Un lungo, lunghissimo applauso ha accolto Gorō Miyazaki (figlio del maestro Hayao), regista e direttore creativo del Ghibli Park in Giappone, che è arrivato qui al Festival di Cannes per ritirare la Palma d'Oro Onoraria che la manifestazione ha deciso di attribuire non ad un singolo artista, come di consueto, ma ad un intero studio. E l'entusiasmo del pubblico si è fatto sentire forte, tanto che il composto Gorō si è sciolto in più di un sorriso commosso davanti ad una sala gremita che si prodigava in rumorose ovazioni.
Non si può, infatti, negare che titoli come Il mio vicino Totoro, Il Castello Errante di Howl, La città incantata, Porco Rosso e tutti gli altri - che non citiamo solo per non rendere questo articolo eccessivamente prolisso - hanno fatto parte della vita di appassionati, cinefili e non solo, in quanto storie immaginifiche e potenti in grado di comunicare agli adulti, come ai bambini, con semplicità portando con sé una poesia che permea ogni aspetto delle opere, dalla scrittura all'estetica.
Durante la cerimonia anche un messaggio registrato da Hyao MIazaki e Toshio Suzuki, fondatori dello studio insieme ad Isao Takahata. Suzuki ha ringraziato tutti, per il prestigioso riconoscimento, sottolineando come loro, impossibilitati a venire in Francia, avrebbero delegato a Gorō il compito di prendere tra le mani la Palma d'Oro. Nel corso di questo discorso il maestro Miyazaki ha mantenuto il suo solito algido contegno, limitandosi a rispondere a questa affermazione con un divertito: "Povero ragazzo!", rassicurando tutti sul non aver perso la sua rinomata capacità di assestare battute taglienti.
Il ritorno di Totoro
"Questo premio è un onore non solo per lo studio ma per tutti i fan e gli amanti dello Studio Ghibli nel mondo. Grazie!" È con queste parole che Miyazaki figlio ha tenuto il premio tra le mani prima della proiezione di quattro corti inediti al di fuori del Museo Ghibli di Mitaka. Sono stati infatti proiettate quattro brevi storie ideate da Hayao Miyazaki che fino ad ora hanno fatto parte della programmazione che il museo offre esclusivamente ai visitatori. Un'occasione unica, quindi, per un'immersione straordinaria nell'immaginario che tanto nel corso degli anni abbiamo amato.
Nella prima storia, infatti, abbiamo rincontrato uno dei personaggi più conosciuti e apprezzati: il tondo e morbido Totoro. Il corto mostra la piccola Mei che mentre è in giardino a mangiare una caramella fa un'incontro inaspettato: un cucciolo di Gattobus, incuriosito, le si avvicina rimanendo intrappolato in casa. Dopo questo incontro tra il piccolo e la bambina si instaurerà un'amicizia che la porterà a conoscere anche gli altri membri della famiglia di peculiari spiriti, nonché a riabbracciare l'amato Totoro. La vicenda che sembra a tutti gli effetti un sequel de Il mio vicino Totoro, è tanto tenera quanto divertente, ricordando allo spettatore quell'innocenza e tenerezza che contraddistingueva il lungometraggio.
Altri corti inediti
Anche gli altri corti, scritti e diretti da Hayao Miyazaki con le musiche di Joe Hisaishi, non hanno deluso le aspettative: House Hunting (Yado-sagashi), Mr. Dough and the Egg Princess (Pandane to Tamago-hime) e Boro il bruco (Kemushi no Boro), sono dei piccoli gioielli in animazione, frammenti di creatività e poesia che parlano di rispetto, scoperta e meraviglia in un mondo che può far paura ma rimane ancora tutto da scoprire, tra visibile e invisibile, storia e folklore, realtà e immaginazione. Davanti a questo ci sentiamo sempre come bambini, ci lasciamo cullare dalle storie, ne assorbiamo il significato sentendoci in qualche modo al sicuro. È questa la forza dello Studio Ghibli e, proprio per questo, per concludere questo pezzo prendiamo in prestito le parole del regista e giurato Juan Antonio Bayona, addetto a consegnare la palma: "Grazie per aver reso le nostre vite più saporite e sicuramente migliori."