Recensione Crazy, Stupid, Love (2011)

Commedia piena di buone intenzioni e soprattutto di ottimi spunti narrativi, il film non mantiene fino in fondo le premesse lasciate intravedere nella prima parte, penalizzato da una coralità che raramente diventa ricchezza della storia nella sua complessità.

40 anni, celibe

Cal Weaver è un quarantenne che vede crollare il suo mondo nel momento in cui la bella moglie Emily gli chiede il divorzio. Ormai stufa di un menage familiare troppo rassicurante e prevedibile, la donna sembra in cerca di emozioni forti, emozioni che torna a provare tra le braccia del collega David. Disperato e sull'orlo del baratro, Cal passa le sue serate in perfetta solitudine, lamentandosi del pessimo trattamento ricevuto dalla consorte. A fargli prendere coscienza delle sue responsabilità ci pensa Jacob, un playboy di professione che mosso a pietà da quel relitto umano lo prende sotto la sua ala protettrice e lo trasforma in uno sciupafemmine. La nuova 'carriera' di Cal parte col piede giusto: conquista decine di donne, una in particolare, Kate, più svitata delle altre, e tenta di respingere gli assalti della diciassettenne Jessica, baby sitter del figlio Robbie, a sua volta disperatamente innamorato di lei. Il giro di vite coinvolge anche Jacob, pronto a cambiare per amore della bella sconosciuta Hannah, futuro avvocato dai capelli rossi e dagli occhioni verdi, stranamente somigliante a Emily.


A due anni da Colpo di fulmine - Il mago della truffa Glenn Ficarra e John Requa tornano a fare i conti con gli imprevisti dell'amore in un film più canonico, nonostante la netta dichiarazione d'intenti contenuta nel titolo, Crazy, Stupid, Love. Illogico da ogni punto di vista, il sentimento che più di ogni altro ha ispirato l'uomo dalla notte dei tempi diventa il fulcro attorno a cui ruota questa giostra di personaggi, tutti accomunati dall'improvviso cedimento delle loro certezze affettive. Commedia piena di buone intenzioni e soprattutto di ottimi spunti narrativi, il film non mantiene fino in fondo le premesse lasciate intravedere nella prima parte, penalizzato da una coralità che raramente diventa ricchezza d'insieme della storia e dalla mancanza di un vero e proprio fulcro narrativo. Poteva essere l'amicizia tra i due protagonisti, un rapporto di 'fratellanza' che regala alcuni dei momenti più riusciti dell'opera, ma il tema si stempera in una seconda metà in cui l'aspetto romantico prevale su quello folle. I fili dell'intreccio dunque sono tanti, tutti molto interessanti (l'amore adulto, quello tra giovani e quello tra giovanissimi) e presentati ognuno con tenerezza e umorismo, ma faticano a diventare un corpo unico a causa di un sentimentalismo fin troppo studiato che poche volte esplode in sano divertimento, finendo per tirare il freno a mano ad una pellicola che poteva essere lasciata a briglia sciolta.

Sfruttato solo parzialmente il potenziale dell'arguta sceneggiatura di Dan Fogelman, la pellicola oscilla tra momenti consueti, quelli 'visivamente' più incisivi (la trasformazione del povero derelitto in playboy a cinque stelle) e altri decisamente più delicati ed efficaci, affidati alle elucubrazioni del figlio di Cal, i cui 'scandalosi' discorsi a cuore aperto contengono davvero tutta la follia e la dolcezza di un sentimento come l'amore. Un peccato, dunque, perché il gruppo di attori, guidato da Steve Carell e Julianne Moore, è davvero di prim'ordine; con una nota di merito per Emma Stone scatenata al pari del suo fascinoso compagno d'arte Ryan Gosling, con cui si diverte a rifare la scena chiave di Dirty Dancing, quella presa sicura a la Patrick Swayze, avvisaglia di una passione che sta per esplodere. A dare la marcia in più, quindi, sono proprio loro, gli interpreti capaci di dare respiro ad una graziosa partitura, facendone risuonare le pause (la bella scena notturna in giardino, in cui Cal decide di dare una sistemata a qualcosa che sembra compromesso irreparabilmente) o aumentando l'intensità, come nell'entrata in campo di una spericolata Marisa Tomei, unico momento davvero 'crazy' in un film decisamente 'normale'.

Movieplayer.it

3.0/5