The Normal Heart: l'AIDS nell'America degli anni 80

Ryan Murphy confeziona per HBO un imperdibile TV movie che denuncia la politica degli Stati Uniti dei primi anni 80 nei confronti degli omosessuali affetti da AIDS, e al contempo racconta una storia d'amore toccante.

35 anni dopo

Qualche decennio fa l'AIDS, negli Usa, era soprannominato il "cancro dei gay". Agli inizi degli anni 80 - prima che le ricerche dell'istituto Pasteur e dei libri di Dominique Lapierre istruissero le masse -, le informazioni circa quella che venne in seguito denominata la malattia del secolo erano scarse e corrotte da pregiudizi e disinformazione. Negli anni che precedettero studi, analisi e sperimentazioni l'aids era considerato un male che divorava gli omosessuali, niente che potesse toccare da vicino e intaccare la stragrande maggioranza della società.

A distanza di quasi 35 anni le premesse di The Normal Heart, Tv movie di HBO in prima tv assoluta su Sky cinema il 22 settembre, sembrano impossibili, tuttavia il boicottaggio dei mezzi d'informazione statunitensi riservato negli anni 80 alle notizie sempre più frequenti e allarmanti di un virus devastante, di pari passo con l'ostruzionismo di un governo restio a riconoscere i fondi necessari per la ricerca rappresentano la realtà denunciata dal film, e immutata fino a quando non si insinuò il dubbio che il virus non facesse distinzioni di genere, tanto meno di orientamento sessuale.

La storia di una battaglia

The Normal Heart: Mark Ruffalo in una scena
The Normal Heart: Mark Ruffalo in una scena

The Normal Heart è l'adattamento televisivo dell'opera teatrale omonima di Larry Kramer del 1985, che testimonia la battaglia civile dello scrittore gay newyorkese Ned Weeks per portare all'attenzione dell'opinione pubblica l'esistenza di un'epidemia che lentamente stava devastando corpi e menti di numerosi conoscenti. I primi anni 80 si caratterizzano per la spiccata libertà sessuale adottata dalla comunità gay, ormai consolidata nell'abitudine di raccogliersi presso luoghi turistici, club e locali riservati: è in una di queste occasioni di incontri erotici allegramente promiscui che Ned assiste per la prima volta agli effetti fatali del misterioso male. Nella sua ricerca di informazioni si imbatte nella dottoressa Brookner, sopravvissuta alla polio, l'unico specialista a prendersi a cuore il destino di alcune decine di omosessuali debilitati dall'inspiegabile mancanza di difese immunitarie. Ned perde via via sempre più amici a cui la malattia divora la pelle, gli organi interni e le facoltà mentali, e con il supporto della donna cerca di informare e sensibilizzare la comunità gay, naturalmente resistente alla prospettiva dell'astensione sessuale come forma di prevenzione. The Normal Heart segue i tentativi di Weeks di fare fronte all'emergenza creando gruppi di sostegno e poi di attivisti, incontrando ostacoli da parte dei suoi stessi collaboratori e della famiglia, ma sostenuto costantemente da Felix, avvenente giornalista del New York Times e poi suo compagno destinato a scoprirsi sieropositivo.

Un cast in stato di grazia

The Normal Heart: Mark Ruffalo e Taylor Kitsch si abbracciano
The Normal Heart: Mark Ruffalo e Taylor Kitsch si abbracciano


The Normal Heart è diretto dal Ryan Murphy di Glee e di Nip/Tuck, uno dei pochi autori abbastanza potenti a Hollywood per persuadere un canale a riesumare una storia - vera - politicamente agghiacciante che ritrae gli Stati Uniti come chiusi, bigotti, omertosi e ostruzionisti. La sceneggiatura, infatti, è girata senza successo di produzione in produzione per vent'anni, e sebbene HBO sia una cable sufficientemente illuminata da aderire onestamente a un progetto tanto ostico, c'è da chiedersi se il pitch avrebbe ottenuto attenzione e carta bianca senza la presenza di esponenti della comunità gay di spicco come Murphy, Matt Bomer e Jim Parsons. Il risultato di tale libertà creativa è un film che trasuda libertà di voce e pensiero, che non si fa scrupoli a mostrare il fastidioso, l'osceno, il tragico e il grottesco. Il tv movie registra il decorso della malattia di Felix, interpretato da un Matt Bomer (White Collar - Fascino criminale) meraviglioso la cui disperazione e attaccamento alla vita nelle ultime battute strappano il cuore allo spettatore. L'attore texano, impegnato politicamente a favore dei diritti degli omosessuali, aveva confessato al festival di Giffoni, di cui è stato ospite lo scorso luglio, la sua volontà di interpretare questo ruolo straziante fin dagli anni 90. Per la parte ha perso quasi venti kilogrammi, e ha dimostrato un grande talento drammatico premiato con la candidatura all'Emmy come miglior attore non protagonista (ha poi vinto nella stessa categoria il Critic's Choice Awards, mentre la pellicola ha trionfato come Tv movie dell'anno); è stato lui, nel corso della permanenza giffoniana, a fornire la chiave di lettura della pellicola e spiegare perché fare oggi un film come The Normal Heart è ancora necessario: se a fine anni 80 la sua programmazione avrebbe informato tanti futuri malati prevenendone il contagio, oggi la pellicola ha la funzione di far conoscere a chi la ignorava la verità circa un periodo, neanche troppo lontano, in cui l'America trattava gli omosessuali come una minoranza senza valore.

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The Normal Heart: Mark Ruffalo e Matt Boner in una scena
The Normal Heart: Mark Ruffalo e Matt Boner in una scena

Su due livelli

The Normal Heart: Jim Parsons e Taylor Kitsch in una scena
The Normal Heart: Jim Parsons e Taylor Kitsch in una scena

A prescindere dal valore sociale e politico della produzione di Murphy, The Normal Heart è pregevole soprattutto per l'eccellenza di un cast in grado di elevare questo racconto brutale, passionale ed emozionante dove figurano un Mark Ruffalo (The Avengers) cocciuto, inarrestabile, violento e spinoso la cui dimensione scenica è centrale, la statuaria Julia Roberts, inchiodata su una sedia a rotelle ma fortissima e governata da un'etica solidissima, e un Jim Parsons (The Big Bang Theory), sofferente e idealista, sorprendente. Murphy, la cui regia non è mai virtuosa o tecnicamente impeccabile ma sempre coinvolgente, la fa volutamente strappalacrime; non ha ritegno nell'indugiare nel dolore, nella disperazione, nell'orrore del deperimento fisico, ed è giusto che faccia così. Il suo scopo è informare e rivelare, è onorare gli amici caduti e ispirare rabbia catturando lo spettatore in una gabbia di emotività.
The Normal Heart è di un'onestà adamantina; nonostante il progetto sia vecchio di vent'anni sembra tuttavia un'opera messa in scena di getto, furiosa e disturbante, aggressiva e spietata, spontanea e melodrammatica. È un film con due intenti: il primo, macroscopico, è quello di reclamare giustizia e denunciare la mancanza di consapevolezza politica nei confronti dei gay degli USA. Il secondo, microscopico, è quella di onorare una grande storia d'amore con un registro che vuole essere insieme tragico e melodrammatico. È riuscito in entrambi.