Recensione Forever Enthralled (2008)

Il film di Chen Kaige si propone come potente affresco che sfrutta la forma del biopic per narrare cinquant'anni di storia cinese a partire dall'inizio del ventesimo secolo, quando il piccolo Mei muove i primi passi nel mondo dell'arte drammatica e del canto, fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, e con essa dell'occupazione giapponese della Cina.

L'eterna fascinazione dell'Opera di Pechino

Chen Kaige torna ad affrontare un tema che gli sta particolarmente a cuore, quello della storia dell'Opera di Pechino, affascinante forma d'arte tipicamente cinese che mescola pantomima, musica, canto e danza già immortalata nel 1993 nello splendido Addio mia concubina. In Forever Enthralled è ancora una volta protagonista uno dei più noti attori dell'Opera, Mei Lanfang, divenuto celebre per il suo falsetto e per le movenze delicate che per anni alimentarono il mito dell'ambiguità sessuale dell'attore. Il film di Chen Kaige vuole proporsi come potente affresco che sfrutta la forma del biopic per narrare cinquant'anni di storia cinese a partire dall'inizio del ventesimo secolo, quando il piccolo Mei muove i primi passi nel mondo dell'arte drammatica e del canto osteggiato da uno zio che vorrebbe per lui una carriera diversa, fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, e con essa dell'occupazione giapponese della Cina, evento che segna il ritorno di Mei sulle scene. Nonostante l'argomento potenzialmente denso di suggestioni e la cura formale che traspare nella ricostruzione delle performance degli artisti sul palcoscenico dove vengono svelati i segreti dell'arte dell'opera, Forever Enthralled è un film che non decolla mai. A una lunghezza importante non corrisponde una forza espressiva che renda necessaria tale durata e il film procede per lo più per inerzia senza mai avvincere lo spettatore.

Mentre i due protagonisti di Addio mia concubina vivevano una storia d'amore e d'amicizia poetica e straziante in una pellicola costellata di scene che colpivano al cuore lo spettatore per l'urgenza narrativa che trapelava dalla materia narrata, in particolare per la verità con cui veniva fotografato il tema dell'omosessualità nella Cina dell'epoca, Forever Enthralled risulta per gran parte della visione freddo e piatto. Il personaggio di Mei Lanfang, che dovrebbe fungere da fulcro del film, non riesce mai a elevarsi dal contesto generale risultando a più riprese scialbo e incolore e la colpa, più che all'interpretazione misurata di Leon Lai, va attribuita a una regia e a una sceneggiatura che non sembrano in grado di valorizzarlo adeguatamente così come avevano fatto in precedenza con le straordinarie maschere tragiche di Shitou e Douzi in Addio mia concubina. Figura silenziosa e passiva che attraversa in punta di piedi le varie epoche senza mai distinguersi o mostrare qualità diverse dal talento artistico di performer dell'Opera, almeno fino al guizzo finale che lo vede farsi carico della propria responsabilità di personaggio pubblico di fronte al proprio paese nel momento in cui rifiuta di esibirsi per l'esercito giapponese, alla lunga il personaggio di Mei Lanfang risulta molto meno interessante di quelli dei suoi due più stretti collaboratori e delle figure femminili che lo affiancano nel privato. Tra queste spicca prevedibilmente la star cinese Zhang Ziyi nei panni di una delle prime cantanti d'opera femminili, personaggio cinico e testardo che senza dubbio si eleva dalla piattezza generale della narrazione, ma il cui personaggio risulta decisamente sbilanciato e fuori contesto a causa di una recitazione aggressiva e sopra le righe più adeguata a un wuxia che al compassato biopic.
Alla fine della visione il bilancio di ciò che abbiamo visto non può che lascarci l'amaro in bocca. La materia di per sé estremamente suggestiva e le potenzialità registiche che Kaige ha dimostrato in precedenza avrebbero potuto farci sperare in un nuovo capolavoro, ma da qualche anno a questa parte il regista cinese sembra non essere più in grado di raggiungere le vette narrative del passato e Forever Enthralled si aggiunge alla massa di pellicole esteticamente corrette e pretenziose, ma prive di anima. Dal punto di vista di chi scrive una grande occasione sprecata.

Movieplayer.it

2.0/5