La colonna sonora di Spider-Man 2

Per chi ama un rock innocuo fatto di intro di facile presa che lascino facilmente spazio a strofa orecchiabile, ritornello da stadio e bridge con attacco di chitarra, in pratica la struttura canonica easy rock.

Un po' plastificate le scelte musicali dedite ad accompagnare le nuove gesta di uno dei più celebri supereroi della fumettistica di tutti i tempi.
L'Uomo Ragno continua a volare da un lampione alla facciata di un grattacielo con l'ausilio delle collaudate ragnatele autoprodotte e non sbaglia un colpo, riuscendo puntualmente a sconfiggere il bruto di turno.

Spider-Man 2 (il film) ha avuto un'ottima accoglienza sia di critica che di pubblico, ma con l'accompagnamento sonoro si poteva e doveva osare qualcosina di più, dato il fatto che si è puntato su nomi di richiamo con particolare attenzione ad alcuni best-seller dell'ultim'ora quali Maroon 5, Jet e Hoobastank.
Una pratica già utilizzata nel primo Spider-Man quando il tema portante (il supergettonato Hero) venne affidato a Chad Kroeger fresco del successo ottenuto dai suoi Nickelback con How You Remind Me, ed accanto a lui figuravano alcuni fra i nomi più hot del momento quali Strokes, Hives, Sum 41, Macy Gray e Pete Yorn.

Questa volta per aprire le danze sono stati scelti i Dashboard Cofessionals, cult band negli States ma pressoché anonimi da noi: non sarà certamente Vindicated a farli decollare sul mercato italiano, il pezzo si perde dopo una partenza decisa anche se un po' dejà-vu.
Seguono i Train, dove ci ritroviamo su territori più da classifica e troppo Ordinary (permettete il giochino col titolo), e gli Hoobastank che con The Reason hanno conquistato le hit di quasi tutti i paesi occidentali, Did You li mostra in un'ottica un tantino più spregiudicata, fossero usciti un paio d'anni fa sarebbero stati frettolosamente catalogati come post grunge, oggi sono più attendibili perché più lontani temporalmente da un fenomeno ormai distante, archiviato e praticamente senza più protagonisti attivi (sembra incredibile ma Ten è uscito 13 anni fa...).

Altro fenomeno caldo è quello dei garage rockers australiani Jet, autori di uno degli esordi più brillanti degli ultimi anni, quel Get Born che è riuscito a mettere d'accordo quasi tutti, dagli amanti delle ballate ai nostalgici delle chitarrone rotolanti, dagli incurabili Brit Poppers ai fedelissimi dei Beatles; Hold On non era compresa in quel disco ma ne ricalca pedissequamente le atmosfere più softy, vicine a quelle del nuovo singolo Look What You've Done.

Il leader degli Ours Jimmy Gnecco ottimizza invece la possibilità di essere accompagnato niente poco di meno che dalla chitarra di Brian May, e sono brividi perché si ha davvero la mezza impressione di essere al cospetto di una ballatona Queen-style.

Altro esordio fulminante è stato quello dei Maroon 5, il loro Songs About Jane resiste nei primi posti delle classifiche di mezzo mondo grazie soprattutto all'effetto traino di This Love, ma Woman sembra cantata da Jamiroquai...

Spingono molto di più i Lostprophets, altra band che da parecchi mesi fa furore oltre manica, grazie a Lucky You si aggiudicano la palma per miglior traccia del disco.
Momenti di gloria anche per Yellowcard, Taking Back Sunday, Midtown, Smile Empty Soul, Ataris e Ana.
Chiudono le due suites non indimenticabili firmate da Danny Elfman.
Plastificato sì, ma alla fin fine non è poi così malaccio questo disco, soprattutto se amate un rock innocuo fatto di intro di facile presa che lascino facilmente spazio a strofa orecchiabile, ritornello da stadio e bridge con attacco di chitarra, in pratica la struttura canonica easy rock.

Non tutti si troveranno d'accordo per la mancata inclusione di Bublé: troppo jazzy per questa raccolta?