Recensione Tutti i numeri del sesso (2007)

Il film di Daniel Waters si discosta dagli esiti deteriori del filone, sviluppando un ritmo discreto e mettendo in campo qualche buona idea, seppur sulla scia di una trovata piuttosto esile.

Death Nell for President!

Seducente e letale, Winona Ryder torna a far parlare di sé con una commediola stramba e, se vogliamo, nemmeno così malvagia. Confessiamolo pure, con grande candore: Tutti i numeri del sesso, che in originale sarebbe poi Sex and Death 101, è uno di quei titoli che fanno subito temere il peggio. Si tratta di un timore più che mai giustificato, considerando il fatto che le sale italiane (e non solo) continuano ad essere terreno di conquista per quelle derive della commedia sexy made in USA sempre più demenziali, sgangherate, in fondo ripetitive. L'area tematica che stiamo tentando di circoscrivere è quella di American Pie e dei suoi derivati, roba tipo 40 anni vergine, per intenderci. Ebbene, fatta questa premessa va detto, con altrettanta onestà, che Tutti i numeri del sesso si discosta dagli esiti deteriori del filone, sviluppando un ritmo discreto e mettendo in campo qualche buona idea, seppur sulla scia di una trovata piuttosto esile.

Lo spunto di partenza del film diretto da Daniel Waters, apprezzato a Hollywood più come sceneggiatore (Schegge di follia, Demolition Man, Batman - Il ritorno) che come regista (suo il misconosciuto Maial Campers), ha un po' il sapore della barzelletta. Roderick Blank (interpretato dal lanciatissimo Simon Baker della serie The Guardian) è un giovane di successo, in procinto di sposarsi e mettere la testa a posto, cui capita un fatto davvero strano: una e-mail misteriosa lo mette al corrente della lista, nel quale sono segnate non soltanto tutte le donne con cui ha fatto sesso fino ad allora, ma anche i nomi di quelle con cui lo farà in futuro! Dopo aver appurato in modo piuttosto casuale che la lista non mente, l'incauto protagonista non si fa certo pregare, lasciando che questa scoperta trasformi radicalmente la sua esistenza; mandato all'aria il matrimonio, l'assatanato Roderick passa avventurosamente da una relazione all'altra, sperimentando le situazioni più insolite. Ma, a parte le conseguenze di un dialogo quanto mai precario con la propria coscienza, per il bel Roderick si profila un altro pericolo, assai più concreto. Tra tutti i possibili incontri quello con Gillian alias Death Nell, donna serial killer che odia gli individui maschilisti e misogini, rischierebbe di essere fatale. La dark lady in questione è interpretata, neanche a dirlo, dall'avvenente Winona. Per lei, che negli ultimi anni sembra aver perso credito al borsino delle star Hollywoodiane (tutto sommato la migliore delle sue apparizioni recenti rimane quella in versione "animata" di A Scanner Darkly, notevole l'intuizione di Linklater), non sarà certo questo il film del rilancio. Tuttavia la si vede imprimere, in poche scene, un segno forse più profondo di quanto faccia a suon di sorrisi il protagonista Simon Baker, espressione e capigliatura da Massimo Ciavarro anglofono.

A parte le disquisizioni sul cast, che probabilmente poteva essere assemblato meglio (qualche caratterista, però, si lascia apprezzare), la storia a tratti funziona, regalando parecchi spunti divertenti. Nel collage di appuntamenti erotici riservati al protagonista da uno script abbastanza eclettico, il regista trova sì il pretesto per una serie di scenette pruriginose, condite di nudi e sesso in libertà vigilata, ma lo fa con un certo stile; mescolando cioè il minimo di approfondimento psicologico dei personaggi, tale da rendere credibili certe svolte sentimentali, ad un umorismo sguaiato che gioca bene sulle situazioni più paradossali, con lampi di comicità che rivestono di un'aura nonsense gli incontri più stralunati di Roderick con l'altro sesso. E lì si ride di gusto. Risulta un po' più prevedibile la cornice metafisica che racchiude l'intera vicenda, col mistero della e-mail e della lista collegato da subito all'agire di personaggi ultra-terreni, che gestiscono burocraticamente i destini umani in surreali uffici dalle pareti bianche. Nella caratterizzazione di questi "angeli custodi" vi è forse l'eco di altre esperienze cinematografiche, dai classici di Frank Capra alla parziale rivisitazione operata da Danny Boyle in Una vita esagerata? Sembrerebbe di sì, ma anche dove l'originalità comincia a latitare, il non disprezzabile humour di Daniel Waters riesce ancora ad assestare qualche zampata.