Si chiama La nostra Raffaella il documentario a cui, stasera su Rai 1 in prima serata, viale Mazzini affida il ricordo di una straordinaria e poliedrica artista conosciuta e amata in Italia come in tutto il mondo. Un omaggio a colei, Raffaella Carrà, che, a partire dagli anni '60, ha saputo dare corpo, tra TV, musica e qualche incursione al cinema, un vero e proprio immaginario collettivo.
Diretto da Emanuela Imparato, prodotto da Rai Documentari e Aurora TV, La nostra Raffaella racconta due storie che spesso si sono intrecciate: quella personale di Raffaella Pelloni e quella della Carrà, geniale donna di spettacolo che ha saputo comprendere prima di altri il desiderio di cambiamento di un Paese intero. Un'Italia che le somigliava e di cui lei era la prediletta figlia: semplice e talentuosa, provinciale e attenta a ciò che succede nel mondo, fedele ai valori tradizionali e tuttavia prepotentemente affacciata sulla modernità.
Il ricordo degli amici vip
Sono molti gli ospiti famosi del documentario, da Enzo Paolo Turchi a Noemi, da Maria Grazia Cucinotta all'autrice Irene Ghergo (dietro al successo di tanti programmi cult come Belve, Chiambretti c'è, Non è la Rai, appena esordiente con Pronto, Raffaella?), passando per Bruno Vespa e molti altri.
Sono tanti i personaggi, dello spettacolo e del mondo della cultura, che oggi possono raccontare con orgoglio e affetto di aver lavorato al fianco di Raffaella Carrà o di averla incontrata.
Tra le voci che provano a rendere La nostra Raffaella un racconto sincero c'è naturalmente anche quella della protagonista. In una sorta di virtuale self-portrait, parte del discorso si comporrà grazie alle interviste rilasciate in cinquant'anni di carriera e conservate nelle preziose Teche della Rai (da Biagi a Fazio, da Costanzo a Mollica, da Minoli a Vespa).
I luoghi
Anche i luoghi "parlano" di lei: il Centro di produzione televisiva di Via Teulada, l'Auditorium del Foro Italico, il Teatro delle Vittorie. È qui che ancora oggi riecheggiano l'inconfondibile risata di Raffaella e le note delle sue famosissime canzoni, divenute veri e propri inni pop di un intero Paese, bandiere di "fiesta" e di libertà su cui continuano a ballare le generazioni di ieri ma anche i giovanissimi di oggi.