Recensione Stardust (2007)

Il film di Vaughn conserva intatta tutta la magia della fiaba, incanta con la luminosità delle sue stelle e sa divertire e far sognare regalandoci due ore di autentico intrattenimento.

Nel cuore di una stella

C'era una volta la possibilità di sognare con le fiabe, di emozionarsi entrando in altre dimensioni, dove la magia diventava realtà. Poi qualcosa s'è spezzato, il progresso ha reso possibile la rappresentazione per immagini in movimento di quei racconti mitici e la loro fascinazione ha perso progressivamente efficacia, perché alla meraviglia è subentrata presto la monotonia. L'immaginario espandendosi si è quindi ridimensionato. Fatichiamo oggi, in questo pur magnifico cinema degli effetti speciali, a trovare un film che spalanchi cuore e mente come avveniva qualche tempo fa con pellicole come Il mago di Oz o La storia infinita. Oggi, per una sorta di ribellione naturale all'uniformità delle storie e alla loro standardizzata messa in scena spettacolare, ci ritroviamo spesso a patteggiare per i cattivi che da carnefici finiscono sempre con il diventare vittime del perfetto eroe di turno. E' quindi un lavoro sempre più arduo quello degli scrittori dell'immaginazione che hanno bisogno di reinterpretare il concetto stesso di fiaba per conquistare il moderno spettatore sempre più esigente e pensare personaggi capaci di entrare nei nostri cuori. Neil Gaiman è uno di questi, uno che tenta di conciliare la classica e un po' stantia struttura della fiaba con le richieste dell'epoca attuale, senza rinunciare a quei voli immaginari che sono il cuore pulsante di ogni storia che mira a far sognare.

E come tutte le migliori fiabe che si rispettino, Stardust riesce proprio in quell'incanto di far vibrare i nostri sogni, offrendo un viaggio mozzafiato in uno spazio e un tempo magici, chiedendo in cambio solo il piccolo sforzo di uno sguardo puro nel quale riflettere le proprie storie d'amore e coraggio, di magia e passione. A noi è arrivata prima sottoforma di libro, scritto da Gaiman ed accompagnato dalle illustrazioni di Charles Vess, per poi approdare oggi al cinema dopo le resistenze iniziali del suo autore. Il grande schermo torna quindi a pullulare di figure mitiche (il Re, la strega, i pirati, oltre naturalmente al più classico dei giovani eroi) e nobili sentimenti, ma il tutto è impreziosito da un inedito umorismo british che dà calore e colore ad una storia altrimenti simile a tante altre. La storia di Stardust è quella di un villaggio inglese dove gli umani sono separati dal mondo magico da un muro che divide (come tutti i muri eretti nella storia dell'uomo) i normali dai presunti diversi, dal nemico. Ma quando un giovane decide di oltrepassare il limite, i due mondi vengono finalmente a contatto e da qui nasce nuova vita, nuove avventure da raccontare, oltre a quell'immancabile storia d'amore che da sempre è il motore pulsante di ogni storia.

E dato che nel mondo delle fiabe tutto è possibile, capita anche che una stella cadente raggiungendo la Terra si trasformi in una meravigliosa fanciulla dalla lunga chioma bionda, immediatamente in pericolo perché il suo cuore può regalare la giovinezza eterna a chi lo possiede ed è perciò obiettivo di un gruppo di vecchie ed infide streghe in cerca di immortalità ad ogni costo. Nello stesso tempo il magico Regno di Stormhold perde il suo sovrano, facendo così innescare perciò una lotta fratricida tra i suoi figli per l'incoronazione del nuovo re. I fratelli si uccidono tra di loro per guadagnare il trono e il fantasma di chi muore resta accanto a chi è ancora in vita per assistere al trionfo dell'ultimo sopravvissuto. Eppure c'è un ragazzo che scombinerà sia i piani malefici delle streghe che quelli arrivisti dei principi in lotta fra loro, proteggendo la bionda stella e arrivando a comprendere quello che giace nel profondo del proprio cuore. I buoni sentimenti per una volta si accompagnano ad una serie di prepotenze ed omicidi brutali che rendono la visione più gustosa e poco politically correct che non fa di Stardust il classico film per famiglie.

Non si può certo dire infatti che Stardust si rivolga a quel pubblico più giovane che di solito è il target privilegiato di questo tipo di operazioni, che anzi potrebbe risultare facilmente impressionato dalla sequela di morti che si susseguono durante il film, con sgozzamenti ed uccisioni spietate, anche se non viene mostrata neanche una goccia di sangue se non quello blu (quindi cartoonistico e perciò inoffensivo) di uno dei principi in lotta per il trono al quale viene tagliata la gola. Il film ha la sua carta vincente in una sceneggiatura ben equilibrata che riesce a dosare al meglio i propri elementi, puntando tutto su un umorismo tipicamente britannico che dà vita a battute e siparietti irresistibili che conquistano poco a poco lo spettatore. E finalmente qui non ci sono cattivi che si redimono alla fine, ma che anzi si prendono gioco del pubblico per poi rivelare tutta la propria meschinità fino in fondo. Mattatori indiscussi sono la perfida strega Michelle Pfeiffer e l'istrionico pirata Robert De Niro, due personaggi terribilmente geniali. La Pfeiffer rappresenta il lato più drammatico della vecchiaia, quello che vorrebbe disperatamente recuperare l'elisir di lunga vita per far sparire rughe e dolori dal proprio corpo. La ricerca della gioventù perduta nel cuore della stella diventa perciò l'ultima possibilità di sopravvivenza e la sua caccia spietata ha quindi contorni più intelligibili. Il personaggio di De Niro è un pirata terribile che nasconde un segreto di piume e paillettes, tenta di reprimere il proprio animo gentile per farsi amare dalla sua truppa, senza sapere che i suoi compagni sono più aperti e comprensivi di quanto possano sembrare.

Il viaggio di Stardust è comandato dalle acrobazie registiche di Matthew Vaughn, produttore dei film d'azione di Guy Ritchie e regista di The Pusher, che abbraccia il punto di vista delle stelle ed offre scorribande aeree nei cieli e negli spazi magici di Stormhold che sono un'autentica delizia. Sia ben chiaro: a parte il felice innesto dello humor britannico e cattivi che per una volta non trovano redenzione, Stardust non offre nulla di particolarmente originale e si risolve in un happy ending che è la sublimazione del classico messaggio del "va' dove ti porta il cuore". Così come alquanto spartani sono gli effetti speciali ancora lontanissimi dall'eccellenza americana. Eppure il film di Vaughn conserva intatta tutta la magia della fiaba, incanta con la luminosità delle sue stelle e sa divertire e far sognare regalandoci due ore di autentico intrattenimento. Ci sembrerebbe così volgare chiedere di più.