Pretty Little Liars, stagione 3: tutte le bugie di Rosewood

Su Mya dall'8 novembre tornano le vicende delle quattro eroine ereditate dai romanzi di Sara Shepard. Tra amori, intrighi e cospirazioni, i misteri non hanno fine. E infatti, per la gioia dell'appassionata fandom internazionale, lo show di I. Marlene King è stato confermato anche per la quarta stagione...

Piccole bugiarde crescono, ma rimangono fedeli a sé stesse e ai loro fan; e così gli ascolti di Pretty Little Liars, serial di ABC Family che, preparandosi ad andare in onda in USA con la seconda parte della sua terza stagione a gennaio e proiettandosi verso la quarta, già confermata, continua a registrare consensi di critica e di pubblico.
La formula è fondamentalmente la stessa, eppure, quasi inspiegabilmente, riesce a non stancare: ma più che agli spunti forniti dai romanzi di Sara Shepard - che alle povere Spencer, Hanna, Aria e Emily ne fa passare davvero di cotte e di crude - e ai plot e subplot imbastiti dagli sceneggiatori, il merito di questo piccolo trionfo televisivo sta soprattutto nella sapiente miscela di teen drama, thriller e ironia, nella capacità di dosare in maniera soddisfacente l'elemento mystery, e nel magnetismo delle interpreti, con in prima fila le sempre più carismatiche Ashley Benson (di recente anche scatenata protagonista del discusso Spring Breakers di Harmony Korine) e Troian Bellisario. Ma anche la Aria di Lucy Hale diventa un personaggio più forte nelle ultime battute, e la Emily di Shay Mitchell, normalmente soave, ha inediti momenti da tribolata bad girl.

Negli Stati Uniti, dicevamo, la terza stagione, che debutterà in questi giorni qui da noi su Mya, si è interrotta per la pausa tradizionale per ABC Family, e ha salutato gli spettatori con un episodio speciale di Halloween (This is a Dark Ride) che, invece di essere stand-alone come quello del secondo ciclo dello show, ha aggiunto elementi importanti alla storyline principale, oltre a regalare emozioni forti, per quello che sembrerebbe un cambio di marcia per una serie che è sempre riuscita ad avvincere anche limitando gli elementi più pulp. Perché il nemico misterioso, A., nella terza stagione si è fatto più invasivo e minaccioso, proprio nel momento in cui le ragazze credevano di essersi finalmente liberate del loro tormentatore. L'identità di A. sembrava svelata, le sue trame parevano al capolinea alla fine della stagione precedente, e la persecuzione delle amiche della perfida e defunta Alison DiLaurentiis definitivamente finita, ma presto Aria, Spencer, Emily e Hanna si accorgeranno di essere tutt'altro che al sicuro, e diverrà evidente, perlomeno allo spettatore, che il pericolo è più vicino di quanto potrebbero immaginare. Il "collettivo" A. non parrebbe un'idea brillante, eppure solo un'agguerrita cospirazione può spiegare l'onnipresenza e l'onnipotenza di questa inesorabile nemesi, e tutti gli enigmi legati all'ancora irrisolto omicidio di Alison.
In particolare, l'identità di uno dei congiurati è stata dischiusa in uno degli episodi più recenti, provocando un'ondata di shock su Internet e nella Twittersphere che si è riflessa anche sugli altri media, comprovando la longevità di questo concept e l'abilità degli autori che hanno saputo gestire i molti misteri del loro ordito in maniera da soddisfare alcune curiosità creandone altre, nella miglior vena della serialità "addictive": un aspetto in cui, tuttavia, tante serie recenti più prestigiose di Pretty Little Liars non hanno saputo fare altrettanto bene. D'altra parte, nello show di I. Marlene King il trash è stato, fin dai primordi, un effetto cercato, ed è ormai una vera e propria cifra stilistica (vedi le sempre più eccessive e spiritose "minisoggettive" delle manovre di A.) che s'appaia alla perfezione con gli inevitabili sentimentalismi e con i cliché dei subplot meno ispirati: il tutto bilanciato dalla freschezza dello humour e dal brio dei dialoghi che rendono eccitante ogni appuntamento con il nostro colorato, tormentato e splendidamente agghindato quartetto.