Recensione Violetta (2011)

Quello diretto da Antonio Frazzi è quindi un film tv classico, che concede allo spettatore tutto quello che si può volere da un'opera del genere, puntando a raccogliere un coinvolgimento più genuino possibile.

Amami, Alfredo

  1. La Lombardia è sotto il dominio austriaco. Un messo imperiale, fingendosi l'avvocato Antonio Caleffi, indaga su di una donna legata ai dissidenti milanesi, Violetta Valery. L'uomo inizia ad interrogare tutti quelli che l'hanno conosciuta e che potrebbero fornire informazioni preziose sulle sue losche attività. La prima ad essere interpellata è l'amica modista Prudenzia che inizia a raccontare la storia d'amore tra Violetta e Alfredo Germont, studente di legge impegnato nella lotta contro gli asburgici, ingiustamente arrestato, dopo la morte di Violetta, per sedizione. Torniamo allora all'anno prima, quando Violetta, cortigiana molto nota tra i nobili meneghini, incontra il giovane destinato a cambiarla per sempre. Al cospetto di Alfredo, Violetta, bellezza rilucente dal carattere spregiudicato e forte, getta la maschera di donna interessata solo al denaro e tenta di essere una semplice ragazza innamorata. Un desiderio destinato forse a rimanere tale vista la grave malattia che l'affligge, la tisi, e considerate le numerose ingerenze esterne, politiche e non solo, che la spingono a ritardare il distacco dalla sua vecchia professione. Risolta positivamente la prima crisi con Alfredo, accecato dalla gelosia davanti alla scelta di Violetta di prostituirsi un'ultima volta per guadagnare i soldi necessari ad affittare una casa al mare, la relazione non resiste alle pressioni esercitate sulla donna dal padre di Alfredo, che con un ricatto ottiene l'immediata interruzione del rapporto. Umiliata dall'inconsapevole Alfredo che, ritenendola una sgualdrina, durante una festa le getta in faccia dei soldi guadagnati al gioco, Violetta finisce i suoi giorni nella casa milanese, un tempo ritrovo di tutta la bella società. A vegliarla c'è Alfredo che lasciato il fronte della guerriglia si riunisce a lei dopo la sofferta confessione paterna. Neanche il tempo di soffrire e per il giovane arriva il carcere. E il confronto serrato con l'inviato del governo asburgico.
Continua il feeling tra il piccolo schermo e le grandi storie del passato. Solo una settimana fa Mediaset ha proposto in prima serata la miniserie ispirata al Conte di Montecristo, Un amore e una vendetta, e adesso arriva la risposta della televisione di Stato con Violetta, film TV diretto da Antonio Frazzi e dichiaratamente influenzato da La Signora delle Camelie, che Rai 1 trasmetterà in due puntate, domenica 16 e lunedì 17 ottobre. Curiosamente a legare le due opere letterarie in questione ci sono le firme di Alexandre Dumas, padre e figlio. Pubblicato nel 1848 il romanzo di Alexandre Dumas figlio, La signora delle Camelie, viene adattato con notevole successo per il teatro, dove approda quattro anni più tardi. Sull'onda di quella grande affermazione, Giuseppe Verdi scrive La Traviata, in cui il personaggio di Marguerite Gautier divenne Violetta Valery. Su questo materiale lo sceneggiatore Sandro Petraglia lavora con il giusto approccio, cioè non distaccandosene totalmente (i ruoli e le situazioni restano sostanzialmente inalterati), ma aggiungendo una sfumatura in più, ovvero agganciando la storia dei due sfortunati amanti a quel grande movimento che è stato il nostro Risorgimento; a risultarne arricchito è proprio il carattere di Violetta che rivela la sua indole coraggiosa proprio scendendo in campo al fianco dei patrioti, con i quali collabora assiduamente attraverso la relazione di amicizia con il Duca di Sagrado, interpretato da Andrea Giordana.
La protagonista è una figura femminile fragile, ma volitiva, condannata ad un destino tragico, ma ugualmente passionale. Quello diretto da Antonio Frazzi è quindi un film TV classico, che concede allo spettatore tutto quello che si può volere da un'opera del genere, puntando a raccogliere un coinvolgimento più genuino possibile. Tra i punti di forza dunque dobbiamo inserire l'ispirata interpretazione di Vittoria Puccini, regale nella sua bellezza filiforme e come detto in precedenza la bella intuizione di intrecciare la tragica storia d'amore tra Violetta e Alfredo alla lotta per l'unità nazionale, spostando la vicenda dalla frivola Parigi a Milano e trasformando in eroe quello che nelle pagine di Alexandre Dumas era solo il rampollo di una famiglia benestante, vittima delle convenzioni sociali dell'epoca. Purtroppo il prestante Rodrigo Guirao Diaz poco riesce a trasmettere di quegli ideali e di quel trasporto che hanno infiammato i padri della patria, non risultando convincente fino in fondo. Così come pesante negli esiti può risultare la decisione di affidare le redini del racconto al personaggio interpretato da Tobias Moretti, il finto avvocato italiano che indaga sulle associazioni sovversive. Difetti che possono rovinare un quadro raffinato, impreziosito però dall'impeccabile lavoro del comparto tecnico in cui segnaliamo i bei costumi di Lia Morandini e la colonna sonora di Andrea Guerra che in più punti della partitura ha inserito alcuni momenti tratti dalla Traviata di Giuseppe Verdi.

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3.0/5