Dopo l'esordio ad inizio agosto della nuova collana di CG Homevideo, dedicata al cinema di genere italiano, la selezione di titoli selezionata e curata da Nocturno si arricchisce di altri sette film inediti che raccontano la produzione italiana tra cinema erotico, commedia, poliziesco e un assaggio di un sottogenere cult come il women in prison, rappresentato da Violenza in un carcere femminile, del 1982 di Bruno Mattei. Regista bis per eccellenza, Mattei non è esattamente personalità imprenscindibile del periodo e i suoi film hanno pochi motivi di interesse, eppure (forse proprio per questo) si è conquistato un credito e un interesse nel percorso di riscoperta del cinema di genere. Violenza in un carcere femminile è in realtà il settimo film della serie Emanuelle nera (la variante italiana, ben più piccante dell'originale francese Emmanuelle), con la mitica Laura Gemser che questa volta si farà rinchiudere in carcere per denunciare le violenze a cui le detenute vengono sottoposte. Il tema civile è ovviamente un pretesto per mettere in moto i topoi del genere voyeuristico per eccellenza.
Di ben altra pasta Diamanti sporchi di sangue, titolo più rilevante della selezione, con Fernando Di Leo che sostanzialmente rigira Milano Calibro 9, ambientando le vicende a Roma e ribaltandone le premesse. Ai tempi fu affossato dalla critica con l'usuale sprezzo e supponenza, anche perchè nel 1978 il genere era davvero saturo, ma nonostante non raggiunga i livelli della trilogia noir, la mano del regista de La mala ordina è ancora quella dei tempi migliori. L'altro poliziesco è Con la rabbia agli occhi, rara escursione del 1976 di Antonio Margheriti nel genere. Margheriti (che odiava profondamente il titolo italiano a cui preferiva l'internazionale Death Rage) porta il suo tocco e la sua grande inventiva, evitando di cadere nelle muscolarità più banali del genere e valorizzando al meglio la maschera di Yul Brynner. Anche l'erotismo ha ampio spazio tra questo blocco di uscite. Disposta a tutto (che si fregia della dicitura integrale e restaurata) è il film di Giorgio Stegani, noto per la presenza di una giovanissima Eleonora Giorgi, particolarmente generosa nelle numerose scene di nudo che hanno reso celebre il film. Visto oggi però paga il peso degli anni e l'ostentazione drammatica delle vicende risulta un pò indigesta. Decisamente più leggero Top Model, di Joe D'Amato, spacciato ingannevolmente all'estero come il seguito di Undici giorni, undici notti, grazie alla rinnovata presenza di Luciana Ottaviani (in arte Jessica Moore). D'amato al solito cava il massimo da uno script mediamente esile, in una fase della sua carriera ancora sorretta dall'entusiasmo e dalla voglia di fare, prima delle derive pornografiche.Chiudono la selezione Il saprofita e I carabbimatti. Il primo è un progetto bizzarro sin dal plot che racconta di un seminarista costretto ad abbandonare la vocazione per la sua incapacità di parlare normalmente. Finito a fare l'autista per una baronessa ne diviene l'amante. Il film rappresenta l'esordio alla regia di Sergio Nasca, nel 1974 e si distanzia dalla produzione di genere italiano del periodo per le sue derive intellettualistiche. Appesantito anche dal didascalismo con cui Nasca vuole sottolineare il suo anticlericalismo, rimane però un'opera curiosa e degna di essere riscoperta. I carabbimatti invece si iscrive nel filone comico-demenziale più smaccatamente commerciale. Girato nel 1981, sequel dei Carabbinieri, il film diretto da Giuliano Carnimeo è un insieme di sketch e barzellette, girate in manicomio e mai realmente divertenti.
Le edizioni sono generalmente buone, con ovvi alti e bassi e un'attenzione lodevole all'authoring. Le cose migliori sotto il profilo del video arrivano da Il Saprofita e da Disposta a tutto. Sempre curati gli extra, vero punto di forza della collona, con lunghe interviste utili a ricollocare le opere nel loro contesto e a sanare le molte curiosità su un cinema da sempre ammantato da un alone di mistero.