Recensione Megamind (2010)

L'opera d'animazione della Dreamworks, diretta dal veterano Tom McGrath, piace per la scrittura accurata e la grande attenzione ai dettagli, punti di forza di un racconto che trova il suo senso nel sovvertimento di ogni clichè.

Cattivissimo lui?

Quel piccolo alieno dalla grande testa, messo in salvo dai genitori su di una navicella spaziale, non può essere il cattivo che di lì a qualche anno avrebbe scelto di atterrire il mondo con il nome di Megamind. Con quegli occhioni, le smorfie della bocca e il minion al suo fianco non la dà a bere proprio a nessuno. Eppure, una volta cresciuto e avendo provato sulla propria pelle blu cosa significhi essere emarginati e soprattutto cosa voglia dire confrontarsi con con un "collega" più amato, Metro Man, un incrocio tra Elvis Presley e un'imitazione di Elvis Presley, il nostro protagonista decide di diventare il nemico pubblico numero uno di Metrocity. Costantemente stracciato dal rivale, Megamind entra in crisi proprio alla morte del suo omologo buono; in fondo anche a Will il coyote, se venisse a mancare l'odiato contraltare di Beep Beep, il deserto sembrerebbe uno spazio inutile. Dopo un'iniziale periodo di euforia, in cui passa al setaccio le banche e i musei di mezzo mondo (si toglie anche lo sfizio di rubare la Gioconda), dedicandosi anima e corpo al settimanale rapimento dell'adorata giornalista televisiva Roxanne Ritchi, Megamind si annoia e decide di creare egli stesso il suo antagonista e, tanto per cambiare, sbaglia obiettivo anche questa volta. Il prescelto, il cameraman Hal, alias Titan, addestrato con un'esilarante training alla Karate Kid - Per vincere domani, è solo un nerd che cerca di compensare i suo fallimenti umani con i superpoteri acquisti grazie all'intercessione di Megamind. All'omino blu non resta che riparare al danno fatto, scoprire finalmente la sua vera natura e accettare quanto di buono il mondo ha da offrirgli.


Megamind, opera d'animazione della Dreamworks, diretta dal veterano Tom McGrath (sua la regia dei due Madagascar), nasce da un'idea della Red Hour Film di Ben Stiller e vede nel gruppo di consulenti gente del calibro di Guillermo Del Toro e Justin Theroux, già sceneggiatore di Iron Man 2. E' stato proprio l'autore di Il labirinto del fauno e di Hellboy ad avere la bella intuizione di far partire il film dal momento in cui Megamind sembra ad un passo dalla morte, con la sua voce fuori campo che inizia a ripercorrere a ritroso le varie tappe della sua esistenza. Il film piace per la scrittura accurata e la grande attenzione ai dettagli, punti di forza di un racconto che trova il suo senso nel sovvertimento di ogni clichè. Il punto, infatti, non è la crisi di coscienza del cattivo, quanto la scoperta da parte dello stesso Megamind, di non essere mai stato un malvagio. Nell'idea degli autori questo percorso di crescita, costruito su misura sulla megalomania del protagonista, che indossa costantemente costumi sopra le righe ed è incapace di pronunciare bene le parole, sembra voler dimostrare che spesso ci si complica la vita per scelte sbagliate o perché si ha paura del prossimo; magari con la complicità di media ingombranti che pretendono la nascita di nuovi eroi e ovviamente di nuovi nemici da combattere.

Peccato che la forza di un messaggio simile risulti ogni tanto annacquata da un rassicurante "buonismo" di fondo, ma ciò non toglie merito ad una pellicola estremamente godibile, cadenzata dal rock degli Ac/Dc, ma dall'animo profondamente pop, come dimostra il trascinante finale sulla musica di Bad di Michael Jackson. Riuscite, poi, le 'citazioni' da altri film del filone fantascientifico (e non); la sequenza iniziale sembra presa da Superman, così come il personaggio di Roxanne pare modellato sulle fattezze e sul carattere indomito di Lois Lane. Il robot di Megamind, poi, si chiama Black Mamba (soprannome di Beatrix Kiddo, protagonista di Kill Bill) e l'escamotage iniziale sembra un omaggio a Viale del Tramonto. Un film del genere regge anche senza 3D, mentre non sarebbe stato lo stesso senza le appropriate interpretazioni vocali di Will Ferrell (Megamind), Tina Fey (Roxanne), Brad Pitt (Metro Man) e Jonah Hill (Hal/Titan).

Movieplayer.it

3.0/5