Ci siamo! Mancano pochi giorni alla nuova edizione degli Academy Awards, comunemente chiamati Oscar! E come ogni anno il mese di gennaio è dedicato ai pronostici, alla visione dei film nominati e alle conversazioni tra cinefili che si dividono in bonarie tifoserie per vedere il loro film preferito trionfare nella nottata delle stelle al Dolby Theater di Los Angeles. E rimanere puntualmente delusi. Perché sì, ogni anno sembra che il premio al miglior film vada al titolo meno meritevole del lotto e anche quest'anno, da come si sono divisi i premi dei sindacati, i Golden Globe e i premi della critica, sembra che il film che avrà il proprio titolo stampato sulla statuetta più ambita non sia proprio il più bello. Perché l'Academy premia sempre il film peggiore? Quale mistero si nasconde dietro queste scelte? Scopriamolo insieme!
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Un voto preferenziale per sconfiggerli tutti
In realtà, non c'è nessun mistero da svelare perché, almeno per quanto riguarda il sistema di voto, tutto è dichiarato alla luce del sole. L'Oscar al miglior film viene votato da tutti i membri dell'Academy attraverso un sistema di voto preferenziale che, da un paio di anni, ha sicuramente mescolato le carte in tavola dando un brivido di imprevedibilità in più. Infatti, attraverso questo sistema, non viene votato un solo film, ma tutti i nominati della categoria che vengono elencati in base alla preferenza del singolo votante e, in base alla posizione che occupano, ricevono un punteggio. Facendo un esempio estremo potremo dire che un film che si piazza alla seconda posizione di preferenza per tutti i membri votanti avrà più possibilità di vittoria rispetto a film diversi in prima posizione. Si tratta quindi di una vittoria in base alla pura preferenza comune di tutti i membri dell'Academy e non di una decisione comune. Questo non risolve il problema maggiore che ci siamo posti all'inizio: perché mai bisognerebbe preferire un film come Green Book rispetto a Roma?
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La parola d'ordine è qualità
Preferiscono Moonlight a La La Land o Il caso Spotlight a Revenant - Redivivo: questi membri dell'Academy sembrano non amare le vere opere di qualità. Sarebbe lunghissima la lista degli "scippi" nel corso degli anni che hanno portato nell'albo d'oro titoli meno meritevoli di altri. Bisogna sottolineare, però, come ogni edizione degli Oscar faccia una storia a sé. Sarebbe impossibile e anche ingiusto considerare tutto in un unico calderone scientifico dove esistono delle leggi ferree e rispettate. Gli Oscar si basano soprattutto sullo zeitgeist e questo, si sa, cambia di anno in anno e anche di mese in mese. Spesso e volentieri accade che film considerati frontrunner durante il mese di settembre si sgonfino di popolarità con l'arrivo a dicembre di altri film che ne rubano la scena. È bene ricordare che gli Oscar sono (anche) campagne marketing, pubblicità e popolarità, d'altronde rimangono una cerimonia pop trasmessa su uno dei maggiori canali generalisti della tv americana. Proprio il contesto americano è essenziale e imprescindibile per interpretare al meglio la questione della qualità.
Al netto di possibili importanti esclusi al momento delle nomination, bisogna ammettere che la qualità è presente in ogni film in gara sia che si tratti di un film più commerciale sia che si tratti di un film d'autore e che questa è definita non solo dalle caratteristiche tecniche come la fotografia, la regia, il montaggio o le interpretazioni, ma anche dal contenuto secondo parametri che riguardano la cultura americana. Il premio al miglior film, inoltre, premia i produttori, a dimostrazione che si può anche premiare il coraggio di affrontare un determinato tema, l'innovazione o il messaggio politico che il film contiene. La definizione di "Miglior Film" diventa sfuggente, si può scontrare con i gusti soggettivi, ma paradossalmente con l'assegnazione del premio carica il film eletto sottolineandone la qualità. E, in definitiva, non bisogna dimenticare che si tratta di un gioco.
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Vogliono solo vedere il mondo bruciare
Succede ogni anno: il film che diventa il favorito nella gara si attira prevedibili critiche, molto spesso gratuite, che tendono a ridimensionarne il fenomeno come se, attraverso i social network, avessimo il potere di influenzare i pareri di migliaia di membri dell'industria. Non importa se il film è un'esperienza cinematografica o un intimo ritratto di impianto teatrale, ogni anno c'è sempre qualcosa che vale di più. Accade nel cinema come nel calcio e, purtroppo, accade anche nella vita reale dove si tende a provare invidia nei confronti del vincitore. Invidia che prolifera in un mondo dove si cerca di apparire unici, rari, influencer e dove i giudizi avvengono rapidi in 140 caratteri e senza sfumature. Sembra di assistere a un'eterna lotta senza satira o ironia tra Fantozzi e Riccardelli dove si usano solo gli aggettivi "assoluti" o "pazzeschi". Ci chiediamo, quindi, se il problema non sia riguardante la qualità dei singoli film nominati ma su ciò che riteniamo essere il cinema di qualità.
Al di là dei gusti soggettivi, delle conoscenze tecniche e del background culturale che divide europei e americani, è la scelta di considerare (o vedere) la qualità solo in una certa tipologia di cinema con cui dobbiamo scontrarci. In realtà, non esistono film peggiori o migliori. Esistono film diversi. Accettando che il cinema è un'arte inclusiva dove convivono Terrence Malick e Bombolo e che entrambi possono accompagnare le nostre emozioni, i nostri umori, faremo prima di tutto un favore a noi stessi perché significherebbe trovare molta più qualità di quella che sembra esserci e riuscire nell'unica cosa che conta: amare il buon cinema.