Una sezione in fermento vorticoso, quella denominata Panorama, a Berlino 2006. Ricca, varia, spiazzante e dalle molteplici identità per un edizione che conta numerosi titoli di grande interesse. Dall'ultima improvvisa e sconosciuta opera di Takashi Miike (che continua fortunatamente a girare film sorprendenti con un ritmo assolutamente incredibile, anche dopo essere diventato autore di culto assoluto in tutto l'Occidente)al nuovo film di Neil Jordan , senza dimenticare il nuovo Michel Gondry, alle prese con un documentario ed il ritorno di Keith Fulton e Luis Pepe, il cui Lost in La Mancha iniziò il proprio cammino fortunato proprio da queste parti.
Ma andiamo con ordine, anche minimo. Numerosa la selezione di film tedeschi; d'altronde la sezione è sempre stata vetrina per il cinema nazionale. Di certo butteremo un occhio su Bye Bye Berlusconi: pellicola che, non fosse altro per ciò che racconta, desta interesse dalle nostre parti (dove ovviamente non sarà distribuita). Girato in poche settimane nel corso della primavera del 2005 con soli novantamila euro di budget e senza pagare gli attori coinvolti il film narra, o meglio narrava nella sua versione originaria, la vendetta di un gruppo di terroristi sul premier italiano. Il timore delle ripercussioni giudiziarie di una simile impostazione hanno poi spinto la produzione a correggere il tiro e volgere la storia in commedia surreale eliminando i riferimenti più espliciti. Tra i titoli tedeschi, merita una menzione anche The Kick di Andres Veiel, documentarista di fama internazionale.
Titoli di maggior richiamo sono comunque tutti quelli in lingua inglese, dove si contano il nuovo Stay di Marc Forster thriller dal cast di primissimo ordine (Ewan McGregor e Naomi Watts, il già citato ritorno di Jordan con una storia drammatica e surreale dal forte vigore politico (Breakfast on Pluto ed il film di Mary Harron: The Notorious Bettie Page. Decisamente meritevoli di una citazione anche il film di apertura Snow Cake a firma di Marc Evans e prodotto da Michael Winterbottom (presente anche come regista di un documentario di finzione) , The Proposition by John Hillcoat di John Hillcoat, con le musiche di Nick Cave ed il canadese Lie With Me. In gran spolvero il documentario statunitense che conta, oltre al già citato Gondry, le opere di Katharina Otto-Bernstein e quella di Lian Lunson sulla figura di Leonard Cohen.
Non particolarmente cospicua ma non sottovalutabile anche la proposta dall' America latina. L'argentino Daniel Barman, acclamato un po'ovunque per il suo precedente L'abbraccio perduto, torna a Berlino (dove vinse il Gran premio della giuria) con Family Law una storia co-prodotta da Italia, Francia ed Argentina. Importante anche la presenza di Andrucha Waddington con The House of sand, regista di molti film di successo, questa volta accompagnato dalla musica di Gilberto Gil, per un racconto centrato su una donna che vive con i suoi tre mariti in un lontano e desolato angolo del nord-est brasiliano.
Meno numerosa che in altri anni ma decisamente accattivante la selezione orientale che oltre a contare sul nuovo già citato Big Bang Love, Juvenile A di Miike (incentrato intorno alla figura di un barista omosessuale, che reagisce in modo eccessivo alle assai più che insistenti avances di un cliente, uccidendolo) pesca dal Giappone anche Dead Run il nuovo film di Hiroyuki Tanaka, più conosciuto come Sabu. Meno presente che in precedenti edizioni e in altri super festival (basti pensare all'ultimo Cannes) la Corea del Sud, che comunque piazza addirittura sei corti e molti titoli nella sezione Forumdove l'anno scorso abbiamo scoperto il bellissimo This Charming Girl. Presente anche la Cina con il nuovo film di Zhang Yuan, drammatica epopea prodotta per l'Italia da Marco Müller per Downtown Pictures insieme a Istituto Luce in associazione con Rai Cinema e la cinese Good Tidings e già presentato all'ultimo Sundance, appena concluso.