Call Jane, la recensione: un dramma sul tema dell'aborto

La recensione di Call Jane, film che racconta la storia del collettivo di sole donne che sul finire degli anni Sessanta praticava aborti clandestinamente. Stasera su Sky.

Call Jane, la recensione: un dramma sul tema dell'aborto

Stati Uniti, anni Sessanta. Joy è una tranquilla casalinga, felicemente sposata e madre di una ragazza adolescente. Incinta di un secondo figlio, un giorno scopre che la nuova gravidanza potrebbe risultarle fatale: Joy infatti soffre di una rara patologia cardiaca e il parto comporta enormi rischi per la sua salute.

Call Jane Elizabeth Banks
Call Jane. un primo piano di Elizabeth Banks

Come vi raccontiamo nella recensione di Call Jane, la protagonista si rivolge ai medici per richiedere un aborto ma la commissione che studia il suo caso - composta da soli uomini - ritiene che i rischi da lei corsi siano "accettabili" e che la possibile nascita del bambino sia da considerare sopra ogni altra cosa. Jane, sempre più impaurita dalla possibilità di morire, pensa di rivolgersi a dottori che praticano aborti illegali fino a quando non si imbatte nel collettivo Jane, un'associazione clandestina che aiuta le donne in difficoltà. Da quel momento la protagonista diventa un'attivista, impegnandosi in prima persona per dare una mano a chi si trova nella sua stessa situazione, ma decide di nascondere tutto alla sua famiglia...

Oggi come ieri

Call Jane Elizabeth Banks Wunmi Mosaku
Call Jane: Elizabeth Banks e Wunmi Mosaku in una scena

Il 24 giugno dello scorso anno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato la sentenza Roe v. Wade, che dal 1973 rendeva legale l'interruzione di gravidanza in tutto il Paese. Una decisione controversa e che ha spaccato l'opinione pubblica, destinata a fare ancora molto discutere giacché ora ogni singolo Stato ha facoltà di decidere o meno se consentire l'aborto e come applicare specifiche leggi in materia. Non è un caso che Call Jane abbia visto la luce delle sale americane proprio nell'ottobre da poco passato, a qualche mese di distanza dalla discussa sentenza, dopo la presentazione al Sundance Film Festival. Dato il tema trattato, un film paradossalmente profetico che riporta una battaglia per i diritti di nuovo all'attenzione del grande pubblico, spesso ricettivo a storie di questo tipo, per di più se ispirate a vicende realmente accadute.

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Una storia vera

Call Jane Elizabeth Banks Chris Messina Kaptcsf
Call Jane: Elizabeth Banks e Chris Messina in una scena corale

Il collettivo Jane infatti è stato effettivamente attivo dal 1969 al 1973, un periodo nel quale le donne che si rivolgevano ai suddetti servizi potevano abortire in clandestinità, gratuitamente o dietro pagamento a seconda delle circostanze. Il film ne ripercorre la storia in forma romanzata, ponendo l'attenzione sulla figura fittizia di Joy, la protagonista interpretata da Elizabeth Banks: una tranquilla casalinga borghese, costretta a rivedere ciò in cui credeva dopo essersi trovata in prima persona al centro di una situazione scomoda e drammatica al contempo. In Call Jane il resto è un contorno, il mondo esterno appare sfocato non soltanto nel rapido tratteggio di un contesto familiare complicato - i personaggi della figlia e del marito avrebbero meritato uno spazio decisamente maggiore - ma anche in quello che accade nel relativo contesto sociale, che rimane paradossalmente in sottofondo quando avrebbe potuto e dovuto essere elemento chiave all'interno di una narrazione dichiaratamente schierata.

Mancanze

Call Jane Elizabeth Banks Sigourney Weaver
Call Jane: Elizabeth Banks e Sigourney Weaver in una scena

Tolto un breve accenno nel prologo infatti i movimenti di protesta e la cultura hippie rimangono appena un abbozzo, quando invece sarebbe stato utile contestualizzare quest'associazione di donne - alle prese con una sacrosanta battaglia per i diritti - in un quadro più ampio. Allo stesso modo il tentativo di argomentare con leggerezza un argomento ad ogni modo spinoso quale quello dell'aborto, che comunque la si pensi rimane una scelta profondamente personale nella vita di una donna, rischia di essere parzialmente controproducente. Questo anche per via della scarsa affezione verso i personaggi principali, che appaiono sì come pezzi di un puzzle più ampio ma soffrono di un'evidente mancanza di personalità, come se il messaggio avesse preso il sopravvento sulla messa in scena e sul cast stesso.

Conclusioni

Una tranquilla casalinga scopre di essere affetta da una pericolosa patologia cardiaca e portare a termine la sua seconda gravidanza potrebbe costarle la vita. Quando i medici si rifiutano di acconsentire alla sua richiesta di abortire, la protagonista si rivolge ad un collettivo di donne che praticano aborti clandestinamente, finendo per diventare anch'essa un'attivista. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Call Jane, questo film ispirato a una storia vera poteva risultare incredibilmente attuale dopo la decisione della Corte Suprema americana che ha rimesso in discussione il diritto all'aborto, ma non tutto è andato per il verso giusto. Nonostante qualche buono spunto, il contesto storico e sociale è fin troppo annacquato e la leggerezza di fondo stona a tratti con un argomento così spinoso e sensibile, dovendo fare inoltre i conti con diverse lungaggini nel corso delle due ore di visione. Nulla da ridire invece sul cast, che oltre alla brava Elizabeth Banks vede Sigourney Weaver in un altro dei ruoli chiave.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Un buon cast capitanato da Elizabeth Banks e Sigourney Weaver.
  • Il messaggio di fondo sulla lotta per i diritti è condivisibile, oggi più che mai.

Cosa non va

  • Il film non trova il giusto mix di toni ed emozioni per affrontare un argomento così complesso.
  • La sceneggiatura non focalizza al meglio il contesto storico e sociale, lasciando in secondo piano diverse suggestioni sia private che pubbliche.