Il 18 luglio 1986 uscì nei cinema americani Aliens - Scontro finale, uno dei film fondamentali del suo decennio di appartenenza. Acclamato dalla critica e amato dal pubblico, procurò alla sua protagonista Sigourney Weaver una nomination all'Oscar (una rarità per film di questo genere) e consacrò James Cameron come grande autore in campo fantascientifico, dopo il successo di Terminator due anni prima. Ma soprattutto riuscì a smentire i timori di chi, come lo stesso Cameron, pensava che un sequel di Alien, già allora ritenuto una pietra miliare nel suo genere, fosse una pessima idea.
Grazie all'intuizione geniale del regista, che decise di passare dall'horror all'azione in termini di atmosfere e personaggi pur rimanendo legato, tematicamente e visivamente, al mondo creato da Ridley Scott e H.R. Giger, venne realizzato un seguito con un'identità propria, anche se riconoscibilmente ancorato al franchise di appartenenza (un approccio adottato successivamente da Tom Cruise per Mission: Impossible e da Kevin Feige per il Marvel Cinematic Universe, in particolare i film dedicati a Captain America). E per festeggiare i trent'anni di una pellicola indispensabile per chi ama la fantascienza, abbiamo deciso di rivisitare tutta la saga di Alien, dall'originale fino alla recente deviazione narrativa di Prometheus, tramite curiosità e retroscena legati ai vari film.
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1. Primo contatto
Mentre stava lavorando all'idea che divenne Alien, lo sceneggiatore Dan O'Bannon fu reclutato da Alejandro Jodorowsky per un adattamento di Dune, il romanzo di Frank Herbert successivamente portato sullo schermo da David Lynch. Il progetto naufragò per via del budget spropositato necessario per rendere giustizia alla visione di Jodorowsky, ma l'esperienza fu comunque positiva per O'Bannon, che lavorò per sei mesi a Parigi ed entrò in contatto con diversi artisti che influenzarono la scrittura di Alien, tra cui il fumettista Jean Giraud alias Moebius e il già menzionato Giger, pittore svizzero. Quando la 20th Century Fox, incoraggiata dal successo di Guerre stellari, diede finalmente il via ad Alien e ingaggiò Ridley Scott come regista, fu O'Bannon a consigliargli di contattare Giger, nonostante le obiezioni della Fox.
2. Alla ricerca del regista giusto
Inizialmente la regia del film fu offerta a Walter Hill, già coinvolto come produttore e co-sceneggiatore (fu sua l'idea di rendere Ash un androide), ma l'autore de I guerrieri della notte rifiutò a causa della sua inesperienza con gli effetti speciali. Successivamente furono considerati Peter Yates, Jack Clayton e Robert Aldrich, ma O'Bannon e i produttori temevano che in mano a uno di loro il film sarebbe diventato un B-movie. A questo punto si fece avanti Scott, noto ed acclamato grazie a I duellanti, e il suo entusiasmo per il progetto portò alla creazione di storyboards talmente notevoli che la Fox decise di raddoppiare il budget del film. Scott ci tenne anche a sottolineare l'importanza della componente horror, definendo il film "il Non aprite quella porta della fantascienza" (O'Bannon invece, per vendere il progetto agli studios, aveva usato la frase "È come Lo squalo, ma nello spazio").
3. Equipaggio unisex
Dato l'elemento horror del film, è inevitabile considerare Ellen Ripley una final girl, termine coniato nel 1992 per definire le protagoniste femminili di molti film di genere realizzati a partire dagli anni Settanta. Un'idea che gli sceneggiatori di Alien però hanno sempre respinto, principalmente perché la decisione di rendere Ripley una donna ha avuto luogo solo in sede di casting. Nel copione, infatti, il sesso dei vari membri dell'equipaggio non è mai specificato, e i personaggi vengono chiamati solo per cognome (il nome di battesimo di Ripley fu aggiunto durante la lavorazione di Aliens, sette anni dopo). Per lo stesso motivo vengono per lo più evitati i pronomi personali alla terza persona e, nei rari casi in cui non se ne poteva fare a meno, furono apportate le modifiche necessarie dopo la scelta degli attori.
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4. Casting "alternativo"
Prima di essere scelta per interpretare Lambert, Veronica Cartwright sostenne il provino per la parte di Ripley e rimase ignara del ruolo assegnatole fino al momento in cui arrivò a Londra per provare gli abiti creati per il suo personaggio. John Hurt invece dovette rinunciare al ruolo di Kane, pur essendo la prima scelta di Scott per la parte, poiché aveva altri impegni legati ad un film girato in Sudafrica. Quest'ultimo progetto però non andò in porto poiché, per un caso di omonimia, Hurt fu scambiato per un altro attore che si era apertamente opposto alla politica dell'apartheid, e quindi gli fu negato il permesso di lavorare. Inoltre, l'attore scelto per sostituirlo in Alien dovette lasciare il set dopo un solo giorno di riprese per motivi di salute e Hurt fu scritturato nel giro di pochi giorni.
5. Non chiamatelo Director's Cut!
Nel 2003, in occasione dell'uscita del cofanetto DVD Alien Quadrilogy, la Fox ha chiesto a Ridley Scott di realizzare un nuovo montaggio del primo film, dato che tutti i sequel sarebbero stati inseriti nel cofanetto sia nella versione cinematografica che in quella estesa. Scott accettò, inserendo del materiale tagliato in precedenza ma anche accorciando altre parti del film, facendo sì che il "Director's Cut" abbia una durata inferiore rispetto all'originale. Il regista ci tiene anche a precisare che la dicitura di cui sopra è una trovata di marketing della Fox e non un'idea sua, dato che, a differenza di quanto accadde con Blade Runner, lui è perfettamente soddisfatto della versione uscita in sala, che ritiene il vero "montaggio del regista" (lo stesso discorso vale per la versione estesa de Il gladiatore, dove Scott precisa nell'introduzione: "Il Director's Cut è il film uscito al cinema").
6. Censura ventennale
Sempre a proposito del cofanetto Alien Quadrilogy, esso è stato realizzato con la partecipazione di tutti i registi dei primi quattro episodi, ad eccezione di David Fincher. Il cineasta, che ha esordito nel lungometraggio con Alien 3, rifiuta tuttora di parlarne quando viene intervistato e in una delle poche dichiarazioni a riguardo specificò che nessuno odia quel film più di lui. Questo perché fu sostanzialmente estromesso dal processo creativo durante la post-produzione e già in sede di riprese dovette fare i conti con l'interferenza continua da parte della Fox, al punto che quando gli venne offerto Fight Club alcuni anni dopo esitò ad accettare perché anch'esso era prodotto dallo studio che gli aveva tarpato le ali a livello artistico. Pertanto, quando il film è stato rimontato per l'edizione DVD, l'operazione è stata effettuata senza la partecipazione del regista, che è anche assente nel Making Of, salvo per alcune clip d'archivio dove non va per il sottile sul suo rapporto con la Fox. Ovviamente questi spezzoni furono rimossi dalla versione del 2003 e reintegrati solo nel 2010 per la versione Blu-ray, rendendo per la prima volta disponibile al pubblico l'ira funesta di un cineasta che dopo quella prima esperienza per i suoi film ha sempre preteso, o ottenuto con l'inganno, il final cut.
7. No Ripley? No film!
Durante la pre-produzione di Aliens, la Fox chiese a James Cameron di scrivere una versione alternativa del soggetto senza Ripley, in caso Sigourney Weaver non avesse accettato di tornare. Cameron rifiutò ma si servì dell'idea come stratagemma per convincere l'attrice: un giorno telefonò all'agente di Arnold Schwarzenegger per una chiacchierata informale e gli disse che, grazie al successo di Terminator, aveva carta bianca per fare quello che voleva con Aliens, inclusa la possibilità di rimuovere Ripley dalla storia. Come da copione, l'agente di Schwarzenegger trasmise questa informazione a quello della Weaver, la quale accettò di recitare nel film.
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8. Addio, Hicks
Come per Aliens, anche nel caso di Alien 3 fu scritto un soggetto dove non era prevista la presenza di Ripley, qualora Sigourney Weaver non fosse stata disposta a partecipare al film. Questa versione alternativa prevedeva un ruolo maggiore per i personaggi di Hicks e Newt, che si salvano insieme a Ripley al termine del secondo film. Alla fine fu deciso di ucciderli entrambi, cosa che non fece affatto piacere all'attore Michael Biehn. L'unica magra consolazione per lui fu che, in base al regolamento dello Screen Actors' Guild, la Fox era costretta pagarlo per l'uso della sua immagine nel film (nella scena in cui viene commentata la morte di Hicks) e così egli riuscì ad ottenere un compenso maggiore di quello ricevuto per Aliens.
9. Buona la seconda
La sceneggiatura di Alien: La clonazione "vanta" la firma di Joss Whedon, il quale si è dichiarato apertamente insoddisfatto del risultato finale. Era stato ipotizzato che il suo lavoro avesse poco o nulla in comune con il film uscito in sala, ma lo stesso Whedon sostiene che, a parte il finale (scritto da qualcun altro), la trama e i dialoghi sono farina del suo sacco. Il problema è che lui scrisse la sceneggiatura avendo in mente un tono più leggero e ironico (d'altronde, come ha detto Whedon, l'idea di resuscitare Ripley clonandola era ridicola e lui la trattò come tale), mentre il regista Jean-Pierre Jeunet decise di fare l'esatto contrario. Per avere un'idea di quello che sarebbe stato il film nelle intenzioni di Whedon, basta guardare la serie televisiva Firefly, dove l'equipaggio della Serenity è sostanzialmente l'evoluzione di quello della Betty.
10. Spazio ai giovani
La parte di Peter Weyland in Prometheus doveva essere affidata a Max von Sydow ma dato che Guy Pearce era già stato scritturato per interpretare Weyland da giovane in una sequenza onirica (successivamente tagliata dal copione e mai girata), fu deciso di truccarlo per renderlo più anziano. Inoltre, l'attore australiano poté comunque recitare senza trucco in un video promozionale realizzato per il marketing del film, dove Weyland introduce alcune tematiche del franchise nel contesto di un TED Talk (vedi il video qui sotto). Da notare che, nella versione originale, la voce usata da Pearce è simile a quella di John Hurt, uno dei protagonisti del primo Alien.