Adrian Lyne e i venti (sbagliati?) di passione

Una coppia (felicemente?) sposata è messa in crisi dal solito aitante giovinastro che seduce la donna. Il maritino capisce tutto e si vendica. Tra thriller e morbosità leccate, Adrian Lyne ripropone il suo gioco delle coppie.

L'amore infedele - Unfaithful è il remake di un vecchio film di Claude Chabrol dal titolo La femme infidèle. La conversione nel titolo italiano della parola "donna" con quella più generale di "amore" dimostra palesemente il cambiamento dei tempi: la colpa non è sempre e comunque della donna (e ci mancherebbe altro...), ma l'infedeltà può essere anche frutto (o causa) dell'amore stesso. E sono due attori come la splendida Diane Lane e un finalmente maturo Richard Gere a rendere l'infedeltà un aspetto multiforme della vita di coppia, grazie anche ad una macchina da presa sempre pronta ad inchiodare, con sguardo lucido e cinico, le pulsioni interiori dei protagonisti.

Ciò accade già a partire dal campo lungo iniziale, con l'appartamento dei due coniugi riflesso nell'acqua a testimonianza di una dualità irrisolta nonché di un rovesciamento della vita domestica che, inevitabilmente, dopo il fattaccio non sarà più la stessa. Un atteggiamento questo che consente di scardinare le coordinate della quotidianità, grazie al ricorso ad accurati primi piani che, insieme all'impiego del montaggio alternato, consente di denudare la banalità e la noia dei gesti della vita d'ogni giorno. Vi sono, in particolare, due elementi che vivificano simbolicamente il senso ultimo del film: il vento e i gabbiani. Il vento è quello che soffia in città durante il primo incontro degli amanti, spazzando via i cumuli d'immondizia insieme alle ultime remore. I gabbiani (eventuale simbolo di una volatilità distruttiva delle storie extra-coniugali?) sono quelli che volteggiano minacciosi sopra una discarica ove il marito tradito ha gettato il cadavere di Paul. Sembra alquanto emblematico il fatto che l'immondizia sia il tema che lega i due decisivi momenti del film, ovvero quello della nascita e quello della morte di un amore impossibile, visto, con un tocco un po' moralistico e bacchettone, come una sozzura e un rifiuto della tranquilla routine di coppia. Il finale, accomodante, dimostra ampiamente il tono "matrimoniale" del film con i due coniugi di nuovo riuniti in auto, su una strada deserta bagnata dalle luci della notte, nel tentativo di ricominciare una nuova vita (questa scena, in particolare, riporta alla mente un momento di grande significato presente in un film coevo come The Mothman Prophecies - voci dall'ombra: anche qui c'è Richard Gere e c'è, inoltre, lo stesso feroce senso dell'irreversibilità del destino, seppur ci si trovi su sentieri diametralmente opposti). I due sono come immobilizzati e nell'attesa di un improbabile semaforo verde che, nel frattempo, sarà ridiventato rosso in una circolarità che riporta alla mente un particolare fondamentale del film: la sfera di vetro in cui le figure di due innamorati sono perennemente cristallizzate sullo sfondo di una rappresentazione metropolitana, e in cui l'immondizia "volante" è sostituita da una più piacevole neve fittizia che s'innalza al primo forte scossone. Quella sfera di vetro, con cui è stato sferrato il colpo di grazia a Paul e ad una storia che non doveva avere seguito, ripristina magicamente un rapporto di coppia magari "claustrofobico" e a cerchio chiuso (come quello "imbalsamato" all'interno della sfera stessa) ma, se vogliamo, sicuramente più rassicurante per il quieto vivere.

Sono queste invenzioni che rendono il film interessante e che spingono Adrian Lyne su sentieri leggermente diversi da quelli battuti in precedenza. In Unfaithful c'è la stessa ossessione per i meccanismi perversi (ma sostanzialmente dalle tonalità soft e patinate) che s'insinuano all'interno di una normale coppia (non a caso tra le pellicole più note del regista americano ci sono Nove settimane e mezzo, Attrazione fatale e Proposta indecente). Manca, purtroppo, un maggiore approfondimento psicologico dei protagonisti: il tradimento è considerato esso stesso il vero propulsore del film e ciò spinge l'analisi essenzialmente sugli effetti (con momenti thriller) piuttosto che sulle cause. Sulle cause, comunque, solo un genio come Stanley Kubrick in Eyes Wide Shut è riuscito a dire qualcosa d'importante.
Adrian Lyne, che non è Kubrick, ci ha propinato, invece, una pellicola che risulta essere semplicemente piacevole seppur, almeno apparentemente, sofferta e in grado di comunicare molto bene lo smarrimento dei due coniugi. E' altrettanto palpabile, però, il senso di un'occasione sprecata, di un'opportunità, insomma, buttata al vento. Magari a quello stesso vento che nel film, con la sua convulsa e passionale presenza, sembrava auspicare qualcosa di positivo per gli spettatori. Invece, ben presto Unfaithful disattende le aspettative.