Far East Festival 2025: da Sylvia Chang a Tsui Hark, un’edizione ricchissima

I premi alla carriera per Sylvia Chang e Tsui Hark sono solo la punta dell'iceberg di un'edizione che propone il consueto splendido spaccato del panorama del cinema orientale.

Il Far East 2025

La primavera è il momento giusto per guardare a oriente e non solo per lo splendido scenario dei ciliegi in fiore che ci offre il Giappone, ma anche per l'abituale appuntamento con il Far East Film Festival che si tiene in quel di Udine. L'appuntamento per quest'anno è dal 24 aprile al 2 maggio, con il consueto spaccato del cinema che viene dall'estremo oriente, una panoramica imprescindibile per tutti quelli che di quel mondo cinematografico si nutre con gusto e passione. La stessa passione che percepiamo nelle parole di Sabrina Baracetti, fondatrice e direttrice dell'evento, che con competenza e profondità non si è limitata a fornirci gli highlights del programma di questa edizione, ma anche la situazione che ha trovato nei paesi dell'Asia orientale che sono soliti raccontare al Far East.

Il 2025 e cosa lo caratterizza

Green Wave Scena Film
Una scena del film d'apertura, Green Wave

Raggiungiamo Sabrina Baracetti mentre nel pieno delle fasi finali dell'organizzazione del Far East 2025 e ci dimostriamo subito curiosi di cosa ha caratterizzato l'annata in corso, quella al centro dell'evento che stanno ultimando. "Come ogni anno abbiamo delle trasferte in Asia, per partecipare ai festival di Busan e Tokyo, per poi andare a Pechino. Facciamo tantissime ricerche sul campo e quest'anno abbiamo dovuto aspettare un po' di più che i nuovi film fossero completati, per cui siamo tornati dalle trasferte con un bel bottino, ma negli anni precedenti era più ampio." È stato quindi un lavoro più lungo del solito, continuato anche una volta rientrati alla base, durante il quale hanno visto "molti più film del solito, molti dei quali porti all'ultimo minuto." Anche per questo si è scelto di adottare una strategia diversa, di annunciare la line-up a inizio aprile ma incompleta, per aggiungere successivamente sia un film in competizione che uno fuori concorso.

Hear Me Our Summer Scena Film
Una scena del film coreano Hear me, Our Summer

Ma che scenario hanno trovato? "Anche l'area che analizziamo abitualmente soffre del periodo storico che stiamo vivendo tutti" ci ha detto Sabrina Baracetti, con particolare riferimento alla Corea che "prima del Covid era la cinematografia più importante al mondo con premi prestigiosi ottenuti" come è il caso di Parasite ma non solo. "Prima del Covid aveva caratteristiche diverse e vedevamo tanti film che ottenevano il consenso del pubblico", un aspetto che al Far East interessa molto, perché "mostriamo i film che realmente il pubblico va a vedere nelle sale." Ma la situazione è cambiata e la Corea è "il paese asiatico che ha fatto più fatica a recuperare dopo il Covid" con investimenti che si sono dirottati più verso la TV, mettendo da parte il cinema. "In questo momento sta arrancando, sta cercando di capire in che direzione andare."

Good Luck Scena Film
Una scena del film Good Luck

Da una parte la fatica del pubblico a tornare al cinema e il costo dei biglietti più elevato, dall'altra il potere degli influencer coreani, che sono "capaci di dirottare o indirizzare le masse in maniera molto più esplicita rispetto a quanto accade in altri paesi", Italia compresa. Con il risultato che molti investitori hanno dirottato il loro interesse verso prodotti ibridi, come i tv show che vanno molto in Corea e sono pensati soprattutto per un pubblico locale.

Una selezione che soddisfa

Upastream Scena Film
Una scena di Upstream

Ma a parte queste difficoltà, in casa Far East sono molto soddisfatti della selezione fatta e del programma che il pubblico potrà godersi a partire dal 24 aprile. Se la Corea vive un'incertezza, spopola la Cina continentale, con "un numero di produzioni cinematografiche molto elevato" e soprattutto con "temi molto forti, fortemente ancorati alla realtà della società di oggi, molto vicini alle problematiche della gente." Temi come i lavori precari raccontati in Upstream di Xu Zheng, "uno dei più belli della selezione, la storia di un ingegnere informatico che a un certo punto deve diventare un delivery man", legato a una serie di avvenimenti verificatisi in Cina, ma raccontate in un film dal gusto mainstream. Situazione che parlano anche al nostro pubblico, perché si tratta di temi che richiamano anche la nostra realtà, forse più vicina di quanto poteva essere in passato.

Cells At Work Scena Film
Una scena di Cells at Work

Ugualmente interessante la situazione giapponese, dove "l'industria è solida e con ampi spazi per nuovi registi che possono sperimentare. Accanto a grandi titoli come Cells at Work di Hideki Takeuchi, troviamo infatti titoli come il nuovo film di Shin Adachi, Good Luck, che racconta la storia di un aspirante regista, quindi anche metacinematografico." La selezione giapponese vive di "forti contrasti" ma regala grandi soddisfazioni. 


Il premio a Sylvia Chang

Daughters Daughter Scena Film
Una scena di Daugher's Dauther

Non possiamo non chiedere del premio alla carriera a Sylvia Chang, figura di spicco che "seguiamo da sempre. Ci siamo innamorato di questo film che si chiama Daughter's Daugher, un titolo taiwanese diretto da una giovane regista alla sua opera seconda, Huang Xi, abbiamo incontrato Sylvia e l'abbiamo invitata. Lei era già venuta una volta, ma era rimasta pochi giorni a Udine e non avevamo potuto instaurare un rapporto più forte. In questo nuovo film riesce a superare se stessa, e non è poco visto che si tratta di un'attrice sempre straordinaria. È bravissima anche quando è zitta e immobile, produce delle emozioni fortissime. Ci è sembrato il film con cui poter costruire un percorso un po' diverso dedicato a lei, infatti lo abbiamo affiancato a Shangai Blues, il restauro del film di Tsui Hark in cui lei era protagonista da giovanissima. Abbiamo messo insieme un film storico, un classico del suo passato, e la sua ultima interpretazione."

Una maggior consapevolezza?

Shangai Blues Scena
Una scena di Shangai Blues di Tsui Hark

Se è cambiato il mercato nel corso degli ultimi anni, è forse cambiata anche la percezione del cinema orientale da parte del pubblico? "Sicuramente è molto cambiata e c'è più spazio anche nei festival maggiori. Per esempio a Cannes le proiezioni di mezzanotte che portano cinema di genere attingono spesso alle produzioni orientali. C'è più attenzione dettata non solo dalla parte artistica, ma anche di industria. La proiezione di Train to Busan a Cannes fu un evento indimenticabile per chi c'era. C'è anche una maturità diversa nel rapportarsi al cinema asiatico e non ci sono solo i prodotti da festival, quelli pensati per far parte della line-up di un festival maggiore, ma anche film che vogliono parlare a un pubblico più ampio e che si basano sul rileggere, riconsiderare il genere."

Gli highlights del Far East 2025

The Square Scena Film
Un momento del film d'animazione The Square

Prima di salutarci non possiamo non chiedere qualche highlights dell'edizione 2025 del Far East Festival. "Sicuramente una grande scoperta sarà Green Wave, il film che aprirà il festival, firmato da un giovane autore al suo secondo film. Poi va segnalato un film malese che si chiama Next Stop, Somewhere, molto interessante. E poi il film chiusura, The Square di KIM Bo-sol, un'opera d'animazione delicatissima, che ci ha conquistati subito per il suo tratto e anche per la musica, veramente deliziosa. È una storia d'amore e crediamo molto in questo titolo." E infine, ma non certo per ultimo, "la co-produzione tra Giappone e Filippine che si chiama Diamonds in the Sand, che vede protagonista il grandissimo Lily Franky. È un film filippino, anche se per la maggior parte è ambientato a Tokyo e poi ci si sposta a Manila, ed è sicuramente uno degli highlights del festival." E noi non vediamo l'ora di parlarvene!