A Thousand and One, A.V. Rockwell e Teyana Taylor: "Raccontiamo l'anima di Harlem"

James Baldwin, la rabbia, la gentrificazione, la luce di Harlem: A Thousand and One. La nostra video intervista alla regista, A.V. Rockwell, e alla protagonista, Teyana Taylor.

A Thousand and One, A.V. Rockwell e Teyana Taylor: 'Raccontiamo l'anima di Harlem'

Roma, piena estate. In un albergo del centro incontriamo e chiacchieriamo con uno dei grandi nomi del nuovo cinema americano (tanto da vincere il Gran Premio della Giuria al Sundance), ossia A.V. Rockwell. Ma la regista non è sola. Anzi. Con lei, assoluta protagonista, c'è Teyana Taylor. Sedici milioni di followers su Instagram e un curriculum stratosferico: cantante, coreografa, attrice. Ha collaborato con i più grandi, da Beyoncé a John Legend, da Missy Elliott a Lauryn Hill. A.V. Rockwell, però, l'ha voluta per il suo film d'esordio, A Thousand and One, asciugandola da ogni sovrastruttura e anzi regalandole quello che potrebbe già essere il ruolo della vita. Una donna, Inez, che nella Harlem del 1994 rapisce quello che dice essere suo figlio. Da lì, un'epopea che andrà avanti negli anni, intanto che A.V. Rockwell fotografa con estrema lucidità di cambiamenti di New York e di Harlem.

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A Thousand and One: una scena del film

Per il film, la regista ha detto di essersi ispirata a Martin Scorsese e Spike Lee, ma la scrittura sembra riportarci anche a James Baldwin, uno dei più grandi scrittori afroamericani. "Non è un riferimento specifico, ma amo il lavoro di Baldwin. Così come amo Toni Morrison", ci dice la regista nella nostra video intervista: "Adoro il modo in cui trattano la cultura afroamericana. E James Baldwin poi ha sempre raccontato Harlem. Lo ammiro, anche per come ha utilizzato la propria voce. Tutti loro, compresi Lee e Scorsese, mi hanno influenzato in modi diversi, dando forma a ciò che sento, permettendomi di raccontare storie".

A Thousand and One: video intervista a A.V. Rockwell e Teyana Taylor

Teyana Taylor interpreta Inez, una randagia parrucchiera di Harlem che schiva i colpi della vita e si prende cura, anno dopo anno, del suo Terry. Un'interpretazione pazzesca e non facile. Teyana Taylor infatti sembra sempre sull'orlo dell'esplosione, sottraendosi però alla rabbia. "Credo che questa sia stata la forza di Inez", spiega l'attrice, che tra l'altro è madre di due bambini. "Come madri facciamo molti sacrifici, e anche come donne afroamericane. Facciamo sacrifici perché esprimiamo quello che proviamo. Siamo arrabbiate. È questione di equilibrio. Quindi, lasciatemi trattenere il respiro, lasciatemi fare ciò che devo fare. E la forza non è sempre una scelta, ma un obbligo".

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A Thousand and One: una scena del film

Uno degli argomenti del film è la gentrificazione. Eppure, il cambiamento strutturale, ad Harlem, non ha scalfito la sua splendida gente. "Le persone non si possono cambiare", continua Teyana: "Questa parte non cambia. Il problema è che siamo stati allontanati dal lato positivo del cambiamento. Veniamo estromessi. Ma il nostro sapore resiste. Siamo di New York, di Harlem. Ovunque noi andiamo. L'energia e l'anima non andranno via. Il film è una lettera d'amore per il nostro quartiere. Ci ricorda come eravamo".
"A Thousand and One mette in scena l'idea di ciò che stiamo perdendo", prosegue A.V. Rockwell, "come la gentrificazione stia allontanando persone come Inez. Ma allontanare le persone dalle proprie case distrugge la Harlem di cui ci siamo innamorati. Nel film percepiamo l'avanzare del tempo, di quanto New York si stia ripulendo, sperimentando meno l'unione collettiva della comunità di Harlem. Ovvero, la cosa che più la rende speciale".

A Thousand and One, la recensione: se l'esordio di A.V. Rockwell ricorda James Baldwin

La luce di Harlem, tra Lennox Ave. e la 119th

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A Thousand and One: una scena del film

Come scritto nella nostra recensione, A.V. Rockwell ha svolto uno splendido lavoro estetico insieme al direttore della fotografia Eric K. Yue nel ritrarre la splendida luce che muove le ombre di Harlem, tra la 119th, Lennox Ave. e la 125th . "Un posto che mi ha fatto assorbire molto. A New York ci sono tante comunità afroamericane, ma Harlem era l'icona. Un riferimento che incarnava tutto ciò che amo. Ho vissuto lì per anni, ho camminato lì. E siamo stati attenti nel modo in cui doveva essere illuminata e rappresentata fisicamente. Volevamo incarnarla: io, il direttore della fotografia, e poi i costumi, la scenografia. Volevamo mantenere l'anima di Harlem collettivamente. Soprattutto nella prima parte. Poi inizia a svanire, e ci rendiamo conto della perdita. Di ciò che ci stanno portando via. Perdendo la New York che abbiamo amato".