Aquarius: a casa di Doña Clara

Un film elegante, magnetico e denso di sottotesti questo firmato da Kleber Mendonça Filho e interpretato da una maestosa Sonia Braga.

Recife, Brasile. Doña Clara, facoltosa sessantenne ed eminente critica musicale, trascorre piacevolmente le sue giornate tra la spiaggia e il suo bellissimo appartamento situato in un edificio storico, l'Aquarius. Ne è rimasta l'unica inquilina, perché i suoi vicini, uno dopo l'altro, hanno accettato le offerte allettanti di una grossa ditta di costruzioni e hanno sloggiato, per lasciare spazio a un nuovo, moderno condominio di lusso.

Aquarius: Sonia Braga in una scena del film
Aquarius: Sonia Braga in una scena del film

Clara però non ha davvero nessuna intenzione di cedere alla blandizie e all'insistenza della compagnia; ama la Avenidad Boa Viagem, ama la casa dove sono cresciuti i suoi figli, dove ogni oggetto raccolto nell'arco di quarant'anni ha il suo posto d'onore, dai suoi innumerevoli vinili al vecchio mobile sul quale la sua adorata mentore, Zia Lucia, un tempo lontano faceva l'amore. Ma il suo diniego non basta a fermare chi ha progetti il "nuovo" Aquarius, e Doña Clara si scopre presto materialmente minacciata.

Il paese che cambia, i ricordi che restano

Aquarius: Sonia Braga in un momento del film
Aquarius: Sonia Braga in un momento del film

Concepito, tra le altre cose, per raccontare la natura della speculazione edilizia che ha trasformato e impoverito il litorale di Recife, Aquarius è soprattutto un grandioso e magnetico character study che vede al centro l'affascinante Doña Clara e un'interpretazione di Sonia Braga per cui francamente tutti i superlativi assoluti del nostro arsenale linguistico sembrano inadeguati. La scrittura di Mendonça ci fornisce, in maniera organica, elegante e narrativamente accattivante, tutti i dettagli e le informazioni che possono esserci utili a capire questa donna, e come è diventata la persona formidabile che è. A conservare questa straordinaria bellezza è stata certo l'agiatezza, ma anche la curiosità, la passione, l'amore per sé stessa e l'apertura verso gli altri: sola nel suo palazzo deserto, questa regina senza corona ha rapporti costanti con la comunità, con parenti, amici, ma anche con l'altra parte della città, quella "povera", attraverso la famiglia della sua fedele governante. Mendonça, attento a tratteggiare il contesto sociale di un grandissimo paese di forti contrasti, in cui il colore della pelle è ancora considerato una discriminante significativa e insormontabile per lo status delle persone, non tralascia di indirizzare le ombre della sua protagonista, come il rapporto con l'antica domestica colpevole di diversi furti presso l'intero parentado.

Tra passato e presente, raccontata, seppure brevemente, attraverso le relazioni con la generazione precedente (la zia Lucia), con il marito, con i figli e soprattutto con il proprio corpo, che ha già vinto un nemico micidiale, Clara è una creatura vibrante, che respira attraverso il grande schermo, un'eroina la cui sfida nei confronti di un mostro con mille teste e mille risorse non possiamo che raccogliere con entusiasmo.

Lei non si nasconde

Aquarius: Sonia Braga, Irandhir Santos e Julia Bernat in una scena del film
Aquarius: Sonia Braga, Irandhir Santos e Julia Bernat in una scena del film

Oltre alla denuncia degli affaristi dell'edilizia, alle riflessioni sul progresso che cambia l'aspetto delle città più dei rapporti sociali, un altro spunto particolarmente affascinante di Aquarius è ovviamente quello legato alla vecchiezza femminile: una realtà che il cinema commerciale semplicemente nasconde. Alle donne non è permesso invecchiare in pubblico; nessuno vuole vedere volti sfioriti e corpi disfatti, che ci ricordano che dobbiamo morire. Ma una società che celebra la giovinezza come l'unico valore accettabile condanna le donne a un futuro di oscurità, di inadeguatezza, di vergogna, e una società che dimentica la morte si condanna alla miopia e alla vacuità. Clara è la donna che rifiuta di nascondersi, di scomparire, anche di fronte agli insulti, alle minacce, a quello che si trasforma in un vero e proprio assedio, a cui anzi reagisce con fierezza, persino affermando - e Mendonça con lei - la propria vitalità sessuale.

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È nello sguardo indomabile, nel corpo anziano, mutilato e sfolgorante di Sonia/ Clara che si compie un preziosissimo trionfo cinematografico, che ci regala la figura simbolo di questo 69. Festival di Cannes all'insegna dei grandi ruoli femminili.

Movieplayer.it

4.0/5