Buchi di Tra(u)ma in Oppenheimer: non è come sembra, e poi… non lo è di nuovo

Continui colpi di scena, rivoluzioni all'interno della trama, percezioni dei personaggi che ci portano ad osservare la stessa scena sotto diversi punti di vista: Oppenheimer di Christopher Nolan fa parlare di sé per le scene poco chiare e gli indizi disseminati nel film.

Buchi di Tra(u)ma in Oppenheimer: non è come sembra, e poi… non lo è di nuovo

"Chi vorrebbe giustificare la propria vita?". Questa è una delle battute più esplicative pronunciate in Oppenheimer, il biopic che ha attirato l'attenzione su di sé prima ancora di essere in sala: grazie ai vari Barbenheimer prima e per la forza comunicativa e le polemiche riguardanti il senso del film dopo, il film di Christopher Nolan è presto diventato stendardo di qualità e autorialità (qui la nostra recensione). In attesa che venga distribuito su una piattaforma per rivederlo comodamente seduti sul divano di casa e capirne tutte le sfumature, analizziamo insieme uno dei più grandi successi del box office dell'anno.

Oppenheimer Cillian Murphy
Oppenheimer: Cillian Muprhy in un primo piano

Prima di tutto, un disclaimer fondamentale: durante la lettura dell'articolo, non dimentichiamo che stiamo parlando di un film. Non cadiamo nell'errore di voler credere che abbiamo visto un documentario: se così fosse, non sarebbe corretto nemmeno cercare di spiegare i passaggi poco chiari della trama. Questo film non ci racconta realmente quanto accaduto al nostro protagonista; questo film vuole raccontare il personaggio storico attraverso una rielaborazione della trama al fine di produrre e realizzare un contenuto indirizzato all'intrattenimento in sala. Nessun fine educativo o politico e, anzi, una concezione così idealizzata della storia del personaggio (e non della Storia del mondo reale) potremmo quasi dire che va a sminuire l'arte del regista, che invece si impegna a raccontare l'aspetto umano di un personaggio ispirato a un personalità storica riuscendo ad inserire l'interpretazione di azioni e punti di vista.

Nolan gioca con le nostre menti... e con il tempo

Christopher Nolan fa spesso riferimento a delle narrazioni non lineari: se in Batman Begins e in Il Cavaliere Oscuro si confronta con l'immagine canonica dell'eroe, stravolgendola, mentre in The Prestige e Dunkirk indaga sull'indole umana, dobbiamo ricordare che in Memento, Interstellar, Tenet, e Inception gioca con lo scorrere del tempo e con la percezione della realtà. Spesso indaga su quelle che sono le reazioni umane rispetto a dinamiche particolari, abbracciando uno storytelling diverso, innovativo sotto molteplici punti di vista. Ed ecco perché, anche questa volta, la scelta di non seguire un'unica linea narrativa ed un ordine cronologico, confonde il pubblico che resta smarrito davanti alle scelte registiche (anche riguardo la fotografia differente) meravigliosamente astute ma anche complicate da comprendere. Ma andiamo con ordine (proprio per spiegare l'ordine degli elementi del film!)

Cillian Murphy Oppenheimer
Oppenheimer: un'immagine

Quando il lungometraggio comincia, Lewis Strauss - interpretato da un eccellente Robert Downey Jr - sullo schermo sta spiegando ai suoi avvocati il suo punto di vista riguardo Oppenheimer (sapremo soltanto in seguito di quanto stia mentendo sulla sua innocenza in riferimento alla segnalazione di William Borden - interpretato da David Dastmalchian - incoraggiato proprio da Strauss a scrivere una lettera suggerendo che Oppenheimer fosse una spia sovietica). Nonostante il racconto sia in bianco e nero (e suggerisca quindi una narrazione lontana), quello che accade sullo schermo è più recente di quello che ci viene raccontato nel resto del film (tranne in alcune parti sulla vecchiaia, nel finale); nonostante il montaggio alternato ci suggerisca una simultaneità degli eventi, il Comitato di Sicurezza davanti a cui si è presentato Oppenheimer, si è riunito ben cinque anni prima delle vicende presentate da Lewis Strauss, raccontate durante il tentativo di aggiudicarsi la nomina come Senatore. La scelta della fotografia in bianco e nero è dunque riferita ad uno storytelling che seguirà la percezione di Strauss in tutto e per tutto, non soltanto dandoci il suo punto di vista della vicenda, ma anche rivedendo più volte alcune scene, con diversi occhi.

Buchi di Tra(u)ma in Oppenheimer: i personaggi e le vicende non spiegate

Allucinazioni, previsioni e segreti di Oppenheimer: è tutto chiaro?

Durante la narrazione "a colori" (per distinguere i due punti di vista) invece, le diverse sfumature della fotografia accompagnano i toni cupi della narrazione di Oppenheimer, perseguitato dalle allucinazioni: più volte il pubblico è rimasto turbato da flash accecanti (che altro non sono se non i ricordi dell'esplosione), dalle espressioni di gente che festeggia che improvvisamente diventano cupe e tormentate (un momento in cui il senso di colpa del protagonista lo avvicina empaticamente alla gente che, dall'altra parte del mondo, sta soffrendo e morendo a causa della bomba realizzata da lui, e immagina che possa essere non troppo diversa dalle persone che invece lo stanno festeggiando) e soprattutto dalla scena di sesso durante il racconto di Oppenheimer al Comitato di Sicurezza (stavolta immaginata da sua moglie, Kitty Puening - che ha il volto di Emily Blunt - che prende coscienza del tradimento di suo marito in quell'esatto istante, quando lui confessa e lei, per lo shock, comincia ad immaginare l'atto incriminato tra il suo compagno di vita e la sua ex, ormai defunta, Jean Tatlock, interpretata da Florence Pugh).

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Oppenheimer: un primo piano di Cillian Murphy

Quando ci viene presentato il protagonista, all'inizio del film, ci viene presentato un Oppenheimer davanti ad un Comitato di Sicurezza, e racconta il suo passato partendo dal periodo a Cambridge in cui riconosce di essere stato instabile, inquieto, paranoico e con tendenze ossessive. In questo periodo presenta numerosi problemi a proiettarsi all'interno di una realtà sociale, culturale e in generale lavorativa e quindi di crescita all'interno dell'Università. Non si rende dunque conto né delle sue potenzialità né dei motivi per cui non funziona al livello caratteriale: non ha carisma, non sembra concentrato e non reagisce agli stimoli (e soprattutto alle numerosi punizioni e forme di screditamento) dei suoi docenti. Curioso e motivato, grazie ad un consiglio di Niels Bohr, dopo una serie di domande stimolanti poste in vari incontri con lui e riconoscendolo come insegnante e mentore, sceglie di cambiare ambiente e abbandonare l'Inghilterra per raggiungere l'Università di Gottinga. È qui che cambia tutto. Anche il personaggio.

Quello che non viene spiegato, ma viene raccontato: chi è nel profondo il protagonista?

Conscio di essere fallibile in laboratorio e di non essere un asso nel fare i conti, Oppenheimer riesce ad accettare la sua natura e a porsi come uno studioso con tipico approccio teorico. Con il suo dottorato di ricerca torna in America all'Università di Berkeley, facendo del suo studio sulle stelle il suo strumento per avvicinare i giovani. Non si lascia scoraggiare da una classe quasi vuota ma, anzi, riscopriamo il protagonista capace di stimolare altre menti, di essere carismatico, ironico, opportuno e capace.

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Oppenheimer: Cillian Murphy in una scena corale

Un altro Oppenheimer rispetto a quello di qualche anno prima, che, poco dopo aver abbandonato l'Inghilterra e poco prima di tornare in America, è riuscito anche a tenere una lezione sulla fisica quantistica in danese. È fondamentale questo passaggio perché ci suggerisce qualcosa che sembra impercettibile ma che diventa fondamentale: in primo luogo, la scelta di ripartire da zero e di sviluppare capacità comunicative ed empatiche che gli portino vantaggio, adoperandosi anche nell'utilizzo dell'ironia e scherzando sulla consapevolezza delle sue mancanze in termini di conti e attività in laboratorio. Il personaggio è cresciuto, tanto da aver imparato anche l'importanza di ascoltare i consigli dei suoi colleghi (tra tutti spicca il rapporto con Isidor Isaac Rabi, interpretato da David Krumholtz) e di non esporsi politicamente, evitando di dichiararsi simpatizzante degli ambienti legati al Partito Comunista. Oppenheimer è diventato uno stratega, consapevolezza per noi fondamentale per capire il finale, in cui ci rendiamo conto che interpretare la parte del martire serve al protagonista per essere poi innalzato e riconosciuto dalla massa e per non essere costretto a lasciare il suo Paese, destino già riservato ad Albert Einstein ad alcuni suoi colleghi per essersi espressi liberamente o per essersi ribellati a delle accuse. Inoltre, in secondo luogo, non dobbiamo smettere di pensare che il periodo a Cambridge abbia traumatizzato così tanto il protagonista da covare segretamente il sogno di spiccare in casa, cosa che non riusciva a fare alla sua partenza.

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Oppenheimer: Cillian Murphy in un'immagine

E con "casa" non indichiamo solo l'America, ma proprio il suo luogo natio: pur essendo nato a New York, si ritiene legato a Los Alamos, luogo dove propone di realizzare l'intera cittadina per gli scienziati e le sue famiglie per realizzare il Progetto Manhattan. La nostalgia di casa che da sempre lo ha attanagliato è quella che lo seguirà fino alla fine ed è, probabilmente, la motivazione più segreta e profonda per cui sceglie di continuare a difendersi fino all'ultimo.

Oppenheimer, le opinioni della redazione

Il riscatto sociale e professionale e le motivazioni profonde

Inizialmente Oppenheimer svolge degli studi sulle stelle. Non bisogna rimuovere questo passaggio (e non solo per i collegamenti naturali che sorgono con Interstellar e altri grandi film di Nolan), perché rende ancora più evidente la natura astratta del protagonista relativa allo studio prettamente teorico. Inizia ad aver un contatto con la sperimentazione - prediligendola e rimanendone affascinato rispetto alla teoria - dopo la delusione provata riguardo ai calcoli (svolti più volte sulla lavagna) che dichiarano impossibile un esperimento sulla fissione nucleare... mentre lo stesso esperimento viene effettuato da Alvarez nella stanza accanto alla sua, esattamente nelle stesse ore, in un laboratorio universitario. Scopre così quanto i parametri e le condizioni possano portare a delle variazioni e rovesciamenti delle conclusioni in base a delle variabili non considerate. Questo lo affascina, è vero, ma diventa anche la sua condanna.

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Oppenheimer: Cillian Murphy in una foto del film

Concentrandoci sulla sua psiche, tutto improvvisamente prende forma: il rapporto con il progetto della bomba diventa una forma di riscatto sociale e professionale per il personaggio (che non riporta fedelmente il carattere del personaggio storico, lo ripetiamo per ricordare che analizziamo il film e non la Storia), cosa che diventa la grande motivazione per cui prosegue con il lavoro anche quando prende coscienza della gravità delle sue conseguenze. Non solo: questo spiega il motivo per cui continua imperterrito a difendersi e a prestarsi ad una serie di processi (o presunti tali) nonostante sia consapevole di molti errori fatti (uno, il più importante, ci viene reso noto soltanto nel finale).

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Oppenheimer: un'immagine

Prima di diventare una mente "allettante" per gli scopi dell'America, Oppenheimer è un uomo che cresce e che cerca di imparare a conoscersi. Viene da un passato pesante e riconosce i pericoli, accettando i consigli e scegliendo di non esporsi politicamente per preservare la sua carriera accademica. La trasformazione dell'individuo diventa il vero oggetto della nostra attenzione, più della bomba e del contesto storico. Dopo la segnalazione del suo nome ai servizi segreti americani, ammette più volte di sapere di essere sotto accusa per motivi politici, accetta il soprannome di "martire" (datogli più volte, anche da Strauss) e conferma che accetta tutto perché ama il suo Paese e non vuole più lasciarlo, aspettando che arrivi il momento del riconoscimento sociale. Strategico e pragmatico, il teorico che ha scoperto le grandi potenzialità delle attività in laboratorio sta conducendo un suo personale esperimento con la vita, dosando con cura gli ingredienti giusti per non fare esplodere un'altra bomba, stavolta nella sua esistenza.

Il finale e la scena più attesa del film

Un uomo che ha visto così tanto era così cieco.

Questa frase viene pronunciata da Lewis Strauss parlando di Oppenheimer. E non è totalmente sbagliata. La prima delle cose che il protagonista non considera è infatti la vendetta di Strauss, che si sente offeso pubblicamente e non lo accetta. Strauss segnala il nome del protagonista come probabile spia sovietica. Dunque Oppenheimer non riesce a vedere quanto il suo carisma e la sua voglia di risultare impertinente e libero di esprimersi senza badare all'utilizzo delle parole, possa portarlo alla rovina. Il calcolo delle conseguenze delle sue azioni non è, in effetti, il suo forte.

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Oppenheimer: Tom Conti, Cillian Murphy in una foto

Non ci sono personaggi totalmente buoni e tutti veniamo presi in giro. Tutto cambia più volte: le percezioni, i dati scientifici, le prospettive, le intenzioni (anche sulla bomba e sulle sostanze con cui crearla). Nel finale però, ci viene finalmente mostrato il dialogo che non conosciamo tra il protagonista e Albert Einstein: già in altri contesti si era aperto con lui, parlando di perdono, di dubbi, di patriottismo e di coscienza. Ma una conversazione tra tutte ci perseguita sin dall'inizio del film (poiché assilla Strauss).

Oppenheimer: perché l'incontro tra Einstein e il protagonista è una sequenza iconica

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Oppenheimer: Christopher Nolan sul set del film

Grazie ad un flashback, scopriamo cosa Oppenheimer abbia detto ad Albert Einstein in uno degli incontri tra i due. Nello specifico, l'incontro avviene nel periodo in cui Oppenheimer è amato e idolatrato da tutti, prima ancora che arrivi a qualcuno il dubbio sul fatto che lui sia una spia sovietica (proprio perché l'intera operazione verrà innescata da Lewis Strauss dopo quell'incontro, convinto che il protagonista abbia parlato male di lui ad Albert Einstein vedendo quest'ultimo distaccato e turbato dopo il loro dialogo). Oppenheimer svela di pensare che la reazione a catena che avrebbe distrutto il mondo (di cui avevano precedentemente parlato in uno dei loro incontri) sia stata innescata proprio a causa della bomba. La cosa turba molto Einstein che, tornando all'interno dell'edificio, non saluta Strauss. Eppure, nonostante questa dichiarazione venga fatta in tempi felici, il resto del tempo Oppenheimer non fa altro che difendersi, discolpandosi e, soprattutto, sorridendo fieramente quando riceve il Premio Enrico Fermi, nonostante la ferma convinzione di essere stato parte del progetto che avrebbe distrutto il mondo. D'altronde, con Christopher Nolan alla regia, quasi sempre tutto non è come sembra... e poi non lo è di nuovo.