Recensione Lezioni di piano (1993)

Un film ad un tempo viscerale e delicato, poetico e brutale, il capolavoro di Jane Campion. La regista neozelandese ritrae un angolo inospitale della sua splendida terra per farne insieme un elemento narrativo e un simbolo: il mare e la foresta rappresentano le prove che la protagonista dovrà affrontare, la morte e la rinascita, la paura e il coraggio di scegliere di vivere.

Tra terra e mare

Un film ad un tempo viscerale e delicato, poetico e brutale, il capolavoro di Jane Campion. La regista neozelandese ritrae un angolo inospitale della sua splendida terra per farne insieme un elemento narrativo e un simbolo: il mare e la foresta rappresentano le prove che la protagonista dovrà affrontare, la morte e la rinascita, la paura e il coraggio di scegliere di vivere. Tra i due, una striscia di spiaggia accarezzata dalle maree, dove il pianoforte abbandonato di Ada, in'un immagine enigmatica ed indimenticabile, riposa - in attesa di diventare lo strumento del suo ritorno alla vita, dopo essere stato per anni la voce del suo silenzio.

Ada McGrath è una giovane donna che lascia l'Inghilterra vittoriana in compagnia della figlioletta illegittima e dell'amato pianoforte per raggiungere un marito che non ha mai visto, colono in Nuova Zelanda. E' stato il padre a combinare il matrimonio; pochi uomini, in patria, sarebbero stati disposti ad accogliere una donna nelle condizioni di Ada, ragazza madre e muta dall'età di sei anni. Lo sposo è ansioso di fare una buona impressione su di lei, ma non può accontentarla quando, appena sbarcata, insiste per non doversi separare dal suo pianoforte. Ma i portatori sono pochi, i bagagli molti, la strada per il villaggio è lunga e disagevole, e il piano dovrà rimanere in quel luogo incantato tra la terra e il mare.
Privata della sua voce, Ada non renderà la vita facile al marito, che è paradossalmente ammirato e spaventato dalla sua indipendenza, dalla sua fierezza e dalle eccentricità che la rendono malvista ed estranea al ristretto ambiente sociale in cui vive la nuova famiglia.

Il pianoforte sarà recuperato da George Baines, un altro colono inglese che ha scelto di isolarsi dai compatrioti e che vive in sospetto contatto con gli indigeni, portando persino sul volto i tatuaggi Maori. Costui, attratto da Ada, le proporrà un'intesa per riavere il suo strumento; la donna suonerà per lui, lasciando che nel frattempo egli soddisfi le proprie fantasie erotiche. Dopo lo sdegno iniziale, Ada accetta, e la cosa è incoraggiata anche dall'ignaro marito, che ha avuto da Baines, in cambio del piano e delle "lezioni", un appezzamento di terreno che gli faceva gola da tempo.

Jane Campion aveva esitato, a suo tempo, ad affidare il ruolo principale a Holly Hunter, che aveva sì ampiamente dimostrato di possedere un talento indiscutibile, ma in ruoli vivaci e ciarlieri; la regista ha dovuto ricredersi vedendo l'attrice georgiana calarsi nei panni scomodissimi della tenace, solenne e sensuale Ada, concepire una personale versione del linguaggio dei segni (che la donna usa per comunicare con la figlia), trasformarsi, insomma, in questo angelo silenzioso e anticonformista che si piega, con riserva, alle regole della società in cui è nata, ma che non teme di infrangerle quando conosce la vera passione. Molto bravo è anche Harvey Keitel, nei panni di Baines, cui dona una rabbiosa sensualità che fa pensare allo Heathcliff di Cime Tempestose - romanzo, quello di Emily Brönte, che la Campion doveva avere ben presente nello stendere la sceneggiatura di Lezioni di piano. A completare il quadro, anche un ottimo Sam Neill e una straordinaria Anna Paquin nel ruolo della piccola, incontenibile Flora McGrath - quasi un doppio loquace della madre; brillanti interpretazioni di contorno che aggiungono lustro a quella, assolutamente indimenticabile, di Holly Hunter.
Sarebbe bastata una simile performance a fare di Lezioni di piano un grande film, ma questo è un capolavoro: la somma, pertanto, di molti felici dettagli. Non si può tacere della meravigliosa fotografia, cupa come il mare in tempesta, e soprattutto delle note che Michael Nyman ha donato al pianoforte di Ada: motivi incantevoli e proteiformi, ipnotici e struggenti che, nel creare le atmosfere e sottolineare i momenti climatici, hanno funzione di autentici elementi narrativi, e che risentiti oggi, a dieci anni dall'uscita del film, ne evocano tutta la drammatica e catartica intensità.

Movieplayer.it

5.0/5