Samaritan, la recensione: Sylvester Stallone supereroe in crisi nera. Altro che Marvel...

La recensione di Samaritan: Sylvester Stallone si cala nei panni di un ex supereroe lacerato dal rimorso nel film disponibile su Prime Video dal 26 agosto.

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Samaritan: Sylvester Stallone affronta una banda di ragazzini

Viso solcato dalle rughe, un'ombra di barba bianca, abiti da lavoro. L'(anti)eroe di Sylvester Stallone se ne va in giro con il cappuccio calato sulla testa rovistando nella spazzatura in cerca di oggetti da riparare. Come mette in luce la recensione di Samaritan, disponibile su Prime Video dal 26 agosto, a contrastare lo strapotere dei supereroi patinati della Marvel ci pensa Julius Avery col suo cinecomic sporco e realistico. Banditi quartier generali di lusso, calzamaglie e mantelli, la pellicola originale scritta da Bragi F. Shut e prodotta dallo stesso Sylvester Stallone sembra attingere a piene mani alle atmosfere della periferia desolata in cui si muoveva Rocky, con in più la cattiveria criminale del presente.

Samaritan Sylvester Stallone
Samaritan: un primo piano di Sylvester Stallone a terra

In Samaritan si respira un vago sentore apocalittico. La luce grigia che invade case, strade e volti dei personaggi di Granite City, il look della gang del piccolo criminale Cyrus (Pilou Asbæk) che ricorda quelle di Mad Max, la miseria e la ferocia che caratterizzano i personaggi, tutto contribuisce a mostrare le conseguenze della crisi sulla città che la madre del piccolo Sam Cleary (Javon Walton) sogna di lasciare. Granite City è anche la città in cui operavano i gemelli Samaritan e Nemesis, simbolo del bene e del il male, protagonisti di uno scontro ferocissimo in seguito al quale sono entrambi scomparsi. Ma il piccolo Sam, ossessionato dal mito di Samaritan, non si arrende e dopo aver scoperto che il misterioso vicino di casa Joe Smith (Sylvester Stallone) possiede dei superpoteri comincia a sospettare che dopotutto Samaritan non sia morto. Nel frattempo, Cyrus si impossessa del martello di Nemesis gettando Granite City nel caos.

Un cinecomic senza Marvel e DC è possibile?

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Samaritan: Sylvester Stallone e Pilou Asbæk in una scena

Con Samaritan, Julius Avery e Sylvester Stallone hanno il merito di reimmaginare un universo di supereroi distante da Marvel e DC, che affonda le radici in una visione feroce e realistica. La principale concessione al genere è contenuta nell'intro realizzato in animazione in cui viene narrata l'origine di Samaritan e Nemesis e del loro scontro fratricida, dovuto a visioni del mondo opposte. Dopo la morte dei genitori, Samaritan ha votato la propria esistenza alla difesa dei deboli e degli oppressi e Nemesis alla vendetta. La scelta dell'animazione contribuisce a collocare nel mito il passato di Granite City e dei suoi supereroi. Appena mettiamo piede nel presente, veniamo risucchiati da cupezza e desolazione anche se la scelta di affidare il punto di vista a un ragazzino dota il racconto di una prospettiva positiva e di un passo vivace.

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Samaritan: Sylvester Stallone e Javon 'Wanna' Walton in una scena

Lo sguardo malandrino e la spigliatezza dell'adolescente Javon Walton, che abbiamo già potuto apprezzare nelle serie Utopia ed Euphoria, rischiano di distrarci dall'intenzione di Sylvester Stallone di ritagliarsi un ruolo non di primo piano. Il suo Joe è sì un supereroe, ma non è il protagonista. Questa scelta è sintomatica della volontà del divo di mettersi ancora una volta alla prova a 76 anni, reinventando se stesso e il genere con un personaggio che vive nell'ombra per espiare le proprie colpe. Quando Stallone, ancora in perfetta forma fisica, si libera in quattro e quattr'otto dei bulli che aggrediscono Sam ci regala alcune delle scene più esaltanti del film, ma al tempo stesso mette in chiaro che le sequenze di combattimento o quelle in cui si svelano le curiose caratteristiche fisiche del suo eroe, costretto a stipare il frigo di gelato per evitare di surriscaldarsi, non rappresentano la centralità della storia.

Sylvester Stallone: un divo tutto muscoli... e tanto cervello!

Un racconto ambizioso, ma con personaggi caricaturali

Samaritan Sylvester Stallone Armatura
Samaritan: Sylvester Stallone con indosso l'armatura

L'ambizione di Samaritan è creare un racconto adulto, andando alla ricerca di una profondità nel genere. L'eroe di Sylvester stallone, che condivide alcune assonanze con il David Dunn di Bruce Willis in Unbreakable - Il predestinato, conduce una vita anonima, raccoglie spazzatura per vivere e cela al mondo i propri poteri limitandone l'uso. Un ritorno alle origini per il divo, alla ricerca dello spirito del primo Rocky, dove aveva brillantemente narrato la storia di un perdente prima che il successo deviasse il franchise verso una dimensione più patinata e spettacolare. In quest'ottica, anche le scene d'azione che vedono Joe coinvolto, o i flashback dello scontro tra Samaritan e Nemesis che lo tormentano, non vengono mai spettacolarizzati. Lo stesso look del film riflette la natura sottotono del personaggio con la fotografia di David Ungaro che spazia tra i toni cupi del grigio, blu metallico e rosso mattone e le composizioni orchestrali di Kevin Kiner e Jed Kurzel che fungono da commento senza mai elevarsi da una mera funzione di servizio. Gli interventi del supereroe Joe non sono esaltanti, sono sofferti e questa prospettiva rappresenta un tentativo di dare una sterzata a un genere oggi talmente saccheggiato da rendere quasi impossibile creare qualcosa di nuovo.

Samaritan Sylvester Stallone Dascha Polanco
Samaritan: Dascha Polanco e Sylvester Stallone

Il tentativo di Samaritan va in questa direzione e questo è il principale pregio del film, che risulta però penalizzato da una scrittura piatta. Poche le idee forti (qualcuna davvero ottima, va detto). Allo sforzo di costruire una contro-mitologia intorno al personaggio di Sylvester Stallone non corrisponde la stessa attenzione nei confronti degli altri personaggi. Incerte le motivazioni del cattivo unidimensionale di Pilou Asbæk che aspira a devastare Granite City con la stessa follia anarchica che si respira in Joker, ma ne risulta solo una pallida copia, incolore la sua gang in cui si distingue solo la sensuale Sophia Tatum. L'approfondimento psicologico dei personaggi non è sempre adeguato, lo stesso eroe di Stallone risulta per lo più opaco e sfuggente e a conti fatti l'unica figura a emergere nel film è il piccolo Sam col suo bagaglio di sogni, fantasie ed entusiasmo.

Conclusioni

Lodevole il tentativo di reinventare il genere dei supereroi allontanandosi dal modello Marvel e DC, ma come si leggere nella nostra recensione di Samaritan, una scrittura non sempre ispirata penalizza un film comunque ricco di qualità. Qualche buona trovata e la presenza di un Sylvester Stallone misurato e convincente rendono comunque la visione meritevole, notevole la presenza scenica del giovanissimo protagonista Javon Walton.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • Reinventare il genere dei supereroi non è un'impresa facile, ma l'esperimento di Julius Avary è decisamente interessante.
  • Un Sylvester stallone carismatico, ma misurato fornisce una delle sue interpretazioni più interessanti. Il giovane Javon Walton gli tiene testa con vivacità e intelligenza.
  • Un paio di colpi di scena rendono la visione degna di nota.

Cosa non va

  • La scrittura, non sempre ispirata, penalizza i personaggi secondari che risultano caricaturali.
  • Non mancano i momenti di stanca.
  • Qualche dettaglio il più sul personaggio di Stallone avrebbe giovato all'economia del racconto che risulta un po' oscuro.