forse perché già preparati, la scelta appare più naturale. Si è deciso di realizzare una trilogia in stile anni '60, nei ritmi e nelle interpretazioni. E così si continua. Non importa quindi che i colpi di scena siano prevedibili e le battute senza sfumature. A contare davvero è la costruzione di un mondo in grado di portare in tre dimensioni quanto visto negli albi. E, se non si cerca il realismo a tutti i costi, in effetti è proprio così.

I colori di Clerville diventano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo

Una volta accettato il "passo antico" di questo Diabolik, se si entra a Clerville con lo spirito più che con la testa si riesce a godersela. Girati tra Bologna, Torino e Milano, questi film (di cui il 2 e il 3 realizzati insieme, o, come dicono gli Americani, "back to back") ricostruiscono un mondo che non c'è, fatto di lusso ed eleganza, di arredamenti e macchine bellissime. Tutto è luccicante e perfetto a Clerville. Proprio come i gioielli Armen, grazie a cui Ginko elabora un piano per catturare finalmente Diabolik. L'ispettore ormai pensa solo a lui, ragiona come lui ed è convinto di riuscire a prevederne le mosse.

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Diabolik - Ginko all'attacco!: Valerio Mastandrea in una scena del film

Ma può qualcuno mai catturare davvero un'ombra che simboleggia la libertà, il fascino del proibito e del pericolo? Come dice lo stesso Valero Mastandrea nelle interviste, questo Ginko è ossessionato da Diabolik perché rappresenta tutto ciò che non è. E forse in fondo non vuole nemmeno prenderlo davvero. La caccia dà un senso alla sua esistenza, lo fa sentire vivo.

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Diabolik - Ginko all'attacco!: Monica Bellucci in una foto

L'attore riesce a dare tutta questa complessità al suo uomo di legge, che diventa la figura più umana in una trilogia in cui tutto è definito in modo molto netto. "Niente viene prima di Diabolik: il sonno, l'amore o la morte" dice alla sua amata, la duchessa Altea, con cui ha una relazione segreta. E questa ossessione forse è la stessa dei registi, che, piaccia o meno, hanno curato tutto in modo maniacale. Dai titoli di testa costruiti sul modello di quelli di James Bond (la canzone scelta, Se mi vuoi, è di Diodato, che contribuisce all'ottima colonna sonora di Pivio e Aldo De Scalzi, che avevano fatto un gran lavoro anche per il primo film), ai costumi, agli oggetti di scena. Straniante invece la "fotografia speciale" soltanto sul volto di Monica Bellucci: è come se un filtro di Instragram perenne la seguisse, creando un effetto alla Occhi del cuore.

Non resta quindi che aspettare il terzo, e conclusivo, capitolo. Magari, con un colpo di scena degno del re del terrore, allo scatto finale tutto si incastrerà davvero alla perfezione, arrivando finalmente a dare forma al Diabolik che i fan del fumetto hanno sempre sognato. Sarebbe un gran colpo.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di Diabolik - Ginko all'attacco!, il secondo capitolo della trilogia ispirata ai fumetti delle sorelle Giussani non ha paura del pericolo: cambia l'attore protagonista, passando da Luca Marinelli a Giacomo Gianniotti, e trasforma Diabolik in una presenza più che in un personaggio. Questo cambio funziona, perché Gianniotti ha gli occhi e la presenza scenica giusta. Tutto il resto invece è coerente con il primo film: nel bene e nel male. In Diabolik 2 entra poi in scena un nuovo personaggio importante: la duchessa Altea interpretata da Monica Bellucci, che contribuisce a rendere più umano l'ispettore Ginko di Valerio Mastandrea, il vero protagonista di questa pellicola.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • La colonna sonora di Pivio e Aldo De Scalzi.
  • Giacomo Gianniotti, un Diabolik molto più simile a quello dei fumetti.
  • L'ispettore Ginko di Valerio Mastandrea: come suggerisce il titolo, il vero protagonista del film.
  • La maggior presenza di gadget e scene d'azione.

Cosa non va

  • Se non avete amato la recitazione esagerata e i dialoghi "vecchio stile" non li apprezzerete nemmeno qui.
  • I colpi di scena sono molto prevedibili.
  • Il "filtro di Instagram" che segue perennemente Monica Bellucci e non gli altri attori è straniante.