Miguel Bosè, nel suo nuovo libro intitolato "Il figlio di capitan Tuono" che uscirà in Italia il prossimo 8 marzo, ha parlato della sua infanzia, raccontando alcuni aneddoti attraverso i quali ha descritto i suoi genitori come due mostri per come lo hanno trattato quando era ancora piccolo.
"Mi hanno cucito vivo dentro la carcassa di un cervo", racconta Bosè nel libro. "L'hanno svuotato dalle viscere, poi mi hanno lasciato là dentro. Sono svenuto: per la claustrofobia, per la mancanza d'aria, per la brutalità del gesto." Miguel aveva soltanto dieci anni quando suo padre, il celebre torero spagnolo Luis Miguel Dominguín, lo portò in Mozambico per sottoporlo a questa sorta di "rito di iniziazione".
"Per essere all'altezza di mio padre avrei dovuto imparare a sparare con il fucile, a fare l'amore e a fumare prima dei tredici anni", ha continuato il cantante, spiegando che il padre organizzò il viaggio in Mozambico con lo scopo di aumentare la sua "scarsa carica di testosterone".
Miguel Bosé, oltre all'aneddoto del cervo, ha raccontato anche che durante il viaggio in Mozambico il padre gli aveva organizzato un incontro sessuale con una ragazza indigena di appena sedici anni. Miguel si rifiutò e il padre "dopo avermela offerta la prese con la forza, mentre io ascoltavo terrorizzato le urla di lei rannicchiato intorno al fuoco da campo."