È un film dichiaratamente autobiografico quello che Paolo Sorrentino ha realizzato e che ha vinto due premi all'ultimo Festival di Venezia, tanto da rendere naturale la scelta di rappresentare l'Italia ai prossimi Oscar. Il ritorno in sala, dopo l'esperienza della serie tv, ha permesso al regista napoletano di essere riscoperto da un pubblico che non smette di riconoscerne il talento. Proprio per questo motivo appare doveroso riscoprire alcuni dei suoi film passati, disponibili su Infinity all'interno della collezione "Cinema di qualità". E non poteva esserci definizione migliore per descrivere tre film che hanno portato Sorrentino al di fuori dei confini italiani, dirigendo un cast di attori internazionali o stringendo per le mani l'agognata statuetta dorata per il Miglior film straniero. This Must Be The Place, La grande bellezza e Youth - La giovinezza, a rivederli ora, acquistano un significato maggiore, trovando la loro giusta posizione all'interno della filmografia di Sorrentino e costituendo una trilogia tematica. Tre storie con protagonisti diversi che, però, trovano alcuni elementi in comune. Diamo avvio a questa riscoperta del suo cinema tra rockstar, bellezza e giovinezza.
This must be the place
Primo film in lingua inglese di Paolo Sorrentino, This must be the place vede come protagonista un fenomenale Sean Penn nei panni dell'ex rockstar Cheyenne. Capelli neri spettinati, occhi truccati e rossetto sono elementi essenziali dell'immagine che Cheyenne non riesce ad abbandonare, nonostante la sua vita sia ormai lontana dal palcoscenico. Sposato con la moglie (la tre volte premio Oscar Frances McDormand) che vorrebbe rivederlo sulle scene, Cheyenne è tuttavia apatico, nascondendo non troppo bene una depressione causata da una crisi identitaria. Forse il senso di colpa per essere in realtà una popstar e non una vera rockstar, di non essere un genio al pari di David Byrne (presente in un cameo), di aver spinto indirettamente, con i testi delle sue canzoni, al suicidio di due giovani fan, lo sta divorando. La morte del padre lo spinge a intraprendere un viaggio di espiazione dai sensi di colpa, alla ricerca di una nuova serenità. Nonostante sia una persona adulta, Cheyenne sembra rimasto un bambino, incapace di accogliere lo spettro delle responsabilità. È una giovinezza che Cheyenne non riesce ad abbandonare quella che lo caratterizza e che lo obbliga, finalmente, a cambiare. I finali dei film di Sorrentino rappresentano l'apice del racconto, la scena dove tutto acquista un senso conclusivo ed epifanico. In This Must Be the Place, la nuova identità di Cheyenne, il suo nuovo look sarà l'inizio della sua nuova vita. Il bambino è finalmente diventato un adulto.
La grande bellezza
L'apatia è presente anche nel personaggio iconico di Jep Gambardella, protagonista interpretato da Toni Servillo ne La grande bellezza, film del 2013 che ha consacrato Sorrentino definitivamente. Sotto la musica house, le feste sui tetti di Roma, la compagnia di persone che sembrano smarrite e alla continua ricerca del loro posto nel mondo (ricerca che tendono a sotterrare sotto la musica e i balli), si compie un percorso del protagonista alle prese con la bellezza e le stranezze della città eterna che non riescono comunque a dargli ispirazione. Jep sarebbe uno scrittore, se non che vive dentro una crisi creativa da cui non riesce a trovare uscita. Sarà ancora una volta la morte, quella di Elisa, primo e vecchio amore di Jep, a dare avvio a una rivisitazione della propria vita. Un viaggio, come quello di Cheyenne, che serve a sbloccarsi da quell'assenza di stimoli e ritrovare la propria fiamma di vita, troppo soffocata dalla depressione. La giovinezza qui appartiene al mondo della memoria, quella dell'estate in cui Jep ha conosciuto Elisa. "Le radici sono importanti": anche in questo caso l'epifania arriva alla fine del film provocando una riscoperta di sé stesso. Jep è ben più adulto di Cheyenne, la sua è un'apatia dovuta alla mancanza di stimoli che, al momento del suo sessantacinquesimo compleanno, non riesce ad avere. I ricordi stimoleranno in lui di nuovo le emozioni a lungo mancate. Jep è pronto a scrivere un nuovo libro.
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Youth - La giovinezza
Sembra una ripetizione, ma anche in Youth - La giovinezza il protagonista principale soffre di apatia e depressione. Dopo il bambino Cheyenne e l'adulto Jep, stavolta è il turno dell'anziano Fred (Michael Caine) a trascorrere le sue giornate senza grossi stimoli. Direttore d'orchestra in pensione, Fred passa le sue vacanze sulle Alpi svizzere, vivendo giornate tutte uguali rifiutando addirittura l'invito da parte della Regina d'Inghilterra di dirigere un'orchestra per il compleanno del Principe Filippo. Al suo opposto, l'amico Mick (Harvey Keitel) regista pieno di vita ed entusiasmo che si appresta a girare il suo "testamento artistico", un ultimo film che sta scrivendo con dei giovani sceneggiatori. La visione del mondo di questi due amici ormai al crepuscolo della loro vita si scontrerà con quella delle nuove generazioni. Anche in questo caso, sarà la morte a smuovere il protagonista e a convincerlo a tornare sui propri passi a compiere l'arte che è in grado di fare (quello che i familiari e i fan volevano da Cheyenne e che Jep ricercava per tornare a scrivere). Proprio l'atto creativo, per Fred tornare a dirigere le sue "Canzoni semplici", farà riacquistare a sé stesso la giovinezza perduta. Quella stessa giovinezza così essenziale e preziosa per tutti i personaggi dei film di Paolo Sorrentino.