Il primo giorno del 62° Festival di Cannes è stato, come annunciato, dedicato quasi esclusivamente ad Up, decimo film Pixar proiettato per l'occasione anche in 3D fornendo a tutti gli spettatori gli appositi occhialetti. Proprio intorno a questo nuovo tipo di proiezione, inedito per il festival francese, si è suscitato un grande entusiasmo da parte degli organizzatori - soprattutto da parte del direttore artistico Thierry Fremaux che prima della proiezione stampa mattutina ha invitato i fotografi ad immortalare tutti i giornalisti in sala con gli occhialini - e degli stessi guru della Pixar, tra cui John Lasseter, che ha annunciato ufficialmente che tutti i prossimi progetti della casa californiana saranno sviluppati direttamente a tre dimensioni.
Per quanto riguarda la stampa invece, il film è stato accolto da applausi calorosi e siamo certi che per una volta un film di apertura avrà consensi quasi umanimi.
Subito dopo la conferenza stampa di Up, è stata la volta della giuria internazionale presieduta dall'attrice Isabelle Huppert che insieme ai colleghi giurati - Asia Argento, Shu Qi, Sharmila Tagore, Robin Wright Penn, Nuri Bilge Ceylan, James Gray, Hanif Kureishi e Lee Changdong-ha - ha risposto alle domande dei giornalisti. Da segnalare gli interventi dei registi con il turco che ha detto di voler giudicare i film non solo con il cuore ma anche razionalmente poiché a Cannes è facile trovare film molto particolari e spesso gli è capitato di odiare certi film alla prima visione ma di amarli fortemente con il passare del tempo. Gray invece è attratto più dall'aspetto cinefilo dell'essere giurato, ovvero il poter vedere venti film in dieci giorni, cosa che non gli capita più da quando era ragazzo. Tra le tante attrici invece sia la Huppert che Robin Wright Penn non amano il verbo giudicare, ma preferiscono l'idea di amare i film che vedranno, qualcuno sicuramente più degli altri, e adottare quindi sempre e comunque uno sguardo amorevole e non critico.
In serata il primo film in concorso, Spring Fever del cinese Lou Ye, è stato proiettato alla stampa, mentre domani avrà la sua prima ufficiale. Il film, accolto senza entusiasmo dagli addetti ai lavori, narra di un bollente triangolo d'amore il cui epilogo tragico si consuma in una malinconica Nancino. Il film, che vorrebbe raccontare l'irresistibile e febbrile tumulto della passione erotica, finisce per lasciare freddi, nonostante la poesia di alcuni momenti e l'efficacia delle scene d'amore, a causa della mancanza di spessore dei personaggi. Non il migliore modo per inaugurare la competizione, ma ci sarà modo di rifarsi, forse già domani con il britannico Fish Tank e il coreano Thirst.