Manuale d'amore 2, istruzioni per l'uso di Veronesi e cast

Alla conferenza di presentazione dell'atteso seguito Giovanni Veronesi, circondato dagli interpreti, annuncia che i 'Manuali' saranno cinque.

Sarà distribuito venerdì 19 gennaio, in ben 750 copie, il nuovo film di Giovanni Veronesi dedicato al sentimento più nobile, due anni dopo il grande successo del primo Manuale d'amore. Quattro nuovi episodi per riflettere, col sorriso sulle labbra, sulle avventure amorose di altrettante coppie-simbolo dell'Italia di oggi. Gli argomenti trattati in Manuale d'amore 2 - Capitoli successivi vanno dai matrimoni gay alle pulsioni sessuali di un giovane paraplegico, dalla fecondazione assistita alla passione che scoppia tra un cinquantenne e una donna più giovane. Alla presentazione stampa c'è il cast al completo, fatta eccezione per la diva Monica Bellucci, e naturalmente il regista Veronesi, che tiene a dedicare il suo film a Francesco Nuti.

Giovanni Veronesi, com'è stato dirigere il seguito di un film di così grande successo come Manuale d'amore?

Giovanni Veronesi: Manuale d'amore 2 è da considerare il secondo pezzo di un "pentalogo sull'amore" che ho in mente di fare e colgo l'occasione per ringraziare De Laurentiis per la fiducia che ha riposto in me e in un progetto così ambizioso. Questo film poteva essere fatto solo oggi, a differenza del primo, perché due dei quattro episodi che lo compongono sono calati totalmente nella realtà sociale odierna. Forse questo film è più un "manuale" rispetto al primo, che affrontava temi più comuni. Per la prima volta mi sono interessato di argomenti che non conoscevo, come la fecondazione assistita e i matrimoni gay, cercando così di stimolare l'interesse delle persone su questi temi che probabilmente la maggior parte di noi non riesce a comprendere perché non ha imparato ancora a conoscerli. Molta gente non ha idea delle sofferenze, del calvario di una donna che ricorre alla fecondazione assistita. Per quel che riguarda i matrimoni gay, invece, avevo paura di esagerare da una parte o dall'altra, perché è un argomento molto delicato. Gli altri due episodi del film sono più popolari, anche se riguardano sempre il nostro vivere quotidiano. Il primo è incentrato su un ragazzo handicappato e sulla sua sessualità. Per questa storia sono stato ispirato da un mio amico che mi ha spiegato che spesso la gente non considera il fatto che anche le persone handicappate hanno una sessualità. Per me era molto importante affrontare questo argomento, spostando l'ottica verso l'ironia. L'episodio interpretato da Carlo Verdone, invece, è ispirato a qualcuno di cui non si può fare il nome. Mi basti dire che il suo personaggio è quello di un uomo di mezza età che va dietro a una ragazza più giovane.

Quali sono invece gli argomenti che pensa di trattare nei prossimi episodi di questo pentalogo?

Giovanni Veronesi: Io e i miei sceneggiatori eravamo indecisi se concentrarci nel numero 2 della serie sul rapporto genitori/figli, ma poi abbiamo deciso di rimandalo alla prossima volta. Nel naturale andamento di questi cinque film c'era un percorso che partiva dalla base del rapporto canonico d'amore e si spingeva gradualmente oltre. Prima di passare al rapporto genitori/figli avevo bisogno di approfondire ulteriormente l'argomento amore. Con questi film non voglio raccontare la globalità di questo sentimento, ma segmenti che messi insieme costituiranno, per l'appunto, una sorta di manuale d'amore. Il prossimo film sarà quindi composto da tre episodi sullo stesso argomento che è quello citato prima. Per i capitoli successivi poi si vedrà, ma probabilmente parlerò di separazione anche se ci sarebbe molto da dire sull'argomento, ci vorrebbe un Manuale di separazione.

Nel film spesso ci sono personaggi che pensano ad alta voce e sguardi in macchina per rivolgersi al pubblico. Perché queste scelte?

Giovanni Veronesi: La voce pensante e gli sguardi in macchina a volte funzionano e a volte no. Mi piace prendere tutte le potenzialità d'espressione dei personaggi. Lo sguardo in macchina ha un impatto preciso, è la richiesta di complicità da parte del personaggio verso il pubblico, mentre la voce del pensiero è una vita alternativa. Non posso fare a meno di parlare con una persona e pensare a qualcos'altro e il cinema mi da la possibilità di farlo.

Carlo Verdone, come è stato tornare a farsi dirigere da Veronesi?

Carlo Verdone: Non è un problema farsi dirigere da Giovanni. Siamo diventati molto amici, abbiamo la stessa ironia e riusciamo a cogliere gli stessi dettagli. Mi sono affidato a lui totalmente, anche se abbiamo avuto un piccolo, ma unico, momento di defaillance, nella scena finale, che io avevo impostato in un certo modo e lui voleva io facessi in maniera completamente diversa. Mi chiedeva più slancio, più energia, mentre io avevo interpretato quella scena come più intima, anche malinconica, ma devo dire che alla fine aveva ragione lui. Veronesi ha il grande merito di saper amalgamare il gruppo; così facendo nessuno si sente in competizione con gli altri.

A chi si è ispirato per il suo ruolo?

Carlo Verdone: Beh, mi sono ispirato alla realtà. Non è la prima volta che si racconta di un uomo maturo che si innamora di una ragazza giovane. Io conosco tante coppie che stanno insieme nonostante un grande scarto d'età e funzionano benissimo. Piuttosto, sono contento di essere tornato a interpretare un personaggio proletario, visti i ruoli da borghese in cui mi sono calato nei miei ultimi film.

Fabio Volo, lei è il protagonista dell'episodio sulla fecondazione assistita. Com'è stato fare da supporto per questa moglie alle prese col desiderio di maternità?

Fabio Volo: Non sono molto preparato sull'amore e mi da sempre malinconia incontrare coppie sposate, ma sono contento di interpretare questi ruoli, come quello di Casomai, perché non faccio altro che convincermi una volta di più delle mie tesi. Qualche anno fa avevo il desiderio di paternità e mettevo nel lettore un CD col pianto di un bambino che suonasse alle 4 e mezza di notte. Mi svegliavo e sentivo il pianto di questo bambino. Dopo 3 o 4 volte ho capito che non ero ancora pronto ad una cosa del genere. Scherzi a parte, è stato divertente affrontare quest'argomento in forma di commedia e confrontarmi con questa donna con continui sbalzi d'umore.

Barbora Bobulova, con questo film si allontana dai ruoli drammatici in cui siamo abituata a vederla. E' stata difficile il passaggio alla commedia?

Barbora Bobulova: Per fortuna ci sono registi creativi che danno l'opportunità di cimentarsi in ruoli diversi anche a un'attrice abituata a film drammatici. Mi sono accorta che per fare la commedia ci vuole una maggiore padronanza della lingua e più coraggio e prima di girare questo film ero convinta di non avere nessuna delle due cose, ma grazie a Giovanni mi sono sentita molto libera e alla fine penso di aver fatto un buon lavoro.

Giovanni Veronesi: Penso che Barbora sia molto comica, ha dei tempi comici straordinari e per chi fa la commedia lei è un arrivo notevole.

Antonio Albanese e Sergio Rubini interpretano nel film una coppia gay che decide di andare in Spagna per sposarsi. Come avete affrontato questo tema che così grandi dibattiti sta suscitando in Italia ultimamente?

Sergio Rubini: Sono stato molto felice di lavorare con Albanese perché sono un suo grande ammiratore, lo considero un funambolo della recitazione, e ho scoperto che siamo compatibili anche umanamente. Ho avuto la possibilità di calarmi in una realtà sconosciuta, circondata da grandi pregiudizi. Grazie al mio lavoro si può entrare in certe realtà e vivere dal di dentro i loro problemi. Consiglierei a chi ci governa di diventare attori per un momento ed immedesimarsi in queste situazioni per comprendere un po' meglio come stanno le cose.

Antonio Albanese: Ho accettato di interpretare con leggerezza una storia d'amore qualunque, di sviluppare un sentimento d'amore con quel bel guaglione di Rubini. Nella storia di questi due personaggi ci sono alti e bassi, momenti terribili come quello dell'ospedale, e teneri come il matrimonio. Mi divertiva tantissimo questo ruolo perché come attore amo molto cambiare e poi mi sono ritrovato a lavorare con un gruppo molto simpatico che è sempre un grande supporto.

Giovanni Veronesi: Una cosa che mi ha colpito di Albanese è stato che durante la prova costumi mi ha chiesto una maglietta di due misure più piccola. Io non capivo cosa volesse fare, ma quando l'ha indossata mi sono reso conto che già era entrato nel personaggio e trovo che questo significhi essere un grande attore.

Antonio Albanese: In realtà in tutti i miei spettacoli creo da solo i miei vestiti e mi diverto molto a costruire i personaggi. Sentivo questo personaggio un po' trattenuto, intimo nei movimenti e volevo dare quest'idea anche attraverso il suo abbigliamento.

Riccardo Scamarcio, lei è il ragazzo paraplegico che ha un incontro bollente con la Bellucci che è già stato documentato dalle foto che sono circolate un po' di tempo fa sulla stampa. Com'è stata quest'esperienza?

Riccardo Scamarcio: Posso solo dire che lavorare per cinque ore con Monica sulle gambe è molto faticoso. Scherzo, naturalmente. Ho provato a fare un personaggio giovane, un po' ingenuo, a trovare una neutralità e un equilibrio tra la passività fisica e caratteriale e le situazioni comiche. Trovare una leggerezza al personaggio è stata la mia difficoltà maggiore.

Giovanni Veronesi: Per quel che riguarda la scena di sesso con la Bellucci, ho tagliato piccole parti che mi sembravano esagerate per un film come il mio, anche se non c'era nulla di così scandaloso come qualcuno ha insinuato.

Veronesi, nel film c'è anche un piccolo cameo di Fiorello. Come lo ha convinto?

Giovanni Veronesi: Io e Fiorello siamo amici da tanti anni. Lui è ostico nei confronti del cinema perché il cinema è ostico nei suoi confronti, nonostante sia sommerso dalle richieste. Lui fa una parte davvero piccolissima nel film, è stato un regalo personale verso di me e per questo lo ringrazio molto.

Carlo Verdone, cosa può dirci del suo prossimo film da regista?

Carlo Verdone: Sto valutando, insieme ai miei sceneggiatori, la possibilità di fare un film a caratteri, collocati nell'epoca attuale, per vedere quali figli-mostri abbiamo generato. E' un film che nasce dalla voglia del pubblico di vedermi interpretare personaggi particolari, come in passato, ma anche da un mio desiderio di aprire l'armadio, tirare fuori dei vestiti originali e inventarmi nuovi personaggi.