Okja: Bong Joon-ho difende Netflix... e i supermaiali

Dopo le polemiche del concorso di Cannes, arriva sulla piattaforma di streaming il film del regista sudcoreano. Ne abbiamo parlato con lui.

Okja: Jake Gyllenhaal in una foto del film
Okja: Jake Gyllenhaal in una foto del film

Ha scatenato un putiferio la presenza di Netflix a Cannes. Polverone a dire il vero sollevato dalle associazioni cinematografiche francesi, che si sono scagliate contro il colosso dello streaming per ragioni che potrete leggere approfonditamente qui. Spalleggiate dal festival di Cannes, che ha introdotto una nuova norma che di fatto obbliga i player digitali a distribuire i loro film nelle sale francesi se vogliono essere presi in selezione ufficiale. Per la gioia di Venezia, che invece non si crea problemi e che probabilmente instaurerà un rapporto fruttuoso e duraturo con loro. Tutto questo per dire che siamo andati a Londra a incontrare Bong Joon-ho per parlare del suo Okja, favola animalista e atto d'accusa nei confronti delle multinazionali dell'alimentazione che sviluppano e vendono prodotti geneticamente modificati. Film molto politico, come d'altronde lo erano anche The Host e Snowpiercer, Okja è approdato su Netflix il 28 giugno. Intanto, ecco cosa ci ha raccontato il regista di Memories of Murder.

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Da Okja a The Host via Snowpiercer

Questo è il quarto diverso genere che affronta nel suo cinema. Ho idea che forse Okja è una sintesi dei precedenti.

Sì, in effetti è molto difficile dare un'etichetta di genere a un film come questo. E da una parte la cosa mi fa molto piacere, perché ho cercato di fare qualcosa di completamente nuovo, dall'altra però temo che il pubblico possa non sentirsi a suo agio, dato che il film sembra nella prima parte quasi un prodotto Disney per famiglie per poi trasformarsi in un film decisamente coreano e molto esplicito. Ma a dire il vero era quella la mia intenzione iniziale.

Okja è in qualche modo collegato con Snowpiercer, grazie al personaggio di Tilda Swinton.

Diciamo che non è direttamente collegato, ma l'idea di Okja mi è venuta nel 2010 mentre giravo Snowpiercer, e il personaggio che interpreta qui Tilda è molto ispirato a quello di Ed Harris in quel film, sebbene riservi una sorpresa che ovviamente non vi svelo. Tilda è entrata nel progetto sin dalle prime fasi, infatti è co-produttrice e ha anche collaborato alla sceneggiatura.

Okja, una scena del film
Okja, una scena del film

Okja è una creatura decisamente diversa rispetto a quella di The Host. Qual è stato il processo creativo in questo caso?

Prima di tutto ti svelo uno cosa: la persona che anima in motion capture entrambe le creature è la stessa. Detto ciò, l'approccio creativo è stato completamente diverso. La cosa più importante che riguarda Okja è che è un animale maltrattato e il sentimento che volevamo emergesse nel pubblico era chiedersi perché un animale così dolce e indifeso dovesse soffrire così. Questo è stato l'aspetto più importante di cui abbiamo tenuto conto nella fase di design.

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Capitalismo e OGM nemici del popolo

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Tutta la sua produzione è fortemente politica, ma questo film in particolare ha una struttura che mi ricorda molto, per l'ineluttabilità del tema, I figli degli uomini di Alfonso Cuarón. Cos'altro vede nel futuro dell'umanità un cineasta come lei?

Snowpiercer e Okja sono film molto legati tra loro, ma il secondo non l'ho mai considerato una storia di fantascienza, al contrario, l'ho sempre considerato ambientato in un futuro molto vicino. Quello dell'alimentazione globale è un tema molto attuale, in Canada e negli Stati Uniti sono già stati creati dei salmoni OGM e stanno per essere commercializzati prodotti fatti con questi animali. E da molti anni ormai una grande multinazionale domina il mercato con il grano OGM.

Possiamo darle il nome fittizio di Monsanto...

Io l'ho chiamata Mirando... comunque, durante lo sviluppo del film ho incontrato e parlato con persone che hanno lavorato a questo tipo di sperimentazioni e sapevo che sarebbe stato un argomento molto controverso. Poi ho scoperto che Netflix era ancora più scabrosa come questione...

Okja: Tilda Swinton in una foto del film
Okja: Tilda Swinton in una foto del film

Il cibo è elemento importante nel suo cinema.

Molto, infatti penso ci siano molte connessioni tra Okja e The Host, in cui il nutrirsi è un aspetto fondamentale, ed entrambi i film si chiudono con la scena di una famiglia che mangia. E in Okja c'è la prima scena di un maiale che defeca, e se da una parte è semplicemente divertente, dall'altra considero mangiare e liberarsi i due elementi più importanti della quotidianità umana. C'era una scena simile anche in The Host, quando il mostro vomita gli scheletri degli uomini che aveva mangiato.

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L'affaire Cannes-Netflix

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È arrivato il momento di parlare della stupida e inutile polemica che il festival di Cannes ha tirato su attorno al suo film e quello di Noah Baumbach. Che idea si è fatto di tutta questa storia?

Che io e Noah Baumbach avremmo dovuto studiare la legge francese, ma adesso sappiamo un sacco di cose! Detto ciò, so per certo che gli executive di Netflix non stanno tutte le sere a casa, ma amano andare al cinema con le proprie famiglie nel weekend. Quello che si è creato a Cannes è un problema legato alla regolamentazione distributiva francese, su cui sicuramente si deve riflettere. Ma dal punto di vista squisitamente creativo, per me, così come per Noah, o Todd Haynes con Amazon, e per tutti quei registi che hanno una visione del cinema diversa da quella che ha grande successo in sala, Netflix è un canale importantissimo. Nessun grande studio voleva investire su Okja, e anche le produzioni indipendenti, per quanto avessero amato il progetto, non se la sentivano di rischiare, perché è un film davvero unico nel suo genere e con un budget medio non alla loro portata. Netflix mi ha dato i soldi, il 100% del controllo creativo e il final cut sul film dal primo giorno. Questa è l'unica cosa di cui ci preoccupiamo noi autori, gli altri sono problemi che devono risolvere i distributori francesi.