Il mondo può finire in tanti modi. Non c'è bisogno di epidemie, infetti e zombie perché la tua realtà cada a pezzi. Perdere qualcuno che ami può sgretolare ogni certezza, distruggere ogni motivazione, farti crollare. È quello che succede a Deacon St. John, uomo costretto a salutare sua moglie dicendole un arrivederci dal sapore di addio. In questa anteprima di Days Gone, nuovo videogioco in arrivo solo su Ps4 il 26 aprile, abbiamo deciso di partire dalla concitata sequenza introduttiva del titolo targato Bend Studio, ovvero un prologo in cui è facile mettersi nei panni del protagonista.
Senza perdersi troppo in inutili preamboli, in questo articolo parleremo di 5 motivi per aspettare Days Gone, un videogioco che ci mette subito nella prospettiva della perdita e della sopravvivenza, dandoci subito una grande motivazione per resistere. Stare al mondo per rivedere Sarah. Resistere per riprendersi quell'anello che le abbiamo donato e promesso di riprenderci.
Il tutto dentro un mondo letteralmente impazzito, messo in ginocchio da una pandemia che ha dato vita a creature aberranti come i Furiosi. Non semplici zombie, ma esseri feroci, scattanti, inarrestabili, abituati a muoversi in branchi pronti a trasformarsi in sciami letali. A bordo della sua fedele motocicletta, Deacon viene così catapultato in una vita di stenti e di scarti, dove ogni litro di benzina o tozzo di pane fa la differenza tra la vita e la morte. Open world dalla fiera matrice post-apocalittica, Days Gone si preannuncia come una delle ultime grandi esclusiva su PlayStation 4. In un mercato dominato da sequel e remastered, Bend Studio presenta con coraggio una nuova proprietà intellettuale con una serie di caratteristiche oggi andiamo ad esplorare. Ecco, allora, cinque motivi per mettersi in sella di Days Gone.
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1. Deacon, lupo solitario: un protagonista carismatico
Nessun eroe in Oregon. Niente armi scintillanti, abilità straordinarie e poteri da sviluppare. Deacon St. John è un uomo normale, pieno di debolezze, buchi neri e necessità terrene. Una scelta intelligente che crea subito una grande vicinanza tra protagonista e videogiocatore. Sulla scia di altri titoli del passato, anche Days Gone decide di non affidarsi alle abilità sopraffine di un superuomo, ma preferisce farci percepire la fatica, il sudore e la logorante sopravvivenza di una persona comune. Nonostante questo, però, Deacon è un uomo dotato di grande carisma, perché ha il tipico aspetto duro e puro del biker americano. Il fatto di appartenere a una banda di motociclisti conferisce al nostro eroe un'etica ben precisa, un codice d'onore, una morale e un senso di appartenenza che ne forgiano il carattere. Deacon è un lupo solitario, spesso costretto a sporcarsi le mani, ma non impermeabile davanti ai legami e alle relazioni per lui imprescindibili: sua moglie, i suoi amici e il suo fedele destriero a due ruote. Per quanto Deacon sembri rispettare il classico stereotipo del badass americano, Days Gone promette di ribaltare questo modello attraverso una personalità meno corazzata e quindi più accessibile.
2. La moto, un destriero a due ruote
Se, quando abbiamo parlato della moto di Deacon, abbiamo scomodato la parola "relazione", lo abbiamo fatto per motivo ben preciso. Nessuna esagerazione. Nella nostra intervista a John Garvin, autore di Days Gone, ci è stato confermato che il legame tra il protagonista e la sua motocicletta è assolutamente centrale, necessario e simbiotico. Nel corso dell'avventura, Deacon non potrà guidare qualsiasi mezzo, ma solo e soltanto la sua motocicletta che sicuramente è molto più di un semplice mezzo di locomozione. Quella sella e quelle due ruote incarnano una bella dose di ricordi, sprazzi di una vita passata e ormai dissolta, schegge di una spensieratezza perduta. Insomma, per riuscire a vivere appieno l'esperienza di Days Gone bisognerà avere cura del proprio bolide, proprio come Geralt faceva con Rutilia in The Witcher 3 e Arthur Morgan con il suo destriero di turno in Red Dead Redempion 2.
3. Un paesaggio - personaggio
Chi ha detto che i protagonisti di una storia debbano per forza respirare? Al di là della moto di Deacon, in Days Gone c'è un altro comprimario silenzioso ma fondamentale capace di rubare spesso la scena: il paesaggio. L'ambientazione del gioco è parte integrante dell'avventura, e lo è per tanti motivi. Prima di tutto bisogna ricordare la vocazione realistica del gioco, ambientato nello stato dell'Oregon, ricostruito sia nelle sui rigogliosi boschi fitti e verdeggianti, sia nelle sue poco celebri zone desertiche, pronte a brulicare di Furiosi. Attraverso uno stile artistico ben preciso, è evidente quanto in Days Gone la Natura si rifiuti di inginocchiarsi davanti all'Apocalisse, dimostrandosi sempre vitale, affascinante, semplicemente bellissima. Quasi come fosse un antidoto per l'epidemia, il paesaggio ci suggerisce sottovoce un motivo per lottare e sopravvivere. Il tutto anche grazie al meteo dinamico in cui convivono nevicate, temporali e momenti di soleggiata quiete. Un elemento non da sottovalutare se la tua fedele compagna di sopravvivenza è una motocicletta.
4. Alle origini dell'epidemia
Chi vede The Walking Dead si è ormai arreso e ha perso ogni speranza di capire come, quando e perché sia nata l'infezione che trasforma in zombi qualsiasi cadavere con il cervello ancora in ordine. Per Days Gone, per fortuna, le cose andranno diversamente. Sin dal titolo (criptico e volutamente ambiguo) si capisce che l'epidemia è qualcosa di cui tener conto, da non dimenticare mai. Così, nonostante non sia la missione principale del nostro Deacon, il desiderio di conoscere la piaga che ha dato vita agli aberranti Furiosi rimarrà un costante sottofondo pronto a martellare i videogiocatori più curiosi. Questo perché nel mondo di gioco sono stati volutamente nascosti molti indizi validi come premio per tutti quelli che avranno il tempo, la voglia e la pazienza di indagare sull'atroce questione.
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5. Nemici ovunque
Le grandi narrazioni post-apocalittiche ci insegnano sempre una cosa: non esiste mostro peggiore dell'essere umano. Laddove zombie, erranti e scherzi della natura diventano sempre prevedibili o comunque etichettabili con punti di forza e punti deboli, gli esseri umani sono sempre schegge impazzite difficili da anticipare. Tranquilli, perché in Days Gone avremo l'imbarazzo della scelta, visto che di mezzo ci sono anche animali feroci come i lupi, pronti a disarcionarvi dalla moto quando meno ve lo aspettate.
Durante la nostra sessione di gioco, infatti, abbiamo notato come il titolo Bend Studio sia abile nel creare una profonda sensazione di ansia mista a indecisione, perché in molte sessioni di giochi saremo letteralmente costretti a scegliere il male minore: infiltrarci in un accampamento umano o ripulire i dintorni dai Furiosi? Questa convivenza tra umani, animali e infetti rende Days Gone un gioco in cui non contano soltanto chilometri macinati, proiettili e forza bruta, ma soprattutto una sapiente strategia per cercare di non morire. Dopotutto, forse, c'è un amore che ci aspetta e un anello da riprenderci.