I manga e (la) Gente: 40 anni dopo Harlock e Goldrake siamo ancora a questo punto?

Pochi giorni fa una risposta alquanto discutibile del direttore del settimanale Gente alla missiva di una lettrice ha scatenato una nuova polemica sui manga e sul grande successo che stanno avendo, soprattutto sul pubblico più giovane. Cerchiamo di capire meglio le ragioni dietro la diffidenza che ancora circonda quelli che, al momento, sono tra i prodotti editoriali più venduti al mondo.

I manga e (la) Gente: 40 anni dopo Harlock e Goldrake siamo ancora a questo punto?

L'incipt della vicenda sembrerebbe quasi un episodio dei Simpson: una mamma preoccupata, Rosanna di Roma, scrive al direttore di un settimanale di successo, Gente, esprimendo tutto il suo disagio di fronte all'inspiegabile, per lei, mania dei figli nei confronti di questi cosiddetti "manga", fumetti giapponesi che - raccapriccio - addirittura "si leggono al contrario".
Accoratamente chiede al Direttore come indirizzare i figli verso letture più consone e rispettabili, solo per sentirsi rispondere che, ahilui, anche il Direttore ha lo stesso problema e condivide le medesime angosce della sua lettrice di fronte a questa evidente deviazione dalla normalità dei rispettivi pargoli, a cui non sa come porre rimedio.
Come direbbe Ned Flanders: "Acciderbolina!".

Dalla parte dei genitori

Goldrake Ufo Robot Cover

Resistiamo all'impulso di fare della facile ironia e proviamo invece ad affrontare la questione in maniera più scientifica, se ci passate il termine, per capire perché questa polemica sui manga (e, per estensione, anche sugli anime) ci accompagna fin dalla prima apparizione, nella Rai degli anni '70, di Goldrake.
La premessa fondamentale è che i manga e gli anime sono il prodotto di un Paese e di una cultura che sono profondamente diversi da noi. Nonostante negli anni il Giappone si sia progressivamente sempre più "occidentalizzato" e che, dall'altro lato, sempre più occidentali abbiano imparato a conoscere meglio il paese del Sol Levante, rimane il fatto che stiamo parlando di un mondo ancora molto distante dal nostro.
Scuola, lavoro, lingua, abitudini, usi e costumi... l'impatto con il modo di vivere e pensare giapponese, per chi non lo conosce, può effettivamente essere straniante e il fatto che, per esempio, il loro senso di lettura sia invertito rispetto al nostro (in Giappone si legge dall'alto al basso, da destra verso sinistra) è solo la punta di un iceberg che, in alcune circostanze, può diventare davvero titanico.
Chi negli ultimi 40 anni è cresciuto leggendo fumetti giapponesi e guardando i cartoni animati in TV ha imparato, almeno in qualche misura, ad accettare e perfino apprezzare queste differenze culturali.
Ma sarebbe un grave errore dare per scontato che tutti abbiano avuto le medesime esperienze. Ed è perfettamente legittimo, per chi di Giappone non conosce nulla, rimanere sconcertato di fronte a una società e a una cultura molto diverse dalla nostra. E, da che mondo è mondo, quello che non conosci fa paura.
A meno che qualcuno non te lo spieghi, non te lo racconti, non lo "decodifichi" in modo da renderlo gestibile, accettabile se non addirittura affascinante.
Si tratta di un processo che quelli della "generazione Goldrake" e molti delle generazioni successive hanno compiuto spesso in autonomia, sorretti solo dalla fascinazione che i fumetti e i cartoni animati della loro infanzia avevano suscitato in loro.

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Per scoprire, a quel punto, un Paese incredibilmente ricco di bellezza, fascino e contraddizioni, con un'industria culturale - appunto - molto sviluppata e capace di produrre a ritmo continuo e mantenendo anche un buon livello medio, se non occasionali perle.
Soprattutto, hanno scoperto che in Giappone fumetto e animazione, manga e anime, non sono un "genere" relegato a un pubblico infantile o alle famiglie, ma un "mezzo" con cui gli autori raccontavano storie di ogni tipo, rivolte a ogni possibile target, dal bimbo in età prescolare che sta imparando a leggere e scrivere fino all'impiegata di banca di mezza età amante delle storie forti, passando per tutte le declinazioni possibili nel mezzo.
Ma, dall'altra parte, rimane un considerevole numero di persone che questo passaggio non l'ha vissuto. Che, anzi, è rimasto solo intimidito, preoccupato se non infastidito, da questa valanga di "roba strana e potenzialmente pericolosa" che ha impattato sul nostro Paese. Pericolosa perché, appunto, differente da quello a cui si è abituati. Se l'idea generale (grazie, Disney!) è che i cartoni animati e i fumetti siano "roba per bambini", quando ci si trova di fronte a qualcosa che evidentemente per bambini non è, che sfugge alle classificazioni a cui si è abituati, e che oltretutto è ovunque, a quel punto un genitore è legittimamente preoccupato e vorrebbe "salvare" i propri figli.

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Tre Adolf Tezuka 01 1

Fin qui, è tutto corretto.
C'è un mondo che - comunque e nonostante tutto - è ancora un mondo "altro", c'è una comprensibile diffidenza di chi questo strano, invasivo mondo non lo conosce ed è preoccupato dal fascino che questi prodotti esercitano sui più giovani, e si vorrebbe fare qualcosa per impedire potenziali danni.
La lettera della signora Rosanna esprime una preoccupazione che, agli occhi più smaliziati, può apparire banale e perfino ridicola, ma in realtà è comprensibile, giustificabile e degna del massimo rispetto.
Una madre vede i suoi figli appassionarsi a qualcosa che, a parte costar soldi, lei non conosce e che ai suoi occhi sembra troppo strana rispetta alla normalità.
E vorrebbe sapere che cosa fare, vorrebbe rassicurazioni sul fatto che c'è modo per riportare i figli "sulla retta via".
Appunto: fin qui, ci sta.
Quello che non è corretto è il tono della risposta del Direttore.
Di una figura che dovrebbe mostrare più maturità, più consapevolezza, conoscenza e rispetto nei confronti della Cultura in generale e nei confronti di tutti i prodotti culturali e d'intrattenimento visto che, per dire, è il responsabile proprio di uno di quei prodotti, che letteralmente si occupa di cronaca e approfondimenti relativi a quella stessa industria culturale, gossip sulle celebrità inclusi. Se per una madre preoccupata è legittimo non sapere nulla della passione dei propri figli e chiedere aiuto, per una persona che ha fatto della comunicazione la propria professione rispondere con supponenza e superficialità, anche facendo di tutta l'erba un fascio, è, nella nostra modesta opinione, un grave errore.
Evidentemente il nuovo Direttore di Gente, sia nella scelta della lettera da pubblicare che nella risposta data, ha preferito mandare un messaggio politico, per così dire, e cavalcare l'onda dello sdegno benpensante nei confronti di questi "giornaletti" che, per inciso, in questo momento vendono tantissimo.
E sì, ovviamente le due cose sono correlate: evidentemente il fatto che i manga siano ormai stabilmente in cima a tutte le classifiche di vendita editoriali, scavalcando romanzi, saggi e biografie varie, ha urtato la sensibilità di molti, se vogliamo metterla così. Invece di onorare il suo compito di informare, di spiegare e raccontare la realtà - anche una realtà diversa dalla propria, per quanto possa essere impegnativo -, il Direttore ha preferito unirsi al coro un po' (tanto) qualunquista del: "Che tempi, signora mia! Che tempi".
Lo stesso atteggiamento arrogante che ha già portato alla discutibile pratica (diciamo "discutibile" perché "oscena" è poco politicamente corretto) di intervenire pesantemente sulle opere originali tagliando, censurando, adattando e sovvertendo, spesso senza nessun reale criterio, pur di "disinnescare" potenziali minacce alla salvaguardia dei poveri spettatori innocenti. Più facile, più comodo. Sempre e comunque sbagliato.

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Che fare?

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La polemica sulla "dannosità" di manga e anime ci accompagna da decenni. Alzare barricate, da un lato e dall'altro, non serve a nulla.
Anime e manga sono una parte integrante dell'immaginario collettivo da decenni, e tutti i segnali (streaming, globalizzazione, eccetera) indicano una tendenza all'aumento della loro presenza nelle nostre vite.
Così come è comprensibile rimanere perplessi, a esser gentili, di fronte a qualcosa di così diverso dalle nostre abitudini.
Riteniamo che la domanda della lettrice di Gente meriti una risposta consona e, quindi con la massima umiltà, ne proponiamo una.

"Cara Rosanna, comprendiamo i suoi dubbi e per quanto possibile vorremmo tranquillizzarla. Per cominciare è già apprezzabile e lodevole che i suoi figli leggano. In un Paese che scivola sempre di più verso l'analfabetismo di ritorno, in cui si legge troppo poco, dovrebbe già essere per lei motivo di vanto che i suoi ragazzi coltivino una passione come la lettura, in qualunque forma. Sul fatto che leggono manga, poi, non si preoccupi: come i suoi figli le spiegheranno volentieri (o come lei stessa vedrà, se prova a fare qualche veloce ricerca), si tratta di fumetti che spaziano attraverso tutti i generi e i temi, da quelli più piacevoli per passare qualche ora e svagarsi a quelli più complessi, impegnativi e adulti. Come succede per i romanzi in libreria potrà trovare sia avventure divertenti e magari un po' piacevolmente banalotte, sia grandi Opere, ormai apprezzate e pluripremiate dai critici di tutto il mondo. Si tratta sempre di una questione di scelta e gusti. E per i fumetti, che sono ugualmente letteratura sia d'arte che d'intrattenimento, vale lo stesso principio. Se vuole stupire i suoi figli, per esempio, gli consigli di leggere un capolavoro come La storia dei tre Adolf di Osamu Tezuka, o le opere di Riyoko Ikeda, che mescolano sapientemente storia e melodramma (sa quanto è utile Lady Oscar alle interrogazioni sulla Rivoluzione francese?), o anche autori più moderni come Inio Asano o Shuzo Oshimi, che raccontano con efficacia temi complessi e universali come l'adolescenza, il rapporto con se stessi e gli altri, a volte anche il disagio e le problematiche dei giovani in un modo che loro sentono più vicino e sincero. Così come c'è solo l'imbarazzo della scelta se i suoi figli preferiscono un po' di sano intrattenimento con avventure, combattimenti, mostri ed eroi per passare qualche ora di sanissimo svago leggendo, bontà loro. Ce n'è, davvero, per tutti i gusti e per tutte le età, e le basterà un minimo di confronto con loro, e giusto un po' di legittima supervisione da mamma, sia per avvicinarsi al loro mondo e così guidarli meglio, sia per scoprire a sua volta, magari, la cultura ricca e affascinante che c'è dietro questi manga. Anche se si leggono al contrario (e, comunque, ci creda: ci si abitua molto velocemente)."