Atto di fede, la recensione: un christian film ad alto budget

La recensione di Atto di fede, film ideologicamente schierato che racconta di un presunto miracolo avvenuto nel Missouri, stasera su RAI1 in prima tv.

Atto di fede, la recensione: un christian film ad alto budget

Il quattordicenne John, originario del Guatemala, è stato adottato quando aveva solo un anno da una coppia del Missouri, Brian e Joyce Smith, marito e moglie profondamente religiosi che lo hanno cresciuto secondo i dettami della Chiesa. Ma come ogni ragazzino della sua età, John è alle prese con i classici problemi adolescenziali e non ha mai del tutto superato il trauma di non aver potuto conoscere la sua madre biologica.

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Atto di Fede: Chrissy Metz, Marcel Ruiz in una scena del film

Come vi raccontiamo nella recensione di Atto di fede, il giovanissimo protagonista si trova un giorno insieme a due amici a compiere delle scriteriate evoluzioni su un lago ghiacciato, ignorando gli avvertimenti di coloro che temevano la superficie potesse rompersi. Evento che puntualmente accade, trascinandoli sott'acqua. Mentre due di loro riescono ad emergere in tempo e vengono salvati dai soccorsi arrivati in tempo record, a John tocca il destino peggiore e non viene recuperato prima di alcuni, interminabili, minuti. Condotto in ospedale senza alcun segno di vita, riceve la visita di Joyce che comincia a pregare disperatamente lo spirito santo affinché salvi il "suo bambino". Miracolosamente il cuore di John torna a battere, anche se le sue condizioni restano gravissime e nei giorni successivi continua a lottare per sopravvivere, mentre l'intera comunità si stringe attorno a lui e alla sua famiglia.

Credere ad ogni costo

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Atto di Fede: Josh Lucas, Chrissy Metz, Marcel Ruiz in una scena del film

Il titolo italiano è ben più che una dichiarazione di intenti e mette sin da subito le cose in chiaro. Atto di fede è infatti un film ideologicamente schierato, dove tutto avviene per volontà divina e non vi è spazio per ulteriori sfumature di sorta o ipotesi d'altro genere. Un melodramma a sfondo religioso che vive su una retorica profondamente cristiana, con le preghiere - e non i medici - che salvano le persone e persone atee che scoprono improvvisamente di essere stati chiamati dal signore per una missione salvifica.

Il difetto principale di operazioni di questo tipo, che Oltreoceano sono molte più di quanto si possa pensare, è nel privarsi di qualsiasi ambiguità giacché ogni cosa è già scritta secondo un piano superiore, con tanto di accorati appelli in diretta televisiva e sermoni più o meno sentiti che possono cambiare le cose.

Una visione univoca

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Atto di Fede: un primo piano di Dennis Haysbert

La scarsa obiettività del racconto è data soprattutto dal fatto che alla base del film vi è il libro The Impossible: The Miraculous Story of a Mother's Faith and Her Child's Resurrection scritto dalla stessa Joyce Smith, coinvolta direttamente in causa e a maggior ragione determinata - per interessi commerciali o per vera e propria ispirazione divina non ci è dato saperlo - a spingere forte sul fanatismo e sulla verve clericale. Il suo personaggio, interpretato dalla cantante Chrissy Metz, risulta a tratti fastidioso nel non voler ascoltare niente e nessuno (a cominciare da quei dottori che hanno poi contribuito alla salvezza del figlio) e parlare solamente con Dio per chiedere l'agognato miracolo.

Se dal punto di vista narrativo Atto di fede va preso con le pinze, in qualsiasi modo la si pensi è impossibile non notare le evidenti difficoltà nella gestione dei personaggi secondari e dell'intero contorno, che risultano una sorta di abbozzo ad uso e consumo della storyline principale, anch'essa privata della necessaria carica drammatica e affidata a battute e dialoghi ben spesso monotoni e ripetitivi nella loro ridondanza.

Un nuovo inizio

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Atto di Fede: Chrissy Metz in un momento del film

E così ecco che la figura di John, il ragazzino che finisce in una situazione di coma indotto e attira su di sé le attenzioni dell'opinione pubblica nazionale, diventa una sorta di mezzo per parlare d'Altro. Ma Atto di fede è una produzione fragile, con una messa in scena che sa tanto di visione televisiva da domenica pomeriggio, a cominciare da un cast che si muove su ritmi e toni consolidati. La mezzora iniziale prova a raccontare qualcosa di più di questo ragazzino tormentato, dalla sua passione per il basket all'infatuazione per una compagna di classe, ma ne esce un ritratto opaco e stereotipato, sempre e comunque sottomesso all'ingombrante figura materna.

Frutto di una cultura conservatrice, quest'ennesimo "christian film" non aggiunge nulla di nuovo ad un genere che già per le sue premesse è riservato ad un elitario tipo di pubblico. Vi è anche una sorta di platonica battaglia tra una fede più classica e l'approccio moderno adottato dal giovane pastore Jason Noble, che cerca di attirare i giovani a ritmo di musica rap. Due visioni non poi così distanti che si eleggono a specchio politico e sociale di un Paese dalle mille contraddizioni e non è un caso che per Atto di fede vi sia stata anche una candidatura all'Oscar, quella nella categoria per la miglior canzone per I'm Standing With You, al centro di uno dei passaggi più forzatamente toccanti del racconto.

Conclusioni

Un ragazzino quattordicenne cade in un lago ghiacciato e dopo essere stato "resuscitato" dalle preghiere della madre si ritrova in ospedale in coma indotto e in gravi condizioni, nella speranza di un ulteriore miracolo che risolvi per il meglio la situazione. Alle speranze della famiglia, si uniscono quelle di un'intera comunità che si affida al divino per cercare il lieto fine. Atto di fede è un christian movie in piena regola, un film ideologicamente schierato che ci trasporta in quell'America devota e conservatrice, spesso filo trumpiana: una produzione retorica e senza mezze misure, popolata da assolutismi e poco incline a soluzioni originali nell'adattare quella storia vera a cui dice di ispirarsi.

Movieplayer.it
1.5/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • La confezione è discreta, ma l'impressione è quella di trovarsi di fronte ad un classico film televisivo da domenica pomeriggio realizzato ad alto budget.

Cosa non va

  • Una sceneggiatura ideologicamente schierata e a tratti irricevibile.
  • Il cast e la messa in scena si adagiano senza sussulti sul libro che racconta, per sospetta mano dei diretti interessati, la vera storia dei protagonisti.