Cuore Selvaggio: 30 anni fa David Lynch ci raccontava un amore trovato all'inferno

Il 19 maggio del 1990 Cuore selvaggio veniva presentato al Festival di Cannes, dove avrebbe vinto la Palma d'Oro; è la pietra angolare che racchiude il Lynch che avevamo amato e che avremmo amato ancora.

Cuore Selvaggio
I protagonisti di Cuore selvaggio

Un fiammifero che si accende, il fuoco che entra a tutto schermo. E ben presto un incendio divampa. Inizia così Cuore selvaggio di David Lynch, il film con cui il cineasta di Missoula, Montana, sarebbe entrato definitivamente nell'Olimpo dei grandissimi. Era il 19 maggio del 1990, e Cuore selvaggio veniva presentato al Festival di Cannes, dove avrebbe vinto la Palma d'Oro. In quel 1990 David Lynch era davvero "on fire": la sua prima serie televisiva, Twin Peaks, era appena andata in onda in America, ad aprile, riscuotendo un grande successo. Cuore selvaggio sbancava Cannes. E la performance teatrale Industrial Symphony No. 1, nata dalla collaborazione con Angelo Badalamenti, aveva lanciato la cantante Julee Cruise il suo album Floating Into The Night (che conteneva Falling, la sigla di Twin Peaks). David Lynch esponeva i suoi quadri in una serie di mostre personali, girava spot pubblicitari per grandi marchi, e addirittura un video promozionale per il Dangerous Tour di Michael Jackson. Ma Cuore selvaggio è quella pietra angolare che, in 120 minuti, racchiude il David Lynch che avevamo amato e quello che avremmo amato ancora.

È stato il film che, appena visto (in Italia sarebbe arrivato a gennaio 1991, pochi giorni prima della messa in onda televisiva de I segreti di Twin Peaks), ci ha fatto fare uno più uno più uno: quel talento che ci aveva colpito con Velluto blu, e che ci avrebbe ipnotizzato con la sua serie tv, non sbagliava un colpo. Cuore selvaggio, tratto dal romanzo di Barry Gifford, è il film più colorato di Lynch, vive di un rosso fuoco dove prima dominavano toni decisamente più cupi. È un road movie, una favola, un film romantico, una commedia violenta. E "una specie di grande, cupa, commedia musicale", come lo definì Barry Gifford, l'autore del romanzo da cui è tratto. E ha ragione: il film è una tanto schizofrenica quanto affascinante partitura che si muove da Elvis all'heavy metal, da Glenn Miller a Gene Vincent, dal fumoso jazz di Angelo Badalamenti al rock languido e radiofonico di Chris Isaak. Con il lieder di Richard Strauss (Im Abendrot) a colorare un incendio o un tramonto come la musica di Badalamenti colorava quel mattino sul lago di Twin Peaks.

Cuore selvaggio: un film su un amore trovato all'inferno

Isabella Rossellini in una scena di Cuore selvaggio di Lynch
Isabella Rossellini in una scena di Cuore selvaggio di Lynch

La storia di Cuore selvaggio parte proprio da qui. David Lynch aveva appena girato il pilot de I segreti di Twin Peaks e gli altri sette episodi della prima stagione. Fu Monty Montgomery a far leggere a Lynch Wild At Heart di Barry Gifford, dal quale voleva trarre un film, per cui propose a Lynch di fare il produttore esecutivo. "Ma se leggendolo me ne innamorassi e volessi farlo io, il film?" rispose Lynch. E infatti fu così. Quella di Gifford era proprio la storia che stava cercando in quel momento. Nella sua testa quella storia e la violenza dell'America in quel momento si fusero, dando vita a un flusso di idee. "È un mondo senza pietà, che racchiude dentro di sé un cuore selvaggio".

Cuore Selvaggio 1
Una scena di Cuore selvaggio

A Lynch piaceva l'idea di due amanti, Sailor e Lula, uniti dal loro amore, contro tutto e tutti, in fuga lungo un'America cruda, crudele, insensibile. "Sailor e Lula erano dei personaggi bellissimi" raccontò Lynch. "Sailor, che pure è tanto virile, rispetta Lula ed è capace di conservare la sua forza. Poi Lula è sempre sua pari. Lei, che invece è completamente femminile, si comporta esattamente nello stesso modo". La loro era una storia d'amore moderna, ambientata in un mondo violento. "Un film su un amore trovato all'inferno", lo definì il regista. Ma, da quell'inferno, Lynch volle tirare fuori i suoi personaggi, così cambiò il finale del libro, in cui Sailor lascia Lula. Un lieto fine avrebbe aiutato a vendere il film, certo. Ma, visto il modo in cui quei due sia amano, era davvero più coerente. Lynch cambiò molto del libro di Gifford, che non fu affatto dispiaciuto. "Ci saranno due versioni del film. la mia e la tua. E questa è una gran cosa" gli disse.

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Sailor e Lula: Nicolas Cage e Laura Dern

Cuore Selvaggio 2
Una scena di Cuore Selvaggio

Sailor e Lula, nella testa di David Lynch, sono sempre stati Nicolas Cage e Laura Dern. Lui, ciuffo ribelle, sguardo affebbrato e quella giacca di pitone che è il simbolo della sua individualità e della sua "fede nella libertà personale". Lei, mise ultrasexy, miniabiti rosa shocking e rosso fuoco, top cortissimi e fuseau di pizzo. Come le donne che piacciono a Sailor e che piacevano a suo padre, "donne magre coi seni alti e dritti che ti fanno ciao". Lula era una donna nuova rispetto a quelle che avevamo visto nel cinema di Lynch: non è masochista, non è misteriosa, non è una vittima. "È una donna molto forte e capace di comprensione, e comunque rimane una bambina amante del divertimento" disse Lynch. Ed è sorprendente soprattutto se pensiamo che Laura Dern, l'attrice chiamata a portarla sullo schermo, era stata la candida Sandy di Velluto Blu solo 4 anni prima, un personaggio agli antipodi, ed era stata considerata una strana scelta di casting. "Per me quel ruolo è sempre stato di Laura" raccontò Lynch. "Un personaggio è costruito su mille piccoli particolari, scelte strane, modi singolari di porgere una parola. Gestire il personaggio di Lula era difficile, e il bubblegum serviva a tenere Laura sul binario giusto". Il bubblegum, ma anche quel rossetto a enfatizzare le labbra, i capelli ricci raccolti da un lato, le unghie laccate di rosso su quelle dita che si tendono per un orgasmo. "Nick è proprio un tipo da Las Vegas" disse invece Lynch su Cage. "Si accorda perfettamente a quella città. È come se fosse costruita per lui".

Cuore selvaggio: Nicolas Cage e Laura Dern nella scena finale del film
Cuore selvaggio: Nicolas Cage e Laura Dern nella scena finale del film

Fuoco cammina con me

Nicolas Cage in una scena di Cuore selvaggio di David Lynch
Nicolas Cage in una scena di Cuore selvaggio di David Lynch

La leggenda narra che, quando i due ancora non si conoscevano, Lynch li portò a cena fuori. E scoppiò un incendio su Beverly Boulevard, alla Cinematheque. Era tutto nel destino. Cuore selvaggio è il film del fuoco. Il fuoco della morte: nel romanzo il padre di Lula era morto in un incendio e, nella visione di Lynch, Sailor era lì fuori. La sequenza dei titoli di testa è un incendio, e l'immagine torna ricorrente nel film. E poi i personaggi fumano di continuo, il fumo li unisce, il fiammifero che si accende è un segnale. È la passione che si accende, la sigaretta dopo il sesso. In Cuore selvaggio il fuoco è anche questo, e il film vive anche di sesso sfrenato. È un sesso nuovo, diverso da quello colpevole e malato di Velluto Blu (e, volendo, di quello suggerito in Twin Peaks). È libero, giocoso, appassionato. "Un'altra cosa che mi piacque del libro di Barry era la libertà di Sailor e Lula nei confronti del sesso" raccontò il regista. "In un mondo ideale l'uomo e la donna sarebbero sempre diversi tra loro, ma in una condizione di parità. E Nick Cage e Laura Dern erano mentalmente in linea con tutto questo. Alcuni tratti del loro carattere erano simili a quelli di Sailor e Lula, e quindi le scene di sesso sono state davvero selvagge e divertenti. Qualsiasi cosa facessero non c'era niente di forzato".

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Twin Peaks andata e ritorno

Una misteriosa Sherilyn Fenn in Twin Peaks
Una misteriosa Sherilyn Fenn in Twin Peaks

Laura Dern era stata già con David Lynch in Velluto Blu (e sarebbe tornata in Inland Empire e nella stagione 3 di Twin Peaks). Una volta entrati in Lynchland si tende a restarci, è un regista che ama i suoi attori. Lynch girò Cuore selvaggio subito dopo Twin Peaks, un'opera a cui sembra essere complementare, infuocato e assolato dove quello è raggelato e cupo, sfrenato ed esplosivo dove l'altro è misterioso e trattenuto. I passaggi tra queste due opere sono stati molti. Da Grace Zabriskie, dolente Sarah Palmer nel serial e la perfida Juana qui, a Jack Nance (attore feticcio di Lynch dai tempi di Eraserhead - La mente che cancella), il mite Pete Martell di Twin Peaks e qui il folle O.O. Spool. Per non parlare di due attrici amatissime da Lynch, Sheryl Lee e Sherilyn Fenn.

Cuore selvaggio: un inquietante primo piano di Willem Dafoe
Cuore selvaggio: un inquietante primo piano di Willem Dafoe

La Laura Palmer di Twin Peaks è stata chiamata a interpretare la Strega Buona che appare nel finale del film. L'amatissima Audrey Horne del serial ha un ruolo breve e indelebile per una delle sequenze più emozionanti del film, quella dell'incidente d'auto. Una scena allegorica, un incubo a occhi aperti che rispecchia lo stato d'animo di Lula. Lei e Sailor la incontrano, lei si preoccupa di aver perso il portafoglio, dei capelli appiccicati, ignara che sta per morire. "Sherilyn Fenn mi ha sempre ricordato una bambola di porcellana" disse Lynch. "E vedere una bambola di porcellana rotta... Ne parlai a lungo con lei, e la situazione venne a galla". Ma anche le note di Up In Flames di Angelo Badalamenti evocano alcune atmosfere di Twin Peaks, come la famosa Audrey's Dance.

Nicolas Cage in una scena di Cuore selvaggio di Lynch
Nicolas Cage in una scena di Cuore selvaggio di Lynch

Oltre l'arcobaleno: Cuore selvaggio e Il Mago di Oz

Il mago di Oz (1939): Le celebri scarpette rosse del film
Il mago di Oz (1939): Le celebri scarpette rosse del film

La Strega Buona che, come deus ex machina, appare a risolvere la storia di Sailor e Lula e a dare il lieto fine che a due personaggi così belli non poteva essere negato, è solo uno dei tanti riferimenti a Il mago di Oz, un'opera che permea tutto il film, lo accompagna, contribuisce a definirlo una moderna favola. La Strega Nera dell'Est, che appare di tanto in tanto a Lula nel viaggio (archetipo della madre malvagia), le scarpe rosse che Lula batte tra loro, dopo l'incontro con Bobby Peru (un Willem Dafoe disgustoso come pochi altri sanno essere), con la speranza di andarsene via da quello squallido motel. E la frase che dice, a letto con Sailor, "quando facciamo l'amore mi sento portare oltre l'arcobaleno", Over The Rainbow, come recita la famosa canzone di Judy Garland. "Adoro Il Mago di Oz, e ci fu un momento in cui ebbi l'intuizione che Sailor e Lula erano quel genere di persone che possono abbracciare una favola come quella e renderla meravigliosa". Una favola in cui ha ancora più senso fuggire, quando si vive in un mondo violento come l'America di quegli anni. "Nel film c'è una certa dose di paura, ma anche qualcosa di cui poter sognare", disse Lynch sul film. "Così, in un certo senso, sembra vero. Probabilmente mi entrò nel cuore la prima volta che lo vidi, come successe a milioni di altre persone".

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Un ritorno in superficie dopo Velluto blu e Twin Peaks

Nicolas Cage e Willem Dafoe in Cuore Selvaggio
Nicolas Cage e Willem Dafoe in Cuore Selvaggio

E come è entrato nel cuore di molti di noi Cuore selvaggio, sin dalla prima volta in cui lo abbiamo visto. È un film che non può lasciare indifferenti: sensualità, brutalità, nonsense, umorismo. Cuore selvaggio è un film che vive di opposti. "Tutto quello che era luminoso l'ho reso un po' più luminoso, e tutto ciò che era nero, un po' più nero" è l'idea di Lynch. "Mi piace che in un film ci siano contrasti, perché la vita alterna aspetti orribili ad altri meravigliosi". Alessandro Camon, nel suo saggio Un James Stewart venuto da Marte parla di Cuore selvaggio come "un ritorno in superficie, fatto di fuoco più che di oscurità". "È il film dell'uscita di prigione di Sailor, del sesso scatenato dopo anni senza una donna, della radio a tutto volume su una strada deserta. Se il movimento emozionale di Velluto blu e I segreti di Twin Peaks è una spirale incantata di perdizione, Cuore selvaggio è un film che esplode, un'eruzione di energia vitale". È proprio così l'estremo controllo di Dale Cooper in Twin Peaks diventa l'esplosione di violenza e di passione di Sailor, la purezza e la ritrosia di Sandy in Velluto Blu diventano la sessualità disinibita di Lula. È un film a cui è difficile resistere, una storia che ti trascina in una corsa sfrenata, con due amanti e il loro amore, su una macchina decappottabile, lungo una Lost Highway, una strada perduta, su cui Lynch in qualche modo tornerà. Trent'anni fa siamo stati avvolti tutti dalle fiamme. E, ogni volta che ci pensiamo, ci sentiamo ancora bruciare.