Cosa succede quando uno Chef stellato e uno dei giudici più amati della televisione si mette dietro la cattedra e di fianco alla lavagna? Questo e molto altro è quello che si vedrà in Antonino Chef Academy che inizia il 12 novembre tutti i martedì alle 21.15 su Sky Uno (canale 108), sempre disponibile on demand, visibile su Sky Go e in streaming su NOW TV. Per la prima volta Antonino Cannavacciuolo apparirà in televisione nelle vesti di professore per trasmettere tutto il suo sapere e le sue conoscenze a dieci giovani cuochi nella Antonino Chef Academy.
Ma, si sa, ogni insegnante è stato a sua volta un alunno: "Per quanto riguarda la mia esperienza come alunno, posso solo ringraziare, perché ho avuto un insegnante della scuola alberghiera veramente valido e bravo che mi ha dato tanti di quei consigli che ancora oggi, dopo venticinque anni, me li ricordo e ne faccio ancora tesoro. Ma sono stato anche un alunno valido, mi piacevano le materie, mi piaceva la cucina, ascoltavo, davo una mano, impastavo... alla fine sono uscito con un voto altissimo, uno dei più alti dell'istituto. Perché quando mi piace qualcosa, sono curioso, vado a scavare fino in fondo, non lascio mai niente a metà".
Uno Chef eccellente deve essere soprattutto un grande amante
In Antonino Chef Academy lo chef pluristellato Antonino Cannavacciuolo ha la possibilità di dare voce ai suoi pensieri e al suo modo di fare cucina, ma non solo: Cannavacciuolo avrà anche modo di raccontare il suo percorso lavorativo e spiegare quali sono le caratteristiche che devono appartenere a un bravo chef. Per lo chef di Vico Equense, il primo passo è essere un amante del proprio lavoro: "Quello che dico agli alunni è che tutti noi viviamo il momento dell'innamoramento: in quel momento non si capisce più niente, dai tutto te stesso, sei preciso, sei bravo, fai di tutto per far felice l'altra metà e così avviene per questo lavoro. Questo lavoro ha bisogno di tanto amore, di tante carezze, di professionisti, di persone che veramente amano quello che fanno non perché hanno visto un modello, 'wow voglio farlo pure io, non ci vuole niente a fare due uova fritte'. Questo lavoro qua si deve amare. Se tu lo ami e ti manca quando non lo fai, significa che è tuo. Alla fine, questi sono tutti consigli che ti danno a scuola, un po' da papà un po' da professore, c'è un po' di tutto. Un po' sono le mie caratteristiche".
Ma per fare breccia nel cuore dello 'Chef dei miracoli', già visto in programmi come Cucine da incubo, MasterChef Italia, Celebrity MasterChef Italia e MasterChef All Stars Italia, bisogna avere anche altri plus: "Sicuramente è necessario che vi sia un sentimento di condivisione in un gruppo di persone. Io ho dieci menti a disposizione, per cui bisogna mettere insieme le cose. Sicuramente bisogna avere la curiosità, perché ti fa scoprire, ti fa scavare nelle cose, e poi, secondo me, la sensibilità. In questo lavoro la sensibilità può far nascere delle vere e proprie chicche".
10 giovani talenti a servizio di un immenso sapere
Lo scopo di Antonino Chef Academy è di mettere il sapere e le conoscenze acquisite negli anni dallo chef campano a servizio di dieci giovani talenti con età comprese tra i 18 e i 23 anni. Questi ragazzi, che dovranno dare il massimo per superare prove e test con il massimo dei voti, arrivano da realtà del mondo della ristorazione e sono pronti per mettere in pratica i loro saperi: come ha sottolineato lo stesso Cannavacciuolo "Loro hanno già lavorato in ristoranti e questo è un po' un modo di arrivare a me, di dire il loro pensiero di cucina, anche perché ogni chef ha il suo modo di cucinare e il suo modo di guardare l'ingrediente. E questa è una cosa bellissima. Ed è reale: se si prende una stessa ricetta, uno spaghetto al pomodoro, su quattro cuochi escono quattro spaghetti diversi. Stesso pomodoro, stessa pasta, stessi ingredienti. Quello è il bello della ricetta ed è quello che dobbiamo capire".
Se è vero che il vincitore di Antonino Chef Academy avrà l'opportunità di lavorare per un anno nel ristorante di Antonino Cannavacciuolo situato a Villa Crespi, un hotel di lusso in stile moresco sulle rive del Lago d'Orta, per poterci arrivare le sfide saranno tante e per nulla semplici. Oltre al lavoro in cucina, i ragazzi dovranno, infatti, essere in grado di costruire il racconto che si trova dietro la realizzazione di un piatto, dai diversi tagli di carne, alle erbe che si possono cogliere nei campi: "Ho pensato 'portiamoli in un posto a vedere funghi, a vedere castagne'. Perché c'è il racconto. Io, quando sul lago andavo a cercare formaggi e la sera li offrivo ai miei clienti, gli raccontavo 'questo è un piccolo produttore che ha dieci caprette ecc.', quindi una storia. Io sono nato con le storie: mia mamma mi raccontava le storie, se mia moglie, quando i miei figli avevano 5/6 anni, non gli raccontava le storie la sera lo pretendevano, se no non dormivano. Il piatto alla fine è quello che mette tutti d'accordo, ma attorno a quel piatto là c'è una storia e dobbiamo andare a cercarla noi. Questo programma è stato girato in zona dove c'è un bosco, pieno di tutto e gli abbiamo lanciato la sfida di realizzare un piatto senza ingredienti e se li dovevano andare a cercare. E assicuro che sono nati i piatti più belli di tutto il programma, dove non c'erano gli ingredienti."
Il cuoco: la rivalutazione di una professione universale
Se oggi come oggi il lavoro di cuoco viene giustamente considerato una professione rinomata spesso sinonimo di eccellenza, bisogna pensare che questo status è stato raggiunto solo negli ultimi anni. Infatti, fino a non molto tempo fa questa professione veniva interpretata come un lavoro denigratorio, un lavoro ultimo, sporco: "Per anni la figura di chef è stata considerata come un lavoro sporco, duro, di riserva... il movimento che porta dietro un lavoro del genere è pazzesco. Le tradizioni che abbiamo in Italia, le nostre ricette che girano in tutto il mondo, è incredibile pensare dove la nostra cucina è arrivata. Se ci si mette a studiare questo fenomeno, si rimane affascinati, crea il turismo. Alla fine, quando nascono ristoranti a livello mondiale che prendono tre stelle, sono persone che partono e vengono in Italia. Non è banale, non è un settore che si ferma nel paesino: in un paesino di quaranta/cinquanta persone, se si apre un ristorante e si fa qualcosa di bello, di nuovo, quel paesino viene conosciuto in tutto il mondo. Il linguaggio della cucina è pazzesco, è mondiale: perciò il cuoco non può stare dietro ad una cucina, nascosto, deve stare su un palcoscenico per forza, deve parlare del suo pensiero di cucina, delle sue tradizioni. Quello è il bello. Il piatto è la parte centrale, il cuore, ma attorno a quel piatto c'è musica. Perché è stato fatto? Da dove viene l'idea? Chi ha fatto quel prodotto? È un mondo che ti affascina, è particolare, è un mondo bellissimo. E oggi la gente se ne sta accorgendo".
A pensarci, la cucina è quell'ambiente che tutti noi abbiamo frequentato nella vita e, chi più, chi meno, ognuno di noi è stato cuoco per sé stesso o per la propria famiglia. E forse c'è un motivo, un perché i programmi di cucina ci affascinano tanto e stanno riscuotendo molto successo negli ultimi anni: "Oggi i cuochi in televisione sono abituati al successo, perché entri nelle case ed è un mestiere che hanno fatto tutti. A pensarci, il cuoco, una volta nella vita, lo abbiamo fatto tutti. Ed è una cosa bellissima: siamo tutti, alla fine, dei piccoli cuochi".
Fai della passione il tuo lavoro e non lavorerai mai un giorno in vita tua
Un programma come Antonino Chef Academy con "il gigante buono della cucina" Antonino Cannavacciuolo, non potrà non trasmettere passione, amore, dedizione per la propria professione da ogni singolo pixel dello schermo di qualsiasi dispositivo da cui lo vedrete. E tutti questi sentimenti li esprime lo chef campano stesso: "Quello che dico è che io non lavoro. La gente mi prende per pazzo, ma io non lavoro. Per me è un hobby, per me cucinare non è lavoro. Per me il lavoro è un'altra cosa, è stress, si corre... io, invece, mi diverto, chiamo i ragazzi, propongo combinazioni. Crei qualcosa che non è monotono, che non devi fare per forza, diventa un lavoro nel momento in cui tutti i giorni devo fare lo spezzatino... Se dovessi fare un menù a vita, andrei a fare il pescatore subito. Perché mi togli la parte creativa, il creare un qualcosa tutti i giorni. Ed è questa la cosa bella, che mi affascina di quello che faccio. Ma per fare questo si ha la fortuna di avere tanti collaboratori, perché è veramente una manna dal cielo".