L'apertura di un nuovo parco tematico, in Italia e a Roma, non è certo una notizia tale da suscitare chissà quali entusiasmi. Strutture del genere, nel territorio della Capitale, certo non mancano, e la loro presenza (unitamente alla prevista riapertura di complessi storici quali il Luneur) si è anzi moltiplicata nel corso degli ultimi anni. L'interesse, tuttavia, si alza di livello se il concept è cinematografico, e si lega a una realtà, come quella di Cinecittà, che da un secolo (nel bene e nel male) ha rappresentato il cuore della nostra produzione cinematografica. Di Cinecittà World, complesso sito a Castel Romano, nato da un progetto con più di 10 anni di vita, a dire il vero abbiamo potuto vedere poco: tra le strutture in via di allestimento, era già visibile il set cittadino che Dante Ferretti creò per Gangs of New York, che accoglie il visitatore appena passato, all'ingresso, sotto a una replica fedele delle statue dell'indimenticato Cabiria di Giovanni Pastrone.
Per il resto, delle venti "attrazioni" che dovrebbero animare la struttura (che aprirà il 24 luglio) solo tre erano attive, per la curiosità dei giornalisti intervenuti nel corso della presentazione odierna; presentazione incentrata sulla conferenza stampa che ha visto protagonista Luigi Abete (amministratore delegato di Cinecittà Entertainment SpA, ideatore e finanziatore del progetto insieme a Luigi De Laurentiis Jr. ed Aurelio De Laurentiis, Andrea e Diego Della Valle, e alla famiglia Haggiag). Con lui, lo stesso Ferretti, che si è occupato dell'intero allestimento artistico della struttura, Emmanuel Gout, presidente dell'appositamente costituita Cinecittà Parchi SpA, e Riccardo Capo, direttore generale della stessa.
Tempo libero, qualità dell'offerta e "autostrade" produttive
Il primo a prendere la parola è stato Abete, che ha illustrato la "vision" del progetto e i suoi obiettivi di medio e lungo termine. "Il nostro tempo libero è più importante del tempo di lavoro, ma è strutturalmente disorganizzato", ha detto l'ex presidente della Confindustria. "Tutti sappiamo che l'uso del tempo libero dipende dalla qualità dell'offerta: se questa è differenziata, il nostro è un tempo che viene 'impegnato', altrimenti è tempo perso. L'offerta crea la domanda, e inoltre migliora la qualità della vita di tutti. Il nostro progetto nasce proprio da questo. Il prestigio della nostra impresa, all'estero, passa attraverso due autostrade: la prima, quella di uscita, è l'internazionalizzazione del made in Italy, mentre la seconda, che io chiamo di entrata, consiste nell'accogliere i cittadini del mondo che vengono a godere della qualità della vita italiana. Abbiamo fatto un investimento su questa seconda autostrada: quella dell'entertainment."
Prosegue: "Il progetto è nato nel 2003, anche se già 20 anni prima c'erano progetti di parchi a tema mai realizzati: il problema è che mancava lo spazio, poiché una struttura del genere è irrealizzabile se posta accanto agli studios. Abbiamo pensato allora di metterla in un altro posto. Abbiamo scelto Castel Romano, abbiamo comprato terreni e teatri nel 2005, ma poi la burocrazia ci ha ostacolati, con una normativa che impediva di destinare queste aree all'intrattenimento. Solo alla fine del 2010 è stato tolto questo vincolo, e la situazione si è sbloccata; abbiamo un anno per fare il progetto, questo è stato approvato nel 2012, e poi ci sono voluti due anni per costruire il parco. Lo abbiamo costruito qui proprio perché c'è la Pontina: perché noi vediamo lontano, come imprenditori non possiamo limitarci al problema 'del giorno dopo'. C'è un progetto di miglioramento di questa strada, ma soprattutto questa è una zona dove vivono milioni di cittadini di Roma, con una strada che collega porti turistici: è stata una nostra precisa scelta quello di farlo qui. Abbiamo valutato anche il medio e breve termine, e comunque la logistica resta buona: il luogo permette di usare il meno possibile la macchina. Questo è un paese che fa pochi investimenti e poca occupazione; il nostro è un progetto privato che fa ad oggi 1000 occupati, tra occupazione diretta e indiretta; coloro che, legittimamente, avessero un giudizio diverso sul nostro lavoro, si domandino se è meglio sperare che un progetto di questo tipo riesca, oppure no".Professionalità, valori e acronimi
Qui, la gente non arriva sui set di film specifici, ma di opere immaginarie; con la sua immaginazione, il visitatore è trasportato sul set di un film che ha visto, o che semplicemente sogna
Ad approfondire il discorso è intervenuto poi Emmanuel Gout: "E' stato difficile trasformare la visione di Luigi Abete in realtà: abbiamo cercato di essere all'altezza delle sue aspettative, mentre a sua volta vuole essere all'altezza di quelle del pubblico. Abbiamo modelli forti in altri paesi; volevamo mettere insieme l'eccellenza italiana, al servizio della qualità. Siamo entrati nei minimi dettagli, a cominciare dalle scenografie e dalle attrazioni, con esperti sia esteri che italiani. Anche le animazioni e gli spettacoli sono molto importanti per noi. Qui, la gente non arriva sui set di film specifici, ma di opere immaginarie; con la sua immaginazione, il visitatore è trasportato sul set di un film che ha visto, o che semplicemente sogna. La differenza con gli altri parchi è che noi non diciamo agli altri cosa devono sognare. Un altro aspetto, importantissimo, è che abbiamo sviluppato quattro ristoranti con professionalità nostrane; e inoltre abbiamo investito 2 milioni di euro nel verde. Gli alberi e il verde sono diventati anche un invito al relax. Questi sono ancora solo 25 ettari, nella zona ce ne sono ancora 125; la campagna romana è spettacolare, va valorizzata. Proprio a questo proposito, stiamo pensando di aprire un parco di 75 ettari, dedicato allo sport e alla natura".
Riccardo Capo, riprendendo e approfondendo il discorso di Abete e Gout, ha poi proseguito così: "Noi siamo un'azienda, ci fondiamo su dei valori: il primo è l'organizzazione, che è fatta di persone. Abbiamo 1000 persone impiegate, di cui 500 dirette; di queste 500, il 60% erano precedentemente inoccupate: abbiamo ricollocato persone uscite dal mercato del lavoro, con un'età media di 33 anni. Il secondo valore è la sicurezza, visto che non c'è divertimento senza sicurezza; sembra scontata, ma non la si inventa, e richiede tantissima formazione. Il terzo valore è quello della cortesia e dell'accoglienza: vogliamo che gli ospiti possano premiarla, la cortesia, e a questo proposito abbiamo pensato a un servizio in cui tutti i visitatori possono premiare un membro del nostro staff, per un servizio d'eccellenza. Il quarto valore è quello dell'allegria e del divertimento: siamo aperti per un tempo che è almeno del 30% superiore a quello degli altri parchi a tema. L'ultimo valore sono i ricavi: il prezzo del biglietto è 29 euro, un prezzo che è al di sotto del valore del mercato medio nazionale. Vogliamo portare le famiglie a divertirsi, e pratichiamo un prezzo più basso perché siamo sicuri che avremo successo. Anche la ristorazione, qui, ha un prezzo più basso, e inoltre il concetto di fast food non esiste. Organizzazione, sicurezza, cortesia, allegria e ricavi: le iniziali di questi cinque valori formano la parola OSCAR."Lato artistico e paragoni
"Quando mi è venuta l'idea di partecipare a questo progetto?", si è chiesto retoricamente Dante Ferretti. "Ovviamente mi è venuta quando mi hanno chiamato... io poi ero interessato soprattutto al danaro, e quindi ho detto sì! Conoscevo bene Castel Romano, visto che ci avevo fatto dei film. A Cinecittà, poi, ci avevo portato dei grandi registi internazionali, e quindi volevo mettere pezzi di quelle scene riportandole qui; volevo inserire delle cose fatte in generale nel cinema italiano, anche scenografie non realizzate a Cinecittà, come quella di Cabiria. È importante anche far capire alle famiglie, quando arrivano, che le cose che vedono al cinema a volte sono ricostruite, sono frutto del lavoro di tanti professionisti, ma se sono fatte bene funzionano. Io, questo parco l'avrei fatto molto più grande: avrei usato tutti i 125 ettari, ma mi hanno chiesto se ero pazzo. D'altronde, io sono come Benjamin Button: ringiovanisco, andando avanti, e i miei sogni somigliano sempre più a quelli di un bambino."
Qualcuno chiede poi ad Abete se strutture come la Disneyland di Parigi erano nei pensieri di chi ha concepito la struttura, come possibile modelli di ispirazione. "Non direi", ha risposto l'imprenditore. "Parigi è stato un riferimento nel senso che la città, in sé, ha trovato in Disneyland un punto di attrattività, ed è quello che anche noi vorremmo fare. Sul piano tecnico siamo diversi: loro nascono su un personaggio, noi su immaginario più largo. Dal lato qualità, poi, non siamo secondi a nessuno. Inoltre, il loro progetto è stato concepito partendo dalle infrastrutture esterne, mentre noi siamo partiti proprio dal parco a tema."
Un'ultima battuta è stata destinata agli studios di Cinecittà, e alla loro attuale situazione. "Stanno continuando la loro attività", ha specificato Abete. "Il ministro Franceschini ha finalmente messo in atto un provvedimento, quello del tax credit sugli audiovisivi, che attrarrà il cinema internazionale. Quando sono stati privatizzati, gli studios erano occupati praticamente solo dalla televisione; il dibattito l'ha risolto la storia, visto che dopo 10 anni l'attività televisiva si è ridotta drasticamente. Ma il loro utilizzo è comunque limitato: se vogliamo farne un uso migliore, bisogna essere più attrattivi per il cinema internazionale".