Recensione Vacanz...ieri, oggi e domani (2014)

Assente la dimensione 'politicizzata' delle Ferie d'agosto di Paolo Virzì, il tempo 'straordinario' delle vacanze viene analizzato grazie agli spunti forniti dai rumorosi personaggi.

In vacanza da una vita

Nomen omen dicevano i latini e avevano ragione. Se una famiglia si chiama Scannapieco, non si può immaginare una vita all'insegna della serenità, senza problemi. Il prefisso 'Scanna' racchiude un mondo di ristrettezze economiche, tragedie più o meno gravi, drammatiche decisioni da prendere. E siccome il film di Lucio Ciotola e Fabio Massa, Vacanz...ieri, oggi e domani, è una commedia, le soluzioni per 'risolvere' queste situazioni difficili sono tutte (più o meno) esilaranti. Non divaghiamo, però, e rimettiamoci in strada esattamente come fanno i coniugi Scannapieco, tre figli e tanti debiti, che decidono di lasciare Napoli per andare finalmente in vacanza. Il conto alla rovescia che precede l'arrivo dell'ora X apre il film assieme all'evocativa hit di Nino D'Angelo, Jamme jà; la famiglia Scannapieco si lancia in questa nuova avventura, trattenendo a stento la gioia per l'imminente partenza. Checco, il figlio maggiore, sembra distratto da altri problemi, il piccolo Beniamino, con insana tendenza al panino imbottito, si dedica al canotto, la bella di papà, Sharon, è preoccupata per le sorti del cagnolino. Ada, l'energica mamma, decide di comunicare al mondo il suo desiderio di ferie, mentre il povero pater familias, il riccioluto Gennaro, vaga somiglianza con Napo orso capo, deve combattere con armi, quelle del nonno (il grande Carlo Croccolo) che crede di essere in trincea, e bagagli. Di intelligenza in questa partenza c'è ben poco, visto che altre migliaia di persone hanno deciso di imboccare l'autostrada (anzi, di non imboccare) allo stesso momento. Parallelamente, madre e figlia, ancora addolorate dalla morte del capofamiglia, vanno verso la stessa località degli Scannapieco. La vacanza può cominciare. Forse.

Agosto, vacanza mia non ti conosco
Subito si nota nel film quella esuberanza linguistica che ne diventa l'elemento distintivo; i personaggi parlano tanto, parlano tutti e ogni dialogo diventa una digressione che poco c'entra con quanto stiamo vedendo. Tra nuovi e vecchi incubi, la vacanza estiva diventa il pretesto per raccontare un'Italia ancora ostinatamente legata a vecchi comportamenti. Assente la dimensione 'politicizzata' delle Ferie d'agosto di Paolo Virzì, il tempo 'straordinario' delle vacanze viene analizzato grazie agli spunti forniti dai rumorosi personaggi. C'è chi è a caccia di vip, ma trova i tronisti 'ntronati, chi fatica per sembrare più ricco di quello che è, chi desidera la pace sentimentale e chi s'ingozza come può. Il nuovo povero teme di finire in mezzo alla strada e mostra il braccino corto, sognando un piazzamento in Champions League. Niente di nuovo sotto il sole, insomma, neanche dal punto di vista della verve comica, appiattita e affievolita su pochissimi siparietti, l'insolazione inaspettata, la pummarola che finisce, la bombola del gas vuota, la casa che è meno bella di quanto previsto e via di seguito. Ancora meno interessante la storyline romantica, paragonabile a quelle dei musicarelli con Nino D'Angelo, se si eccettua per il colpo di scena finale. E' un prodotto fatto a uso e consumo di un mercato ben circoscritto, e questo di per sé non è un difetto, un'opera non priva di verace simpatia, ma un po' povera per rimanere in testa. Anche per gli estimatori del genere.

Movieplayer.it

2.0/5