The Listener, la recensione: Steve Buscemi torna alla regia con un film intimo e attuale

La recensione di The Listener: Tessa Thompson in un one on-screen role per il ritorno alla regia di Steve Buscemi, che dirige un film piccolo, intimo e attuale. Presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 2022.

La macchina da presa che si sposta lenta, soffermandosi sui silenzi, sulle inflessioni, sul volto appena illuminato della protagonista, in grado di riverberare le (tante) parole che, di notte, le arrivano via telefono. Per Los Angeles è una nottata come le altre: lì fuori, tra l'asfalto e l'acciaio, milioni di persone vivono e muoiono, ridono e piangono. Solita storia, stesso giro. È il gioco della vita, è il gioco dell'umanità, da sempre costantemente sull'orlo del baratro. E allora, tramutando l'ottima sceneggiatura di Alessandro Camon, Steve Buscemi torna alla regia con The Listener (mancava dal 2007, quando girò il dimenticato Interview, nel quale c'era Sienna Miller), in cui Tessa Thompson interpreta Beth, una volontaria che lavora per una helpline.

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The Listener: un'immagine del film

Nel film, presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 79, c'è lei, c'è il suo mansueto cagnolino e ci sono le voci di quelle persone che la chiamano. Tutto qui. Un one on-screen role per la Thompson, osservata e "costruita" dal regista telefonata dopo telefonata. Perché, come vi raccontiamo nella nostra recensione di The Listener, se la vicenda del film è senza dubbio riassumibile in una riga, dietro i novantasei minuti di durata c'è molto altro: una disamina lucida e attenta sulla condizione umana attuale, le ossessioni moderne, l'asfissiante ricerca di un bilanciamento esistenziale.

Una notte, mille voci

Quello di The Listener, poi, è un cinema reale e valido, che sfrutta fino in fondo la luce (oltre alla conseguente ricerca della luce da parte dei protagonisti) e, per l'appunto, le parole. Le parole, quelle che girano intorno come zanzare, e che andranno a delineare i motivi che spingono Beth a immergersi nelle storie di persone sole, disastrate, sconfitte, impaurite, deviate. Ce chi le racconta di essere uscito di galera, e di quanto il COVID, in un certo senso, lo abbia aiutato a reintegrarsi nella società.

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The Listener: una sequenza del film

C'è ancora chi non riesce tagliare quella relazione con un compagno violento. Ci sono i sociopatici. C'è chi non riesce a liberarsi dagli incubi, segnati dall'esperienza militare in Iraq (un tema, quello dei reduci e della sindrome post-traumatica già affrontato da Camon in Oltre le Regole - The Messenger, con cui ha ottenuto una candidatura all'Oscar), e c'è chi accarezza l'idea di farla finita. Riassumendo, uno spaccato di umanità sperduta e ammaccata. Ogni voce, maschile o femminile (tra esse c'è anche quella di Rebecca Hall), entra completamente dentro il film, diventando di volta in volta la storia principale, quella che avvicinerà Beth alla rivelazione finale e quella che altererà l'umore e il tono del racconto.

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Un telefono per ricominciare

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The Listener: una scena del film

In questo senso, The Listener appare come un film strettamente attuale, rispecchiando una dimensione sociale e umana marcatamente inquieta e spaesata, diventata assuefatta a quella depressione che, troppo spesso, non è considerata una malattia credile. Per quelle voci non ci sono punti di riferimento, non c'è speranza che tenga. Sono inglobate in un meccanismo ormai rotto. Allora, provando a rimettere insieme i cocci, si aggrappano ad un telefono dove, dall'altra parte, risponde la voce gentile di una donna ossessionata da mille demoni. E allora ecco lo scambio inconsapevole, materiale perfetto per essere trasformato in quel cinema metafora di emozioni e di vita. Magari imperfetto e scivoloso, ma anche essenziale e fondamentale. Com'è fondamentale aspettare l'alba, per ricominciare un altro giorno, sperando in un futuro che, però, tarda ad arrivare. Un film piccolo e intimo, ma non per questo meno potente.

Conclusioni

Concludiamo la recensione di The Listener sottolineando quanto la struttura narrativa sia interessante e quanto i temi siano attuali, nonostante un ritmo non propriamente incalzante. Steve Buscemi alla regia ci era mancato molto, e Tessa Thompson regge benissimo novanta minuti (quasi) in solitaria.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Tessa Thompson regge novanta minuti da sola. Non era facile.
  • I temi, decisamente attuali.
  • La scrittura è interessante: ogni storia confluisce nella vicenda personale della protagonista.

Cosa non va

  • La rivelazione finale della protagonista doveva essere maggiormente approfondita.