Antonio Tucci fu ritrovato morto nel suo appartamento il 6 dicembre 2015, dopo essere stato massacrato con il suo bastone. Per il suo omicidio è stato condannato suo nipote Claudio Orlando, che però continua a proclamarsi innocente. Riepiloghiamo il caso del pensionato ucciso in casa sua, tra le indagini, l'autopsia e il processo.
L'omicidio di Antonio Tucci
Antonio Tucci, 71 anni, è stato trovato morto nella sua abitazione di Castel del Piano, in provincia di Grosseto. Il pensionato aveva difficoltà a deambulare, nel paese era conosciuto e si sapeva che usciva solo per ritirare la pensione. La polizia parla da subito di un delitto efferato: Antonio riceveva periodicamente visite da parte di personale dell'Asl e il corpo viene trovato il 6 dicembre del 2015 proprio da un'assistente sociale. La ragazza si era allarmata perché Antonio non aveva risposto al suo messaggio come faceva di solito quando riceveva la comunicazione della ricarica telefonica. L'omicidio sarebbe stato consumato il giorno prima, sabato 5 dicembre.
L'autopsia di Antonio Tucci
Secondo quanto scritto a referto dal medico legale che ha compiuto l'autopsia "Antonio Tucci è stato ucciso con un oggetto contundente a forma affusolata". La descrizione dell'arma del delitto corrisponde al bastone che aiutava la vittima a camminare e che non è stato ritrovato. Proseguendo con la lettura del referto si apprende che Tucci è stato prima colpito al volto, nella zona adiacente all'occhio, con un pugno e forse più di uno. Subito dopo l'assassino ha sferrato violente bastonate sulla testa della vittima.
Nel corso del processo di primo grado Benvenuti, il medico legale che ha eseguito l'autopsia, come riporta Il Tirreno dichiara: "I segni sul cranio fracassato di Tucci erano compatibili con un bastone. Dodici-tredici colpi in tutto. Poi ecchimosi sulle mani, compatibili con un meccanismo di difesa, e due rossori sul volto compatibili con un pugno".
Le indagini degli inquirenti
I sospetti degli inquirenti si sono concentrati subito su Claudio Orlando, nipote della vittima. L'uomo è stato visto da alcuni testimoni lasciare la casa dello zio il 5 dicembre, giorno del delitto, ma Claudio ha sempre detto che in quel momento lo zio era ancora vivo. Il movente dell'omicidio sarebbe, come spesso succede, il denaro. Orlando era disoccupato e non poteva permettersi il fitto di un appartamento, e per questo motivo da settembre si era trasferito a casa della vittima. Ma i rapporti tra zio e nipote in breve tempo erano diventati ingestibili. Il giorno dell'omicidio Antonio aveva ritirato la pensione che a dicembre comprendeva anche la tredicesima. L'ipotesi avanzata dagli investigatori è che Claudio avesse chiesto dei soldi allo zio, e di fronte al suo rifiuto lo avrebbe ucciso.
Le prove a carico di Claudio Orlando
Due sono le prove che hanno incastrato Claudio Orlando, che comunque si è sempre dichiarato innocente. Gli inquirenti ritengono che Claudio, dopo aver lasciato il paese, avrebbe usato il cellulare dello zio inserendo la propria scheda. Inoltre nella sua valigia è stato ritrovato l'orologio che apparteneva ad Antonio Tucci, oltre ad altri oggetti rubati dallo stesso appartamento. Claudio non ha mai collaborato con gli inquirenti e dopo il delitto ha provato a far perdere le sue tracce scappando a Roma dove è stato arrestato.
Il processo a Claudio Orlando e la sentenza
Nel settembre del 2017 termina il processo di primo grado a Claudio Orlando, e nonostante nell'arringa finale il suo avvocato difensore abbia sottolineato ancora una volta l'innocenza del suo assistito e la natura indiziaria del processo, la Corte d'Assise di Grosseto, accogliendo le richieste del sostituto procuratore Giuseppe Coniglio, riconosce l'imputato colpevole di omicidio aggravato e rapina aggravata e lo condanna all'ergastolo.
Nel novembre del 2018 la pena viene ridotta in appello a 30 anni. I giudici di Firenze non ritengono che Claudio Orlando abbia ucciso Antonio Tucci per soldi. Il furto della pensione non sarebbe il movente dell'omicidio, da qui l'eliminazione dell'aggravante e la riduzione della pena.