Time is Up 2 - Game of Love, la recensione: il fascino dell’Italia non basta

La recensione di Time is Up 2 - Game of Love: Il film, diretto nuovamente da Elisa Amoruso, stravolge l'originalità del primo capitolo, volando decisamente più in basso a livello strutturale e contenutistico.

Time is Up 2 - Game of Love, la recensione: il fascino dell’Italia non basta

Time is Up, film streaming diretto da Elisa Amoruso (Chiara Ferragni - Unposted, Maledetta Primavera) arrivato nel 2021, per quanto avesse evidenti limiti, proponeva un'introspezione psicologia piuttosto insolita in un teen movie qualsiasi. Anche la caratterizzazione dei personaggi cercava in tutti i modi di spingersi oltre, proponendo al pubblico delle svolte drammatiche inaspettate, che però rimanevano un po' fini a se stesse. In estrema sintesi, un progetto che provava a sperimentare e a differenziarsi da altri titoli simili. Ma, a quanto pare, la storia d'amore tra Vivien (Bella Thorne) e Roy (Benjamin Mascolo) era destinata ad incepparsi e a crollare.
Nella nostra recensione di Time is Up 2 - Game of Love, infatti, segnaliamo un brusco calo qualitativo sia sul piano registico che narrativo, derivato principalmente dalla mancanza di originalità. E no, la bellezza della Sicilia non è sufficiente per cambiare il lungometraggio, distribuito su Prime Video il 27 ottobre 2022.

Apparentemente tutto secondo i piani

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Time Is Up 2: una sequenza del film

Gli ingredienti perfetti per un teen movie funzionale, all'interno di Time Is Up 2 - Game of Love, ci sono tutti: un'ambientazione da mozzare il fiato, contrasti tra i protagonisti e un nuovo amore all'orizzonte. Tutto secondo i piani quindi, almeno sul piano teorico. In pratica, invece, quella che sembra una mera riproposizione di schemi narrativi e registici visti continuamente su schermo, si trasforma in una storia che purtroppo non convince fin da subito: troppe forzature, una serie di flashback che in poco tempo hanno già esaurito il loro senso di esistere, un mistero che è stato svelato già all'origine. L'intero film si regge, quindi, su un plot twist che gli spettatori, anche i più disattenti, hanno colto fin dall'inizio e ciò, inevitabilmente, va a compromettere la funzionalità della trama. Purtroppo, non è l'unico ostacolo che si nota all'interno della narrazione: l'intreccio, che oltre ai personaggi principali vede coinvolte delle new entries tra le quali spiccano Anna (Alma Noce) e Tony (Simone Coppo), sembra rimanere sempre in uno stesso punto senza mai uscire da una comfort zone che, ribadiamo, non è così solida da garantire uno sviluppo efficace, anche se derivativa.

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Time Is Up 2: un'immagine del film

I vari personaggi sembrano quindi muoversi a vuoto e per quanto sia voluto che siano inconsistenti, volubili e misteriosi, ciò non aiuta gli spettatori ad orientarsi all'interno di Time is Up 2. Un elemento che invece sorregge l'intero progetto, sia a livello registico che narrativo, è l'ambientazione che, come nel precedente film, gioca un ruolo fondamentale nella risoluzione della storia. Dopo la magnificenza di Roma, l'avventura dei due protagonisti, questa volta, si sposta in Sicilia, dove la bellezza dei paesaggi e del mare diventano dei mezzi d'evasione non solo per i personaggi principali, ma anche per il pubblico che in qualche riesce a respirare, finalmente, un'aria nuova. È evidente che un cambio di location così repentino ha giovato all'interno lungometraggio, anche se purtroppo non basta per cambiare le sorti dell'opera, purtroppo fin troppo compromessa da scelte troppo deboli e poco funzionali alla fruizione del racconto.

Time is Up, la recensione: Un classico teen movie

Dimenticare il passato, cambiare il presente

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Time Is Up 2: un momento del film

Spostandoci sul piano registico, Time Is Up 2 si appropria di un linguaggio molto comune nei teen movie, che dà spazio ai sentimenti, ai rapporti impliciti tra i personaggi, alle parole non dette. La macchina da presa, se per certi aspetti riproduce lo stesso stile della precedente pellicola che si avvale della frammentazione delle immagini e delle sfocature come metafora del turbamento interiore dei protagonisti, cambia anche registro per alcune scene. In diverse sequenze, infatti, il filtro su schermo diventa patinato, anche fin troppo, un elemento che è stato utilizzato in maniera massiccia nel sequel, quasi assente nel primo film. In realtà è tutto comprensibile: in Time is Up trionfava il disagio e la complessità psicologica di Roy e Vivien che si rincorrevano per l'intera durata del lungometraggio; stavolta invece, proprio perché la storia si adagia su tematiche decisamente più morbide e meno stratificate, la regia si sente più libera di celebrare un rapporto d'amore oramai consolidato, togliendo il velo della cupezza e accendendo le luci della camera. Il risultato, per quanto sia perfettamente coerente con quanto presentato dal punto di vista contenutistico, funziona molto meglio nella gestione delle ambientazioni, meno nella costruzione estetica dei personaggi.

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Time Is Up 2: una foto del film

C'è in particolare una sequenza, quella della festa in maschera, dove si perde totalmente il focus della messa in scena proprio a causa di questa patina luminosa a rarefatta dove il senso dell'orientamento è completamente fuori fase e non si capisce dove la regia voglia andare a parare. Per quanto riguarda il cast coinvolto, bisogna necessariamente sottolineare che ci sono alti e bassi: gli attori secondari sembrano funzionare meglio di quelli principali che, anche a causa di uno script non proprio brillante, seguono la scia di molte altre interpretazioni in titoli di questo tipo. Concludiamo dicendo che Time Is Up 2 - Game of Love, per quanto ha provato a dimenticare il passato, cambiando il presente, non è semplicemente tornato indietro, ma ha peggiorato le cose, dimenticandosi di quanto è stato fatto con il primo film che aveva sicuramente più di uno spunto interessante e un contenuto più coerente ed efficace.

Conclusioni

Time is Up 2, come già ribadito nella nostra recensione, cerca in tutti i modi di muoversi, a differenza del primo film, su territori già esplorati, adagiandosi sul piano registico e narrativo e non sperimentando. Purtroppo, nonostante sembri identico a molti altri teen movie, presenta un intreccio statico con i personaggi che rimangono fermi. A salvare parzialmente il risultato il fascino dell'ambientazione siciliana, tra l'altro valorizzata dalla regia che invece trova qualche ostacolo nell'utilizzo di un filtro patinato troppo confusionario. Totalmente controcorrente rispetto al precedente lungometraggio, il progetto rimane ingabbiato in una confort zone che gli tarpa le ali.

Movieplayer.it
2.0/5

Perché ci piace

  • La bellezza della Sicilia.

Cosa non va

  • Un intreccio statico.
  • Simile a molti altri teen movie.
  • Regia patinata, a tratti confusionaria.