Se la Warner Bros. verrà venduta Hollywood cambierà per sempre

Paramount, Comcast e Netflix sono le compagnie che, al momento, hanno fatto delle offerte non vincolanti per l'acquisizione di Warner Bros. Discovery.

La torre della Warner Bros a Burbank

Bisogna concentrarsi solo su ciò che può essere controllato e non su "tutte quelle ipotesi teoriche perché è solo una perdita di energie". Quella che avete appena letto non è una massima presa da un qualche post motivazionale che abbiamo intercettato sui social. È una considerazione fatta da un signore chiamato Casey Bloys. Bloys si guadagna il suo (supponiamo) lauto stipendio lavorando come responsabile dei contenuti per HBO e le parole di cui sopra sono state pronunciate qualche giorno fa nel corso di un meeting sulla presentazione dei programmi.

Circostanza in cui si è anche ritrovato a dover fare presente ai vari team del gruppo di non dedicare troppe attenzioni a tutto quello che, online, si sta dicendo sulla casa madre Warner Bros. Discovery e quello che potrà essere o non essere il suo destino.

David Zaslav Warner Ceo
David Zaslav, il CEO di WarnerBros Discovery

Quello che è certo è che se la Warner verrà venduta, quello sarà il momento in cui Hollywood cambierà definitivamente, almeno fino alla prossima rivoluzione che avverrà chissà come, chissà quando. Che sia un periodo magmatico per l'industria dell'intrattenimento è risaputo e ne parliamo continuamente anche sulle pagine di Movieplayer. Gli effetti deleteri del Covid sul mercato, la marginalizzazione dell'esperienza cinematografica nella vita delle persone, la concorrenza di internet, dei social, dei videogiochi, la pervasività di uno streaming che leva pubblico al cinema pur diventando ogni giorno più costoso e simile alla Tv lineare e cavo di un tempo, il dibattito intorno all'IA e alle sue applicazioni in ambito cinetelevisivo...

In tutto questo s'inserisce la possibilità che la Warner finisca acquisita da un'altro gruppo per la quarta volta nel giro di dieci anni. Prospettiva, questa, che al netto delle esortazioni fatte da Casey Bloys ai vari team della HBO, ha senza ombra di dubbio gettato nello sconforto i dipendenti delle varie sedi della major sparse negli Stati Uniti e nel resto del mondo.

Chi compra cosa?

David Zaslav, lo storico ex CEO di Discovery e già dirigente NBC, è la mente dietro l'acquisizione da 43 miliardi di dollari che, nel 2022, ha portato sotto allo stesso tetto Discovery e WarnerMedia (precedentemente di proprietà di AT&T). L'esito? Disastroso. Il titolo dell'azienda è crollato con estrema rapidità dopo il tutto, mantenendosi costantemente basso in questi ultimi tre anni fatti di tagli, svalutazioni, rebranding e ripensamenti vari ed eventuali che hanno portato questo colosso mediatico a essere il bersaglio prediletto di una potenziale nuova fusione.

David Ellison in una scena del film Giovani Aquile
David Ellison, CEO di Paramount

La settimana scorsa poi è successo che Paramount, Comcast e Netflix hanno presentato le loro offerte - non vincolanti - per l'acquisto di WarnerBros Discovery.

Queste tre realtà non hanno degli interessi in tutto e per tutto sovrapponibili e, per questo, le offerte non vincolanti di cui sopra sono relative all'acquisto totale o parziale della compagnia. La Paramount di David Ellison vuole comprare tutta la baracca (per i burattini si vedrà, dato che fusioni come questa portano, generalmente, a un elevato numero di licenziamenti). L'obbiettivo sarebbe quello di dare vita a un colosso in grado di rivaleggiare ad armi pari con i giganti del tech come Apple e Amazon che, con le loro strategie e la loro liquidità illimitata, hanno del tutto scardinato certe dinamiche di mercato sulle quali Hollywood si è retta per decenni.

Poi c'è Comcast, il conglomerato media che possiede la Universal per intenderci, che è maggiormente interessata alla divisione cinematografica e streaming, assett che le porterebbero due vantaggi non indifferenti: il rafforzamento del business digitale con il relativo incremento della library e, soprattutto, il poter sfruttare le leggendarie icone della DC Comics, da Batman a Superman e tutto ciò che sta in mezzo, in parchi a tema che si ritroverebbero a poter lavorare con un pantheon di marchi che spazierebbe da quelli interni alla Universal, passando per il Wizarding World, i franchise della Nintendo e, infine, quelli dei fumetti DC.

Ted Sarandos al See What's Netxt Event di Roma
Ted Sarandos di Netflix

Infine c'è Netflix. Condivide gli stessi interessi di Comcast, ma con finalità che chiaramente non comprendono, per ovvie ragioni, i theme park. Il colosso di Los Gatos punta a mettere le mani sulla storica libreria di titoli cinematografici e televisivi della Warner e, come vi spiegheremo fra qualche riga, sarebbe disposta a quello che, per lei, può essere definito come un cambiamento epocale.

Il partner ideale

Nel fare il resoconto della vicenda, il New York Times spiega che "ogni candidato ha presentato a Warner Bros. Discovery la propria proposta spiegando perché sarebbe il partner ideale". Quella di Comcast è lapalissiana. L'unione della Universal e della Warner darebbe vita a un moloch che unirebbe due major storiche di Hollywood con ciò che ne conseguirebbe nei termini di potenza di fuoco al box-office e, allo stesso tempo, darebbe origine a un polo streaming di estremo rilievo con la fusione di Peacock e HBO Max.

Quella di Netflix può essere definita come il plot twist che non t'aspetti. Sarandos and co avrebbero già detto in maniera netta e chiara che, se l'operazione dovesse concretizzarsi, i film della Warner continueranno regolarmente a uscire al cinema. Sarebbe un cambiamento epocale per un'azienda che, da sempre, fa dello streaming il suo core business e che sfrutta la sala solo per far sì che le sue pellicole di punta possano essere prese in considerazione per la stagione dei premi.

Paramount, come dicevamo prima, punta tutto sulla creazione di un'entità "larger than life". Questo il succo delle offerte non vincolanti che saranno seguite da un secondo round. Quello della definizione dei dettagli, quello in cui verrà chiesto ai potenziali acquirenti se intendono presentare offerte finali e vincolanti. Un processo che potrebbe concludersi entro la fine di dicembre anche se poi, naturalmente, si avvierà un iter di verifiche normative che potrebbe durare anche più di un anno.

Il ruolo di Donald Trump

Come già accaduto ai tempi della fusione fra la Disney e la Fox (ma anche dopo che l'AT&T ha venduto la Warner a Discovery9, se la cosa si trasformerà in realtà. partirà tutto un processo di verifiche con lo scopo di determinare se quest'operazione andrà a configurare una qualche forma di monopolio. Verifiche che verranno fatte sia negli Stati Uniti che in Europa con modalità differenti.

Donald Trump nell'atto di imbracciare un fucile
Donald Trump

Dalle nostre parti tendiamo a essere un po' più rigidi in materia e le eventuali simpatie hanno un ruolo meno smaccato. Già, le simpatie. Sono proprio quelle che potrebbero dare una spinta in più all'offerta che arriverà dalla Paramount. Ci spieghiamo meglio. La nuova Paramount è il risultato di un'altra recente fusione, quella con la Skydance di David Ellison. Figlio di quel Larry Ellison che è co-fondatore di Oracle nonché uno dei cinque uomini più ricchi del mondo.

Se a tutto questo unite anche il fatto che Ellison Sr è un convinto sostenitore di Donald Trump capirete perché la strada potrebbe essere in discesa per il figlio David. Ormai il confine tra Casa Bianca, Dipartimento di Giustizia e altre istituzioni governative è praticamente inesistente. Ellison Jr però non potrà fare affidamento solo sul patrimonio del padre che supporterà la mossa senza però avere l'intenzione, secondo le fonti citate dal New York Times, di assicurargli fondi illimitati.

Donald Trump
Di nuovo il Presidente Trump

Paramount dovrà quindi appoggiarsi ad altri partner come il fondo d'investimento RedBird Capital Partners e sarebbe già in fase di contatti preliminari con alcuni fondi sovrani mediorientali da far salire a bordo della cordata finanziaria. Tutto è più problematico per Comcast. Non è un mistero che Trump nutra una certa antipatia nei confronti di MSNBC, di Seth Meyers, il conduttore del late night show di NBC e verso lo stesso CEO della compagnia, Brian Roberts.

E Netflix? Un disastro, secondo James Cameron

La posizione di Netflix, dal punto di vista politico, appare meno influenzata da fattori esterni, ma, secondo quanto riportato da Bloomberg, avrebbe colpito molto David Zaslav durante una cena privata che si sarebbe tenuta a casa sua. Proprio per l'impegno dichiarato a portare le pellicole Warner in sala.

Eppure c'è chi pensa che la prospettiva di vedere una major storica come la Warner nelle mani di Netflix sarebbe, senza tanti giri di parole, un disastro e le assicurazioni dell'azienda fumo negli occhi. Parliamo del "re del mondo" James Cameron che, ospite del podcast di Matthew Belloni, ha spiegato di tifare proprio per la Paramount specificando però che qualsiasi altro studio andrebbe bene. Tutti a eccezione di Netflix. "Secondo me, la scelta più sensata sarebbe Paramount" spiega il filmmaker "L'idea di un'acquisizione da parte di Netflix, invece, sarebbe un vero disastro. Mi spiace, Ted, ma davvero... Sarandos è arrivato perfino a dichiarare che il cinema è finito. Testuale: "il cinema è morto".

James Cameron
James Cameron sul set del secondo Avatar

Cameron non si fida minimamente della promessa fatta dal colosso di Los Gatos. Quella di rispettare la tradizionale distribuzione theatrical dei film Warner. Il papà di terminator e Avatar, scoppiando a ridere, ha detto: "È solo un'esca per ingenui. 'Faremo uscire il film per una settimana, dieci giorni. Così potremo proporre il film per gli Oscar'. Per me è tutto marcio alla base. Un film va pensato come film da sala, e gli Oscar non hanno alcun valore se non rappresentano davvero il cinema. Credo che l'Academy sia stata ormai cooptata, ed è una cosa terribile".