Theater Camp, la recensione: Molly Gordon per un'irresistibile e fricchettona commedia indie

La recensione di Theater Camp - Un'estate a tutto volume: una riflessione sul teatro, sull'arte e sulla passione nel film di debutto di Molly Gordon e Nick Lieberman, che abbiamo amato dall'inizio alla (strepitosa) fine. In streaming su Disney+.

Theater Camp, la recensione: Molly Gordon per un'irresistibile e fricchettona commedia indie

Scrittura, estro, regia, umore, tono. In Theater Camp: un'estate a tutto volume di Molly Gordon e Nick Lieberman c'è un po' tutto, rendendolo un oggetto sfavillante e notevole nel contesto del grande cinema indipendente. Un film che parla dell'"arte dei riflettori", e di quanto il teatro sia il viatico per la libertà e l'identità. Macchina a mano e talento meravigliosamente grezzo (a noi piace così), l'esordio di Molly Gordon (anche protagonista, nonché una delle più interessanti e giovani attrici contemporanee) e di Nick Lieberman non ha l'ambizione di creare un capolavoro, ma proprio per questo, i due registi, riescono a realizzare un film dal forte impatto artistico, naturale e organico, potente nello spirito e nella storia.

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Theater Camp - Un'estate a tutto volume: una sequenza del film

Se l'originalità latita nelle grandi produzioni, sono film come Theater Camp, arrivato su Disney+ dopo il Sundance, a ricordarci quanto il vero cinema sia una questione di sceneggiatura e non di budget: le parole, più di tutto, sono la voce da seguire (e di voce, qui, ce n'è tanta), divampando in un'estetica e una messa in scena fricchettona che, fin dal prime scene, ci rende partecipi e protagonisti di una coralità colorata e rumorosa, ripresa dai registi come se fosse una sorta di documentario. Perché è il formato scelto la vera sorpresa: una commedia indie immaginata, raccontata e ripresa come se fosse un docufilm. Al centro, un continuo scambio, nel quale si mischiano la poesia, la musica, l'irriverenza e i riverberi più umani dell'arte rappresentata su di un vecchio palco scricchiolante.

Theater Camp, la trama: questo musical (non) s'ha da fare

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Jimmy Tatro e Ayo Edebiri

Essenzialmente, Theater Camp: un'estate a tutto volume è improvvisazione, estro, carattere, estetica. Ed è racconto di formazione, che profuma di erba bagnata, polvere e naftalina. Un profumo che i registi, anche grazie alla naturalezza scenica, ci fanno sentire attorno alla colonia estiva teatrale, la AdirondACTS del Camp Lakeside. Lontano da Broadway, ogni anno la fondatrice, Joan Rubinsky (Amy Sedaris), porta in scena spettacoli e musical interpretati dai ragazzi e dai bambini. Peccato però che Joan, dopo un attacco epilettico, finisce in coma. La gestione verrà ereditata dal figlio Troy (Jimmy Tatro), aiutato dai direttori artistici, Amos (Ben Platt) e Rebecca-Diane (Molly Gordon), due frequentatori del campo di lunga data. Lo spettacolo estivo sarà Joan, Still, incentrato sulla vita di Joan Rubinsky ma, tra burro cacao dopante ("vuoi essere il Lance Armstrong del teatro?", dice Rebecca-Diane ad una giovane attrice), debiti asfissianti e scelte complicate, la realizzazione del musical sembra impossibile da completarsi.

Colori, musica, vita e un finale perfetto

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Theater Camp - Un'estate a tutto volume: un'immagine del film

Un film che parla di potenziale, di talento, di prove estenuanti, della dura realtà che si scontra con l'utopia di un sogno. Un film naif, libero dagli schemi, divertente e divertito, affidato ad una sceneggiatura di ferro che, però, si regge interamente sull'improvvisazione del cast: non potrebbe esserci arte migliore, e non potrebbe esserci una resa più suggestiva. Così come le canzoni: un musical che non è un musical, dove le canzoni sono inventate e scritte per sopperire alla mancanza di diritti d'autore. Nel senso più bello del paragone, Theater Camp è simile ad una strana e dolcissima recita scolastica, nel quale l'emozione sopperisce alla professionalità. Non a caso, il finale, è un tripudio da cantare, da ascoltare, da ammirare con gli occhi spalancati, prima che le lacrime prendano il sopravvento. Perché Theater Camp è anche un leitmotiv, è filosofia applicata al cinema. Allora, bisogna fare quello che si vuole, bisogna imparare a seguire la propria strada, qualunque essa sia.

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Molly Gordon e Ben Platt

Libero da qualsiasi schema, rispecchiando la psicologia del film nella macchina a mano che gioca di zoom e di campi larghi, soffermandosi sulla caratterizzazione dei "performer" e degli "insegnati", e prendendo in giro l'ossessione moderna per i contenuti video, per le live, per gli influencer e, addirittura, per il cinema stesso ("Non riesco a tollerare il cinema in questo momento", dice un frustrato Amos). Più giù, e dietro l'umore goliardico, c'è pure l'instabilità legata a chi sceglie una carriera artistica: i provini, una pagina di Playbill da incorniciare, la Juilliard come aspirazione massima, e il morale che si abbassa ad ogni "no". La riflessione su quanto il teatro sia arte fragilissima, e poi quanto l'arte amatoriale non sia considerata un vero e proprio lavoro. Non basta essere creativi, non basta essere visionari: occasione su occasione, bisogna alimentare da subito il motore della passione. Insomma, bisogna crederci forte. Del resto, "le estati vanno e vengono, ma quello che accade su un palco è eterno".

Conclusioni

Un finale tra i migliori visti di recente, e un approccio stilistico gioco, vitale, colorato. Come scritto nella recensione, Theater Camp di Molly Gordon e Nick Lieberman è grande cinema indipendente, ben girato e ben interpretato, nonché ben scritto in una sceneggiatura perfetta che non ha paura di inseguire l'improvvisazione. Proprio come a teatro. Da non perdere.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
2.0/5

Perché ci piace

  • La regia di Molly Gordon e Nick Lieberman.
  • Il cast tutto, ci sono anche Ayo Edebiri e Nathan Lee Graham!
  • I colori.
  • La passione, e la disamina sull'arte amatoriale.
  • Il finale.

Cosa non va

  • L'inizio, tra film e documentario, potrebbe spiazzare.