Peter Weir al Museo Nazionale del Cinema

Il regista australiano ha incontrato il pubblico torinese in occasione di una retrospettiva sui suoi lavori organizzata dal Museo Nazionale del Cinema.

Il Museo Nazionale del Cinema di Torino, che ha sede nella Mole Antonelliana, ha organizzato la retrospettiva "Ai confini del cinema" omaggiando il cineasta australiano Peter Weir. Fino al 30 giugno sarà possibile riscoprire tutti i suoi lavori al Cinema Massimo. Il regista ha accettato l'invito di Alberto Barbera, direttore del Museo, e ieri sera ha incontrato il pubblico nella serata inaugurale.

"Diventare regista è stato come essere sorpresi dalla pioggia, una cosa del tutto casuale" confessa Weir aggiungendo che "negli anni '60 non c'erano strutture cinematografiche in Australia. Si era fatto qualcosa soltanto negli anni '20 e '30. Esito ad usare questa espressione, ma credo di far parte di una specie di rinascimento del cinema australiano".

Peter Weir è uno dei pochi filmaker entrati nello star system hollywoodiano che sono riusciti a non scendere a compromessi. "Dopo Picnic ad Hanging Rock ricevetti un'offerta dalla Warner Bros per dirigere un film tratto da un romanzo di Stephen King, ma rifiutai perché non mi sentivo pronto. Il mio agente mi disse «Sai che c'è gente che si taglierebbe la mano destra per avere un'opportunità del genere?». In effetti, ne ho incontrate di persone senza la mano destra in tutti questi anni".

Stanley Kubrick è il cineasta del passato che ammira di più in assoluto perché "è la dimostrazione di come sia possibile mantenere individualità nel proprio lavoro raggiungendo un vasto pubblico". Weir racconta inoltre di avere cenato con Kubrick all'inizio degli anni '80. "Ero a casa sua e dopo cena mi portò nella saletta di proiezione per guardare un film. Alla fine del primo tempo si alzò e andò alla cinepresa per cambiare rullo. Era il proiezionista di se stesso".

Il regista contemporaneo al quale si sente più affine è Zhang Yimou. "Ma non chiedetemi perché. Proprio non lo so".