La Guerra del Tiburtino III, Luna Gualano: “Che bello raccontare le sfumature pop della periferia”

La periferia, gli alieni, Attack the Block e il senso di comunità: la regista Luna Gualano, insieme ai protagonisti Antonio Bannò e Sveva Mariani, raccontano La Guerra del Tiburtino III.

La Guerra del Tiburtino III, Luna Gualano: “Che bello raccontare le sfumature pop della periferia”

Azione e gentrificazione, sci-fi e senza della comunità, e anche un approccio molto pop e genuino, tra la periferia e un mondo alieno. Ecco La Guerra del Tiburtino III, opera terza di Luna Gualano (e riprende alcune tematiche metaforiche del precedente film, Go Home - A casa Loro) presentata in anteprima ad Alice nella Città (e al cinema dal 2 novembre). Pretesto fantascientifico, tinte da black comedy, in una folle spremuta in cui si incontrano diversi filoni, in cui sono gli emarginati i veri protagonisti.

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La regista, Luna Gualano

La storia è quella del blocco romano del Tiburtino III, periferia est di Roma, invasa da un esercito di larve aliene, che si impossessano degli abitanti del posto, decisi ad alzare delle barricate. Nessuno esce, nessuno entra. Un fatto strano, che mette in allarme il protagonista, Pinna (Antonio Bannò), spacciatore del posto. Ad aiutarlo, la fashion blogger Lavinia (Sveva Mariani) che, da Roma Nord, si ritrova intrappolata nel quartiere. "In periferia c'è una bella sfumatura umana, ed è bello raccontarla dal punto di vista cinematografica", spiega Luna Gualano a Movieplayer.it.

La Guerra del Tiburtino III: intervista a Luna Gualano, Antonio Bannò, Sveva Mariani

Come detto, la struttura de La guerra del Tiburtino III è molto fresca, sospesa tra ammiccamenti e citazioni. Essi vivono di John Carpenter o L'invasione degli ultracorpi, oppure Attack the Block - Invasione Aliena, cult indipendente del 2011. "Ci sono tante ispirazioni, e sicuramente c'è un richiamo anche in Attack the Block, che adoro. Più che altro, nel mio film c'è la necessità di raccontare un genere che altrove viene prodotto più spesso. Poi, credo che noi siamo il risultato di tutte le nostre visioni passate", prosegue la regista.

Per certi versi, il film, fa parte del filone narrativo post-pandemico: il bisogno di ritrovare il senso di comunità, l'unione che fa la forza, le divisioni e l'auto-isolamento. Diversi temi che si alternano a quelli più leggeri, dando però struttura alla sceneggiatura di Luna Gualano, scritta insieme a Emiliano Rubbi. "In quartieri come il Tiburtino III, la Pandemia non ha intaccato. Anzi. Ha rafforzato la comunità. Perché dove le istituzioni non arrivano, le persone si organizzano per sopravvivere, e per resistere", ci dice la Gualano.

La gentrificazione moderna

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Paola Calabresi in La guerra del Tiburtino III

Oltre Antonio Bannò e Sveva Mariani, nel cast de La guerra del Tiburtino III ci sono anche Paolo Calabresi e Paola Minaccioni, insieme a Francesca Stangì, Federico Majorana e Aurora Calabresi. Azioni, reazioni, e molte risate. Affidate ad un umorismo volutamente estemporaneo. Come nel caso del personaggio "Celentano". "Il personaggio è ispirato ad un uomo di Foggia, da dove vengo io. C'era questa persona che, per 100 lire, ti cantava una canzone di Celentano. Volevo omaggiarlo, poi era molto divertente. Roberto Fazzioli, che lo interpreta, è stato pazzesco", spiega Luna Gualano.

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Sveva Mariani, Antonio Bannò e Federico Majorana

A proposito di periferia, oggi il centro di Roma si è sensibilmente spostato verso le borgate, territorio perfetto per essere portato al cinema. "Sì, il centro di Roma è diventato per i turisti", dice Antonio Bannò "Pensiamo a Castel Sant'Angelo, che faranno pedonale. È bello, ma come fa chi ci vive? La gente, dunque, tende a spostarsi. Come per il Pigneto, San Lorenzo, Tor Pignattara...". "Andiamo alla riscoperta di nuovi luoghi, anche verso quartieri che non conosciamo", conclude invece Sveva Mariani.