Nuove sfide e soluzioni. Punti di un interessante percorso di discussioni che si è tenuto nell'ambito delle Giornate Professionali di Cinema - Next Generation a Sorrento, un programma di discussioni che si è basato su un interessante confronto tra Francia e Italia, tra due mercati che hanno sia punti di contatto che differenze sostanziali. Una serie di panel organizzati dall'ANEC a cui hanno partecipato sia esponenti nel nostro mercato cinematografico che ospiti del panorama francese, per guardare a soluzioni concrete per risolvere alcuni dei problemi che affliggono il nostro contesto cinema, soprattutto nel post-pandemia, e le nuove sfide che si presentano al mercato nostrano e internazionale.
Punti di contatto e differenze, analogie e divergenze, perché se da una parte il mercato francese si è dimostrato più ricco (nel 2023 ha registrato 180 milioni di presenze in sala), l'Italia ha segnato un risultato positivo che riguarda la partecipazione giovane, arrivata al 42% e più elevata di quella francese. Dati da cui partire per analizzare il mercato con gli adeguati strumenti predittivi, per capire le tendenze e le loro motivazioni, come l'evidente crisi della commedia nelle nostre sale.
Un territorio di confronto a cui ci siamo dedicati anche noi con una interessante chiacchierata con i due ospiti provenienti da Oltralpe, Marc-Olivier Sebbag, Délégué général · Fédération nationale des cinémas français, e a Richard Patry, Presidente Fédération nationale des cinémas français, che ci hanno raccontato la situazione francese e soprattutto le sensazioni lasciate loro da questo percorso di confronto.
Un grande paese di cinema
"L'Italia è stata ed è ancora un grande paese di cinema" ci dicono i due rappresentanti del panorama cinematografico francese, felici per l'iniziativa messa in piedi dall'ANEC e scherzosamente rammaricati di non averci pensato loro per primi. Felici per il confronto con i colleghi italiani che ha lasciato molti spunti di riflessione interessanti. Un grande paese di cinema, in passato ma ancora oggi, che forse "manca di un po' di fiducia in se stessa" rispetto alla Francia: "abbiamo discusso di cos'è il cinema, ma soprattutto cos'è la sala cinematografica. Abbiamo parlato di come difendere le sale e dell'importanza di avere una cinema nazionale forte, per poter fare massa critica nei confronti del cinema americano che è il vero rivale."
Panel che hanno permesso un confronto e un interscambio: "Con gli esercenti italiani abbiamo confrontato i nostri sistemi, abbiamo imparato molto da loro, e spero che anche loro abbiano potuto trarre degli spunti di riflessione dall'esperienza francese, spunti che possano ispirare gli esercenti italiani a prendere delle iniziative che consentano di migliorare sempre di più."
Una regolarità fondamentale per una pratica sociale
Si arriva a questo interessante momento di confronto nel pieno di un autunno che, come lo scorso anno, si sta dimostrando positivo, dopo un'estate ha ottenuto ottimi risultati, ma anche una primavera deludente. Alti e bassi che sono fisiologici, ma anche molto netti. La situazione è simile in Francia? Si stanno immaginando soluzioni per evitare questi passaggi così bruschi? "Dopo il Covid c'è stata un incremento della frequentazione delle sale, ma è anche vero che c'è stato un problema di alimentazione del flusso di film. L'arrivo delle opere è stato in qualche modo irregolare", soprattutto per quanto riguarda i film americani e in conseguenza dello sciopero dello scorso anno. E invece "la regolarità è fondamentale, bisogna fare in modo che il pubblico non perda di vista la strada che lo conduce alla sala preferita. Perché il cinema oltre a essere una pratica culturale è anche una pratica sociale."
Per questo ci sono diversi fattori che bisogna tenere in considerazione e che bisogna tenere in considerazione, perché contribuiscono al successo della stagione cinematografica: "ci vuole l'offerta, ci vogliono i film, ma sia francesi che italiani sono persone che hanno il piacere della condivisione e della convivialità: ci si riunisce, si chiacchiera, si ama conversare e c'è bisogno che il cinema rimanga sempre tra gli argomenti di conversazione, che si abbia il piacere di parlare di un film che si è visto, di un concerto a cui si è appena stati, e poi che si parli di cinema nei media, in occasione come questa, ma anche al bar, in ufficio, nei negozi, a scuola. Parlare di cinema come di una cosa naturale."
Parlare di cinema, essere accolti dal cinema
Non dimenticare la strada per andare al cinema, ma essere anche accolti una volta che ci si arriva. Un aspetto altrettanto fondamentale è il processo di modernizzazione delle strutture, quelle che Sebbag e Patry chiamano "premiumizzazione", che si sta verificando anche nel nostro paese. "Oggi il pubblico può guardare i film su tantissime piattaforme e su tantissimi dispositivi diversi, sulla televisione, oppure sullo smartphone, al computer. Quindi quando viene al cinema e deve pagare un biglietto, per il solo fatto che è un'iniziativa individuale e deve mettere le mani in tasca e tirare fuori dei soldi, fa il confronto con lo smartphone" anche se è bene ricordare, sia secondo noi che secondo i nostri interlocutori, che il costo del biglietto di media intorno ai 7 euro non è alto e la visione in streaming non è gratis, perché parte di un abbonamento.
Il costo del biglietto del cinema è nulla rispetto alle "due ore di felicità, di benessere, di piacere" che comportano, ma è un beneficio "che in qualche modo il pubblico deve percepire e quindi quando si reca in sala deve essere accolto in modo irreprensibile." Si parla di qualità dell'esperienza da ogni punto di vista: "La visione del film deve essere perfetta, a livello di luminosità, di confort, di comodità, il sonoro deve essere impeccabile, l'accoglienza deve essere la migliore possibile. Bisogna salutarli, accoglierli, accompagnarli, avendo attenzione per ogni categoria di pubblico, dai non udenti agli ipovedenti a coloro che hanno delle disabilità."
Un processo di premiumizzazione, come dicevamo, che "richiede investimenti importanti" e che stiamo vedendo anche nel nostro paese, riducendo in molti casi il numero di posti in sala, pur mantenendo la stessa grandezza dello schermo, per aumentare la comodità di ogni singolo spettatore, anche senza arrivare all'estremo francese che ci è stato raccontato, di alcune sale che offrono anche un bicchiere di champagne allo spettatore. Anche perché "la storia del cinema è una storia di evoluzione e miglioramento continuo, dal bianco e nero al colore, dal muto al sonoro, e a questo punto c'è bisogno che siano le sale a cambiare per fare in modo che andare al cinema sia un'esperienza indimenticabile." Però è vero che in qualche modo lo spettatore sta in qualche modo andando a pagare qualcosa e io penso che 7 euro per due ore di felicità, di benessere, di piacere, siano nulla.